L’uragano Ida è stato devastante negli Usa, ma nell’ultimo secolo non c’è stato alcun aumento di eventi estremi avversi. Persino L’Ipcc rivede al ribasso il suo catastrofismo. La Cina invece non si smentisce mai
In un dibattito come quello sui cambiamenti climatici spesso dominato da argomentazioni catastrofiste capita che le notizie positive passino in secondo piano. Le immagini della furia dell’uragano Ida, che si è abbattuto con violenza sugli Stati del Nord-est degli Usa, causando la morte di 40 persone, hanno ovviamente fatto il giro del mondo.
«Tutta colpa dei cambiamenti climatici»
I principali quotidiani hanno anche incolpato i cambiamenti climatici per i danni provocato da Ida scrivendo, come ad esempio ha fatto Repubblica, che
«negli ultimi anni gli uragani sono sempre più violenti anche a causa del riscaldamento globale: hanno più forza perché, visto che la temperatura superficiale sale, i mari immagazzinano più energia. Colpiscono a latitudini sempre più alte perché si sta spostando verso nord la circolazione tropicale. Inoltre negli ultimi anni le tempeste sono più lente e rimangono più a lungo su uno stesso territorio, provocando più danni. Infine, una volta arrivate sulla terraferma non perdono potenza con la stessa velocità che in passato».
Gli uragani non sono in aumento
In realtà, a guardare i dati, le cose stanno diversamente. Come scrive un esperto in materia come Bjorn Lomborg, «contrariamente a quanto si legge, gli uragani non stanno diventando più frequenti. Infatti, la frequenza di arrivo degli uragani negli Stati Uniti è diminuita leggermente dal 1900». È quanto rivela uno studio del 2018 pubblicato dalla Società meteorologica degli Stati Uniti (Ams).
Lo stesso studio dimostra anche che la frequenza con cui si abbattono sugli Usa gli uragani più devastanti (categoria 3 o superiore) è leggermente in calo. Come spiegato da una ricerca uscita su Nature a luglio gli uragani sono in aumento soltanto rispetto all’anomala diminuzione che si è verificata negli anni Sessanta-Ottanta. Rispetto allo standard dell’ultimo secolo, invece, non si notano variazioni.
Che questi uragani causino più danni oggi rispetto a decenni fa, secondo Lomborg, è dovuto al fatto che «molte più persone oggi vivono nelle zone colpite dagli uragani rispetto a prima. Oggi gli uragani causano la perdita dello 0,04% del Pil, ma nel 2100 la perdita sarà limitata allo 0,02% grazie al miglioramento delle infrastrutture».
L’Ipcc è meno catastrofista del solito
Un’altra buona notizia è quella riportata dal Wall Street Journal e ricavata dall’attenta lettura dell’ultimo rapporto dell’Ipcc, la bibbia del catastrofismo climatico. Per la prima volta, infatti, la piattaforma dell’Onu ha “migliorato” le sue previsioni: nel peggiore dei casi, la temperatura mondiale non aumenterà di 4,5 gradi, ma di 4.
Non solo, le conseguenze devastanti di un eventuale aumento della temperatura oltre i 5 gradi vengono definite «altamente improbabili». È la prima volta da 40 anni, insomma, che l’Ipcc torna indietro sulle sue previsioni catastrofiche intorno al clima. Non che il rapporto sia per questo meno preoccupante ma, come scrive il Wsj, «se ti sei bevuto le esagerazioni dei media, puoi rilassarti un po’».
Dite a Kerry che la Cina non è cambiata
Di segno opposto invece la notizia della condanna a 54 mesi di carcere in Cina di Li Genshan, rinomato attivista per l’ambiente. L’immancabile accusa è quella di aver «fomentato una lite e provocato problemi», la stessa usata per condannare migliaia di altri attivisti prima di lui. Li si è sempre battuto per la difesa degli animali e degli habitat naturali e il suo attivismo non è mai piaciuto alle autorità cinesi, le quali amano parlare di ambiente ma non gradiscono essere confrontate con i propri errori in materia.
L’abnorme condanna, riportata da Sixth Tone, è arrivata a pochi giorni dal colloquio tra l’inviato speciale americano per il clima, John Kerry, e la sua controparte cinese. Mentre l’uomo di Biden elogiava la Cina, e viceversa, per il comune impegno per il clima, il vicepremier Han Zheng è arrivato a dire: «Sui cambiamenti climatici la Cina ha sempre mantenuto le promesse e ha sempre agito in modo risoluto». Se il riferimento era all’incarcerazione dei critici, la dichiarazione è fattuale, se invece voleva parlare dell’impegno di Pechino per ridurre le emissioni di Co2, allora si tratta di un’affermazione ridicola smentita dai dati.
Fonte: Leone GROTTI | Tempi.it