Intervista ad Herder Korrespondenz del Papa emerito Benedetto XVI, che mette di nuovo in luce la necessità della Chiesa di demondanizzarsi, sebbene ripensi il modo in cui ha usato il termine
È una Chiesa che deve parlare “con il cuore e lo spirio” e che deve “demondanizzarsi”, perché “finché nei testi ufficiali della Chiesa parleranno le funzioni, ma non il cuore e lo Spirito, il mondo continuerà ad allontanarsi dalla fede”. Benedetto XVI torna a parlare, e lo fa rispondendo per iscritto ad una serie di domande inviate dalla rivista Herder Korrespondenz.
Sullo sfondo, il cammino sinodale della Chiesa che è in Germania, con le sue proposte che hanno creato non solo dibattito, ma anche un invito di Papa Francesco a rimanere uniti alla Chiesa”. Ma restano, sullo sfondo, anche i vari problemi che Benedetto XVI aveva affrontato quando era Papa, e che sono emersi con forza durante il suo ultimo viaggio in Germania nel 2011: la necessaria demondanizzazione della Chiesa, la necessità di non far parlare le strutture, ma di far parlare prima la fede, il tema dell’identità cristiana che si perde per uno spirito pragmatico che pensa di doversi adattare al mondo”.
Nelle parole consegnate ad Herder Korrespondenz, in un articolo in cui si ritorna con la memoria al tempo in cui era stato cappellano in una parrocchia di monaco, il Papa emerito sottolinea che ci si attende “una vera e personale testimonianza di fede degli operatori della Chiesa”; critica il fatto che “nelle istituzioni ecclesiali – ospedali, scuole, Caritas – molte persone sono coinvolte in posizioni decisive che non supportano la missione della Chiesa e quindi spesso oscurano la testimonianza di questa istituzione”; nota che “i testi ufficiali della Chiesa in Germania sono in gran parte scritti da persone “per le quali la fede è solo ufficiale”.
Nel suo discorso ai cattolici impegnati nella società tenuto a Friburgo il 25 settembre 2011, Benedetto XVI aveva sottolineato che la Chiesa “per compiere la sua missione, dovrà anche continuamente prendere le distanze dal suo ambiente, dovrà, per così dire, essere distaccata dal mondo”. E ricordò che “le secolarizzazioni infatti – fossero esse l’espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spoglia, per così dire, della sua ricchezza terrena e torna ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena”.
La parola chiave di quel discorso è il concetto di Entweltisierung. Benedetto XVI sottolinea che forse la scelta della parola “che deriva dal vocabolario sviluppato da Heidegger” non era completamente opportuna, perché – spiega – “la parola demondanizzazione indica la parte negativa del movimento che mi interessa, ovvero l’uscita dalla parola e le costrizioni pratiche di un tempo nella libertà di fede” mentre non esprime a sufficienza la parte positiva di quel movimento”.
Il Papa emerito ha anche ricordato che la Chiesa non separa il grano dalla zizzania, e il pesce buono dal pesce cattivo, e dunque “non potrebbe trattarsi di separare il bene dal male, ma piuttosto di separare credenti e non credenti”.
Ancora, Benedetto XVI nota che “La dottrina deve svilupparsi dentro e fuori dalla fede, non starle accanto”.
Fonte: Andrea Gagliarducci | AciStampa.it