Nella nostra società la famiglia resta l’attore principale nel sostegno ai più deboli ed agli anziani e la vicenda legata al Covid-19 è lì ad indicare, senza ombra di dubbio, che è solo grazie alle famiglie che il “sistema” Italia ha retto ed è riuscito a tener testa ai danni causati al corpo sociale dalla pandemia.
La legge di bilancio 2022 sembra però non essersene accorta e non riconosce alcuna valenza strategica all’istituzione familiare. Non vi è, infatti, alcun capitolo di spesa dedicato alla famiglia e non si trova traccia alcuna nemmeno dell’assegno unico che, invece, il governo aveva promesso di normare in maniera definitiva proprio con questa legge di bilancio.
E così, anno dopo anno, sempre meno coppie decidono di mettere su famiglia ed immancabilmente l’indice di natalità diminuisce sempre di più: quest’anno, per la prima volta, in Italia i nuovi nati scenderanno al di sotto dei 400.000, tanto da far dire al presidente dell’Istat, prof. Giancarlo Blangiardo, che, in assenza di appropriate politiche di supporto alle famiglie, entro il 2060 l’Italia perderà 30 milioni di cittadini.
Qui non si tratta tanto di decidere quale politica familiare sia la più opportuna: quella di stampo francese, che prova (e, guardando le serie statistiche, potremmo dire con successo) a combattere il fenomeno della denatalità sostenendo economicamente la maternità, o quella austriaca o quella polacca, entrambe più orientate verso il sostegno nei confronti delle nuove famiglie. Purtroppo in Italia siamo in assenza completa di qualsiasi tipo di politica familiare.
Dobbiamo allora cominciare a comprendere il valore e la strategicità dell’istituto familiare per il bene comune della nazione, e trarne tutte le conseguenze del caso. Ci accorgeremo allora che, forse, le ingenti risorse dedicate da questo bilancio alla transizione ecologica o alle politiche connesse alla parità di genere,a fronte del nulla assoluto indirizzato alle famiglie, sono indice di un approccio ideologico miope, che guarda con distacco se non con diffidenza alle famiglie, a tutto vantaggio dell’individuo.
E così diventa comprensibile perché nel Capo III della legge di bilancio, dedicato ad «ALTRE MISURE IN MATERIA DI LAVORO, FAMIGLIA, POLITICHE SOCIALI, GIOVANI E SPORT», ci sia più attenzione (e risorse) ai lavoratori di Alitalia che alle famiglie. E questo senza minimamente sottovalutare le problematiche connesse al fallimento Alitalia.
Ma forse la responsabilità di questo stato di cose non è attribuibile esclusivamente a chi oggi ha la responsabilità del governo della nazione, ma coinvolge anche le famiglie nel loro insieme, che sembra abbiano smarrito il senso della loro stessa realtà, incapaci come sono anche di rivendicare il ruolo e le risorse dovute. E ricordare alle famiglie il loro ruolo, favorendone una presenza attiva nella società, è forse altrettanto importante di quanto lo sia sviluppare adeguate politiche familiari.
Fonte: Antonio MONDELLI | AlleanzaCattolica.org