Scene blasfeme al Verona Pride. Siamo sicuri che il giudice di turno applicherebbe la legge Zan verso “l’orgoglio” Lgbtq? Meglio non saperlo e affidarsi al codice penale
Non solo non era necessario aprire il corteo del gay pride a Roma con un Cristo avvolto nella bandiera arcobaleno, con tanto di corona di spine e stimmate colorate di rosso. Era sbagliato, e non solo moralmente sbagliato e ingiusto. Perché chi chiede a squarciagola rispetto, e ha tutta la possibilità di esprimersi nei media e nelle piazze, è tenuto allo stesso rispetto. E non è solo questione di buona educazione. Quella conta, soprattutto per quei big della politica (big è un eufemismo, diciamo “capi” nominati) che si mettono in testa alle manifestazioni di comodo.
C’è però un articolo della tanto osannata Costituzione, quella su cui giuriamo, che regola i rapporti con la Chiesa cattolica. Oppure oltre al Concordato, sotto la spinta di qualche rapper milionario, si vuole cambiare anche la Costituzione, che cita espressamente i Patti Lateranensi poi rimodulati nell’84? Buttiamo anche il codice penale, che sanziona in maniera specifica le offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone, ovvero manifestazioni di disprezzo verbale rivolte a determinati soggetti attraverso insulti, vessazioni o commenti disprezzanti, pena aumentata se la vittima del vilipendio è un ministro di culto o in caso di bestemmia. Ed è bestemmia sbeffeggiare Gesù, insultare il papa, i vescovi, e in questi giorni ne abbiamo viste di tutti i colori, anche oltre l’arcobaleno, con tendenza al torbido e al marcio.
Il Verona pride si è sbizzarrito in un’iniziativa definita “goliardica” da giornalisti di buona volontà. Manifesti con tanto di wanted da postare on line, per mettere alla berlina i bisognosi di un vaccino speciale antiomofobia, dal vescovo della città al sindaco, perfino a quella generosa consigliera Pd che è stata estromessa dal partito per le sue convinzioni antiabortiste.
A proposito di libertà. Le locandine, piene di spirito, che si sa, come l’intelligenza è appannaggio solo dei progressisti di qualsiasi risma, contengono anche la mail privata dei soggetti indicati. Sarà una reazione becera e dettata da fobie pericolosissime, ma vorrei chiedere se identiche trovate d’ingegno sarebbero senza timore messe in pratica verso qualche imam, per non dire della raffigurazione oscena del Profeta. Com’è noto i suoi fedeli sono particolarmente aperti nei confronti del mondo Lgbt.
Sempre comodo attaccare chi, per scelta, risponde con la misericordia. Tuttavia, candidi come colombe e astuti come serpenti, dicevano i testi sacri prima che venissero aboliti. E un po’ di sana indignazione ed astuzia pedagogica ci vorrebbe. Proviamo a denunciare, e vediamo che succede. Il ddl Zan potrebbe, nel solerte lavoro dei magistrati più zelanti, portare all’incriminazione di sacerdoti dal pulpito, insegnanti nelle scuole cattoliche, catechisti eccetera. Non è iperbole, è realtà: a Enrico Letta che ne magnifica la scrittura, ricordiamo i vescovi sotto processo in Spagna e non solo, sulla base di reati regolati da leggi simili. E allora, varrà il contrario? La nostra denuncia dei buontemponi veronesi, o dei cafoni romani, porterebbe un solo giudice in Italia a comminare un’ammenda? Credo di no.
Dunque, la libertà viene richiesta a gran voce soltanto in alcuni casi. La mia libertà di credere e onorare la mia fede e i suoi simboli non è affatto tenuta in considerazione, in uno Stato laico. Bel concetto di laicità. E bisognerebbe tacere, per amor di pace? La pace si costruisce sulla giustizia e sulla verità.
Fonte: Monica MONDO | IlSussidiario.net