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Le risposte alla domanda “Perché devo studiare?”

Se la prima domanda di uno studente al primo giorno di scuola fosse “Perché devo studiare e andare a scuola anche quest’anno?”, non c’è da allarmarsi, visto che è la domanda giusta al posto giusto e al momento opportuno! Non è uno studente svogliato chi pone tale questione, né uno che darà problemi ai docenti e alla famiglia; è uno studente che cerca una risposta fondamentale per affrontare un tempo significativo della propria vita. Merita ascolto attento ed una risposta che non sia “quando sarai grande capirai” o “non sei il primo e non sarai l’ultimo” oppure “studia e basta”.

Certo ci sono alcune risposte utili come “ti servirà per la vita” ed anche “così potrai trovare un lavoro” e persino “chi non sa è schiavo di chi sa di più”. Mi piace, però, l’idea di una risposta graduale che non sia preconfezionata, ma che mostri volta per volta una tappa dell’itinerario facendo già pregustare la meta. È come quando, guardare il cielo stellato in una notte libera dalle nubi, mette nel cuore – anche il più distratto – un desiderio di infinito; è come scartare pian piano un regalo inaspettato; è come guardarsi negli occhi dell’altro e trovare se stessi al primo incontro. Lo studio è amore e odio, sollievo e fatica, certezza ed illusione, creatività e ripetizione; insomma è simile alla vita di ogni giorno, allo sport che maggiormente piace, ad una relazione tra amici o tra innamorati.

Ci vuole passione e qualcuno che faccia appassionare, e solo così le risposte illumineranno la grande domanda iniziale. Per chi, invece, dovesse ritenere troppo leggere ed impalpabili queste riflessioni, per chi considerasse poco concreto e fantasioso tutto ciò, provo a mettere i piedi per terra rispondendo alla domanda dello studente così: «Studia per essere una persona onesta e che esca dalla logica del “così fan tutti”; studia per costruire ponti e non muri tra i popoli; studia per essere l’ingegnere e l’architetto che renderà davvero sicure case, scuole, ospedali, chiese, luoghi e mezzi pubblici, strade; studia perché la giustizia sia uguale per tutti e certa; studia per quel bambino o quella bambina malati che hanno bisogno di un ricercatore appassionato e competente nel campo della medicina; studia per una politica che ricerchi il bene comune al di sopra degli interessi personali; studia per trasformare i rifiuti in qualcosa di utile senza effetti collaterali; studia per proteggere e salvare l’ambiente che consegnerai a chi verrà dopo di te; studia al fine di trasmettere ad altri la bellezza della cultura e del sapere; studia per uscire dalle logiche del possesso nelle relazioni interpersonali ed affettive; studia per sconfiggere la mafia ed ogni forma di delinquenza; studia per “lasciare il mondo più bello di come l’hai trovato”; studia per costruire percorsi di pace possibili tra le nazioni».

A questo punto qual è la risposta più facile, la prima o quest’ultima? Sono entrambe complesse, ma allo stesso tempo appassionanti. Sono chiuse nel cuore della terra fertile che è lo studente, sono conservate nell’acqua ristorante di un insegnante per missione. Il campo è la scuola sulla quale per nove mesi pioverà e sorgerà il sole ogni giorno. Sereno inizio!

Fonte: Marco PAPPALARDO |  InTerris.it

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