«Liberi fino alla fine? Una bugia colossale, si vuole il referendum per arrivare a decidere della vita altrui, degli scarti sociali, a cominciare dagli anziani. La legge già impedisce l’accanimento»
Dietro ogni slogan, generalmente, c’è una bugia. Nel caso di quello radicale per il referendum pro eutanasia – «Liberi di scegliere, fino alla fine» – la bugia è colossale. Perché non cambierebbe nulla. Io, tanto per fare un esempio, ho la Sla, gran brutta malattia che mi ha costretto a letto, non mi posso muovere, non parlo, non mangio e non respiro in modo autonomo, non potrò mai guarire ma solo peggiorare. Quando dovessi aggravarmi, o non farcela più, potrei rifiutare quello che nel mio caso è solo accanimento terapeutico.
Lasciamo da parte la Dottrina, sulla quale non dovrebbero esserci più dubbi dopo tutte le precisazioni dei Papi da Pio XII in poi. Come spiega il Catechismo, «non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire». Sulla legge, l’articolo 32 della Costituzione afferma che nessuno può essere costretto a subire cure non volute. E la sentenza della Corte costituzionale, che ha parzialmente depenalizzato il concorso al suicidio, ha messo paletti ben precisi: non è perseguibile chi agevoli l’esecuzione del proposito di suicidio, liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputi intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territoriale.
Passasse il referendum, non si semplificherebbe l’iter per passare dalla decisione del soggetto all’atto. E per allargare i paletti della Consulta serviranno comunque nuove leggi che estendano i casi in cui il suicidio assistito è applicabile. Il discorso qui si fa molto ambiguo, perché si scivolerebbe verso l’eutanasia attiva, dove un altro sarebbe autorizzato a decidere in mia vece. È questa la vera posta in palio con il referendum. Non quello che si vuole far credere.
Una grande, enorme bugia, dunque. Si vuole il referendum per arrivare a decidere della vita altrui, degli scarti sociali, a cominciare dagli anziani. E poi gli handicappati e chi non viva un vita “dignitosa” secondo criteri dettati da altri, nel nome di un’affermazione dei diritti individuali come regolatori della convivenza civile al posto dei diritti personali. È davvero questa la società che vogliamo?
Fonte: Salvatore MAZZA | Avvenire.it