Come dimostrato dall’incontro al Senato la norma anti-omofobia è un concentrato di articoli che cozzano con la logica e la nostra Carta.
Caro direttore, come ha ottimamente riferito Caterina Giojelli su Tempi, è stata di grande livello (forse persino troppo grande per il livello medio culturale di tanti parlamentari) l’iniziativa svoltasi in Senato lo scorso 1 luglio, per impulso di una settantina di associazioni, coordinate con saggezza da Domenico Menorello. In tale occasione, sono state elencate, con grande e serena competenza, le ragioni per le quali il ddl Zan contiene un mucchio di norme non solo illiberali, ma anche incostituzionali.
Vorrei, brevemente, riprendere due aspetti che mi hanno colpito e che riguardano altrettante conseguenze pratiche che deriverebbero da questo insensato e liberticida ddl.
Eterofobi e cristianofobi
Il primo aspetto si riferisce a quanto detto, con estrema chiarezza, da Luca Ricolfi, quando ha sottolineato quanto sia pernicioso legiferare con riferimento a “specifiche” categorie di cittadini e non per tutelare la persona in quanto tale, come fa, del resto, la nostra Costituzione.
In questo senso, Ricolfi critica anche la c.d. legge Mancino, che è all’origine delle iniziativa di Zan: infatti, tale legge si riferisce a chi viene offeso per ragioni di razzismo, individuando così una particolare categoria di cittadini offesi. Esattamente come prevede il ddl Zan, che crea una categoria particolare di cittadini, quelli appartenenti al mondo Lgbt. Ma se questa è la strada che il legislatore vuole percorrere, allora, fin da subito, occorre, paradossalmente, prevedere altre due categorie da difendere, visti come si sono comportati, ancora prima dell’entrata in vigore del ddl Zan, molti dei partecipanti ai vari “gay pride” tenutisi questi giorni (a Milano alla presenza del divisivo sindaco Sala).
In tali occasioni, infatti, sono stati palesemente oltraggiati e offesi sia gli “eterosessuali” sia i “cristiani” cattolici. Allora, per difendere i cittadini dagli attacchi del mondo Lgbt, il ddl Zan dovrebbe condannare in modo specifico anche ogni attacco alle persone eterosessuali ed alle persone cattoliche, creando, per coerenza ed in ossequio all’articolo 3 della Costituzione, le categorie degli “eterofobi” e quella dei “cristianofobi”.
Tutto assurdo, ma l’on. Zan dovrebbe pensarci seriamente se volesse essere, ripeto, coerente. Come dovrebbero pensarci tanti cattolici di formazione cattolica e democratica, come, ad esempio, Letta e Renzi. Sinceramente, non riesco a capire come persone formatesi in base al personalismo cristiano possano accettare acriticamente un ddl contrario alla loro cultura (a meno che non abbiano ancora letto integralmente il ddl). La verità, comunque, è che il ddl Zan dovrebbe essere semplicemente ritirato.
Il ddl Zan è anticostituzionale
La seconda osservazione deriva dal fatto che un’analisi seria del ddl ha dimostrato, durante l’iniziativa in Senato e soprattutto per le parole precisissime di Alberto Gambino, che il ddl Zan è anticostituzionale sotto molti profili.
Caterina Giojelli ha citato questi articoli della Costituzione: 21 (libertà di pensiero), 9 (ricerca scientifica), 33 (libertà della scienza), 30 (diritto della famiglia e solo della famiglia all’educazione dei figli), 7 (libertà della Chiesa cattolica).
In miei precedenti interventi su questo tema, avevo segnalato che il ddl Zan violerebbe la Costituzione anche sulla base dell’articolo 3 (principio di uguaglianza), dell’articolo 29 (definisce la famiglia come “società naturale”), dell’articolo 18 (libertà di associazione), dell’articolo 51, che, pur trattando di un’altra materia, usa questa espressione “tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso”.
Ma, allora, mi chiedo: a fronte di una eventuale legge così clamorosamente e grossolanamente anticostituzionale, come potrebbe il Capo dello Stato apporvi la propria firma per la promulgazione? Se lo facesse, non verrebbe meno al proprio fondamentale compito di essere “garante della Costituzione”? È lecito tacere su tutto questo?
Fonte: Peppino Zola | Tempi.it