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Il padre, formidabile antidoto a disagi e crimini

Un intervento sul Washington Examiner richiama l’attenzione sul ruolo del padre che è determinante per la disciplina e il successo dei figli. E studi solidi sottolineano l’importanza della figura paterna e quindi di un matrimonio stabile nel ridurre tassi di suicidio, droghe, abbandoni scolastici e disturbi vari tra i giovani. Cosa aspetta la politica a prenderne atto e invertire la rotta?

Come contrastare in modo efficace e, soprattutto, durevole i disordini sociali e la violenza urbana? La domanda è di stretta attualità negli Stati Uniti dove, come noto, ciclicamente quartieri e strade diventano teatro di proteste e scontri anche drammatici con la polizia, aggravando preesistenti problemi di criminalità e delinquenza giovanile. Ebbene, a sorpresa uno dei rimedi che iniziano ad essere sottolineati con forza è quello della riscoperta del ruolo del padre e dell’importanza del matrimonio e della famiglia, intesa come unione stabile tra padre e madre di giovani che rischiano meno di altri di crescere sulla strada.

A richiamare l’attenzione sul padre sono in particolare stati, sul sito conservatore Washington Examiner, Ellen Sauerbrey – già responsabile dello State Department’s Bureau of Population, Refugees, and Migration – e Richard E. Vatz, professore alla Towson University. «Può essere politicamente scorretto da dire», hanno sottolineato i due, «ma i padri sono determinanti nel successo dei loro figli. Possono infatti essere una fonte di consigli e disciplina che una madre single, da sola, non può essere. Per troppi ragazzi, le bande sostituiscono i padri scomparsi». Parole incaute? Non sembrerebbe.

Infatti, già 23 anni fa, non qualche fonte di parte bensì il Dipartimento di giustizia degli Usa aveva curato una pubblicazione di un centinaio di pagine – eloquentemente intitolata What Can the Federal Government Do To Decrease Crime and Revitalize Communities? – in cui si ricordava come fossero riconducibili a ragazzi senza padre il 63% dei suicidi giovanili, il 90% dei giovani senzatetto, l’85% di quelli con disturbi comportamentali, il 71% di quelli reduci da un abbandono scolastico, il 75% di quelli seguiti per motivi legati all’abuso di sostanze. Insomma, là dove c’è una storia difficile, quasi sempre manca il padre.

Per carità, il tema non è nuovo – in Italia era stato magistralmente sollevato, anni fa, dallo psicologo Claudio Risé con il suo Il padre, l’assente inaccettabile (San Paolo 2003) -, ma il fatto che negli Stati Uniti lo portino nuovamente al centro dell’attenzione, ecco, fa pensare. Anche perché, tale richiamo alla figura paterna va di pari passo con quello al matrimonio, a sua volta considerato come formidabile elemento di stabilità sociale e, quindi, di prevenzione del crimine.

Fanno testo, al riguardo, le considerazioni recentemente apparse sul sito dell’Institute for Family Studies, dove si è messo in luce, per cominciare, che la laurea è un titolo di studio notevolmente più comune tra i giovani adulti neri cresciuti dai loro due genitori biologici. Si tratta di un dato solido, che resiste cioè a possibili condizionamenti esterni; infatti, anche tenendo sotto controllo fattori anagrafici (età, sesso) e familiari (come l’istruzione genitoriale), si è visto che le probabilità che i giovani adulti di colore ottengano una laurea sono quasi il 70% più alte se costoro sono stati cresciuti dai loro due genitori.

Ciò è a sua volta il riflesso del fatto che i giovani adulti neri provenienti da famiglie guidate dalla madre e dal padre beneficiano di maggiori probabilità di prosperare a livello educativo rispetto ai giovani adulti neri provenienti da famiglie non intatte. Gli studiosi hanno inoltre osservato che l’associazione della struttura familiare per i bambini bianchi e neri è simile quando si prendono in considerazioni aspetti quali la povertà o il carcere, con l’avere i genitori sposati che abbassa di molto la possibilità di essere reduci o protagonisti di esperienze devianti o delinquenziali.

Insomma, checché se ne dica – e per quanto si possano anche giustamente potenziare i servizi sociali e di assistenza alle situazioni difficili -, la famiglia e il padre davvero si confermano dei formidabili antidoti a crimini, disagi e violenza. Questo riportano i dati raccolti negli Usa, che paiono difficilmente smentibili, se non altro per l’ampiezza dei campioni da cui sono tratti. Di qui un dubbio: che si sta aspettando, oltre a puntare sui sussidi e gli aiuti (che pure sono tema sacrosanto), a chiedere che le istituzioni e la politica tornino a valorizzare la stabilità coniugale e familiare? Dopo anni di marcia in senso diametralmente opposto – l’ultima perla, lo si ricorderà, è stato il «divorzio breve» -, gli elementi per avviare un ripensamento sul tema, anche in Italia ed Europa, ci sono tutti. Anzi, abbondano.

Fonte: Giuliano GUZZO | LaNuovaBQ.it

 

 

 

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