Esperimento su Facebook: la funzione «preghiere»
— 14 Maggio 2021
— pubblicato da Redazione. —
Facebook sta testando una funzione “post di preghiere”. La notizia, segnalatami dalla collega Daniela Sala, sta rimbalzando sui siti religiosi statunitensi dal 21 aprile, quando ne ha parlato il “Religion News Service” ( bit.ly/3htBhnj ), mentre in Europa l’hanno ripresa, qualche giorno dopo, fonti altrettanto affidabili come il portale tedesco “Katholisch.de” ( bit.ly/3yaEfCM ) e l’agenzia austriaca “Kathpress”, entrambi vicini alle rispettive Conferenze episcopali. La nuova funzione permetterà ai membri di un gruppo di Facebook di richiedere preghiere e di aderire alle richieste di altri, facendolo sapere ai richiedenti e/o interagendo con loro attraverso le consuete modalità (reazioni, commenti, condivisioni). Di più non si può dire, finché la sperimentazione, circoscritta agli Stati Uniti e a una porzione di utenti selezionati da Facebook stesso, non sarà finita. L’idea, ha dichiarato un portavoce del social network, è nata considerando le migliaia di modi attraverso i quali gli utenti si sono collegati tra loro durante il distanziamento imposto dalla pandemia da Covid-19; in particolare, nel corso della Settimana Santa del 2020, c’è stato un enorme incremento di videochiamate su Messenger e di consultazione di pagine religiose e spirituali. Dal canto suo la pastora Nona Jones, che lavora per il social network, in qualità di esperta dei rapporti tra fede e tecnologia, ha ribadito che per le persone di fede e per le loro comunità l’anno appena trascorso è stato davvero devastante. Ha anche aggiunto, a proposito della nuova funzione, che la più grande comunità del mondo, la comunità dei credenti, non poteva restare estranea alla “mission” di Facebook: «Dare alle persone il potere di costruire comunità». Che la pandemia abbia suggerito l’inserimento della funzione “preghiere” sul più popolare social network è una notizia significativa e forse anche buona. Che questo rientri nella sua “mission”, viceversa, è piuttosto inquietante. Staremo a vedere.
Fonte: Guido MOCCELIN | Avvenire.it
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