La condanna in primo grado ci ricorda che un certo metodo è stato usato per anni sulla pelle dei bambini. Ora, però, non generalizziamo
Che adesso si presenti come il “nuovo Tortora”, pare un po’ troppo. Lo psicoterapeuta Claudio Foti è stato condannato a 4 anni per lesioni gravissime e abuso d’ufficio nell’inchiesta “Angeli e demoni”, il famoso “caso Bibbiano” sugli affidi in Val D’Enza. L’assistente sociale Beatrice Benati, l’altra indagata che al pari di Foti aveva chiesto il rito abbreviato, è stata assolta. Diciassette persone che hanno chiesto il rito ordinario sono state rinviate a giudizio.
Siamo al primo grado, Foti si processa innocente e dice: «Rifarei tutto ciò che ho fatto». E qui, al di là della condanna – gli avvocati di Foti hanno già annunciato l’appello – e dunque dello sviluppo processuale, sta il problema.
Morale nordcoreana
Prima di Bibbiano, infatti, c’erano stati i fatti dei presunti pedofili della Bassa Modenese. Anche lì: bambini strappati alle famiglie, suicidi, vite rovinate, ferite che, ancora oggi, faticano a rimarginarsi. Anche allora gli stessi nomi, anche allora il connubio magistratura-assistenti sociali-psicologi aveva rovinato un’intera comunità, portando via i piccoli ai loro genitori. Come ci disse una volta il compianto don Ettore Rovatti, parroco di Finale Emilia deceduto nel 2015, pm e assistenti sociali agivano in nome di una «morale nordcoreana» che fa del figlio una proprietà dello Stato. Il tutto nel silenzio connivente di una certa sinistra, che, anzi, di quel metodo era aperta sostenitrice.
La sentenza di primo grado con cui è stato condannato Foti ci dice una prima verità su una storia più antica di Bibbiano: questa modalità di intervento esisteva ed è stata applicata sulla pelle di bambini che sono stati fatti rivoltare contro chi li aveva messi al mondo.
Non generalizziamo
Ora, come avevamo già scritto all’inizio di questa storia, tocca aspettare i prossimi gradi di giudizio per esprimere sentenze definitive. Resta da tenere sempre presente una cosa: Rignano Flaminio, Bassa Modenese, Bibbiano sono casi clamorosi con responsabilità ben identificabili o da identificare.
Dire che rappresentino per intero tutto il mondo dell’assistenza e dell’affido minorile è un errore pari a quello di chi per vent’anni ha negato l’esistenza di un problema in quei casi specifici. Non generalizziamo, per favore.
Fonte: Emanuele BOFFI | Tempi.it