Grande retorica sulla nostra Carta, «la più bella del mondo». Però, poi, quando si tratta di applicarla, si fa di tutto per tradirla. Come su omofobia e scuola
Caro direttore, come sempre, il 25 aprile ha offerto l’occasione a tanti per fare riferimento alla nostra “Costituzione nata dalla Resistenza”. Il binomio Costituzione/Resistenza appare più che mai inscindibile ed è quindi inevitabile magnificare la nostra costituzione nel giorno che ricorda la liberazione. E fin qui tutto bene.
Il problema è che molti esaltatori della “Costituzione più bella del mondo” sono anche traditori della Costituzione stessa. La esaltano, ma nel contempo la contraddicono e la violano, almeno a parole. Faccio alcuni esempi.
Ddl Zan «liberticida»
In questi giorni la Cei ha pubblicato un documento, peraltro molto prudente, con riferimento al dibattito che è stato ripreso, in Senato, sul ddl Zan, quello, per intenderci, che vorrebbe introdurre nel nostro Paese il reato (indefinibile) di “omofobia”. La Cei, nel riprendere il suo precedente comunicato del 10 giugno 2020 (con il quale qualificava come «liberticida» l’eventuale legge Zan), ha scritto cose lapalissiane quando ha affermato che «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna».
Inoltre, con estrema chiarezza, la Cei così si è espressa: «Sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna».
Affermazione non solo aderente alla realtà della storia umana, ma anche coerente con quanto affermato dall’articolo 29 della Costituzione: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
La famiglia secondo la Costituzione
Ebbene, la solita Monica Cirinnà (quella parlamentare che si è fatta fotografare accanto ad una scritta che diceva: «Dio Patria e Famiglia, che vita di merda» – fatemi usare questo termine che usa anche Dante a proposito degli adulatori), benché sia tra le adoratrici della Costituzione, ha criticato le parole della Cei, affermando che non c’è un solo tipo di famiglia.
Questa espressione costituisce una evidente offesa alla Costituzione, la quale, piaccia o non piaccia, prevede un solo tipo di famiglia, quello previsto, appunto, dall’articolo 29. Ma l’affermazione della Cirinnà costituisce anche una palese falsità, perché il nostro ordinamento legislativo non prevede altri tipi di famiglia.
La legge che porta il nome della Cirinnà non prevede un altro tipo di famiglia, ma si limita a regolamentare i casi delle unioni civili (così si esprime la legge). Con le sue parole, la Cirinnà tradisce in modo chiaro la Costituzione.
L’articolo 3 della Carta
Tutta la sinistra attualmente presente in Parlamento, normalmente magnificatrice della Costituzione, sta cercando di far passare in questa legislatura il ddl Zan, anche se lo stesso contiene almeno due motivi di incostituzionalità.
Il primo fa riferimento all’articolo 3, quello, famoso, che sancisce l’assoluta uguaglianza tra tutti i cittadini, «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
L’eventuale legge Zan sarebbe incostituzionale sotto questo profilo perché finisce con il creare una “categoria” speciale, tutelata in modo speciale, anche se già oggi esistono tutte le leggi che tutelano i cittadini contro ogni atto di violenza (anche verbale) , anche se commessa contro persone legate al mondo Lgbt.
Zan e compagni vogliono una legge assolutamente inutile e per di più contraria ad uno degli articoli principali della nostra legge fondamentale.
Libertà di pensiero
Ma c’è di più: la legge voluta dalla sinistra viola un altro fondamentale articolo, il 21, il quale afferma che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
Ebbene il ddl Zan è proprio liberticida, perché, in pratica, vieterebbe ogni corretta espressione di un pensiero diverso da quello proclamato dal mondo Lgbt. Ogni espressione “diversa” potrà essere bollata di “omofobia” e quindi potrebbe portare ciascun cittadino al processo penale ed alla galera. Questo vorrebbero alcuni sacerdoti della nostra Costituzione!
I sacerdoti cattolici, invece, dovrebbero preoccuparsi molto, perché la proposta Zan finirebbe con l’inibire loro la professione pubblica di parti importanti della dottrina della Chiesa.
La scuola libera
Ci sono, poi, gli smemorati della Costituzione, coloro che ne ricordano solo alcuni articoli, quelli che interessano a loro. Per esempio, in tema di libertà di educazione, questi smemorati ricordano solo una parte dell’articolo 33 della costituzione, quella, famosa, che si esprime con «senza oneri per lo Stato».
Costoro, però, dimenticano l’articolo 30, quello che riconosce il diritto all’educazione solo ai genitori. Così, per settanta anni le scuole non statali hanno avuto solo contributi irrisori dallo Stato, perché si è dimenticato che la titolare del diritto è la famiglia e non altro.
Stranamente, le famiglie stesse non fanno valere il loro sacrosanto diritto e così si rassegnano a pagare anche grosse rette se vogliono iscrivere i propri figli ad una scuola paritaria. In tal modo i “poveri”, di cui anche tanti cattolici si riempiono la bocca, non potranno mai far frequentare ai figli la scuola che preferirebbero. Situazione scandalosa!
Forse qualcosa si muove. Recentemente il “Family Day” ha pubblicato un libretto significativamente intitolato La libertà di educazione è della famiglia. Speriamo che contribuisca ad aprire nuove strade.
La Costituzione violata
Ho fatto solo alcuni esempi per cercare di smascherare i finti adoratori della Costituzione, che dobbiamo cercare di applicare nel suo complesso e non solo in ciò che coincide con il proprio pensiero unilaterale.
E mi chiedo anche: dove sono i “custodi” della nostra Costituzione? Li vedo molto silenziosi; o, meglio, sembrano parlare solo in una certa direzione. Ma su tutti coloro che palesemente violano gli articoli 3, 21, 29, 30 non c’è proprio nulla da dire?
Fonte:Peppino Zola | Tempi.it