«Un’idea medievale», «un concetto controverso», «un carico di sciocchezze», la premessa di «terribili abusi», «un commento che alimenta la divisione». Cos’ha detto di così biasimevole Katharine Birbalsingh – presidente della Commissione per la mobilità sociale del ministero dell’Istruzione del Regno Unito, già preside di due scuole pubbliche e cofondatrice e preside di una scuola paritaria – per suscitare un turbine di critiche (ma anche di interventi in sua difesa) che dura ormai da due settimane?
L’original sin dei bambini
Ha detto, pur non essendo di fede religiosa cristiana, che i bambini nascono col peccato originale. Proprio così: “original sin”. In uno scambio su Twitter, a un interlocutore che affermava che «siamo nati tutti cattivi», rispondeva: «Esattamente. Peccato originale. I bambini hanno bisogno che gli si insegni a distinguere il giusto dallo sbagliato e poi che li si abitui a scegliere il bene invece del male. Ciò richiede amore e costante correzione da parte di tutti gli adulti che entrano nelle loro vite nel corso degli anni».
La levata di scudi contro quella che era già stata definita in passato «la più severa preside britannica» è stata massiccia. Sui social molti hanno chiesto le sue dimissioni, mentre distinti personaggi pubblici l’hanno criticata. Saeed Atcha, già commissario per i giovani e i gruppi vulnerabili all’interno della Commissione per la mobilità sociale di cui ora la Birbalsingh è presidente, e insignito dell’Ordine dell’Impero britannico, ha dichiarato: «Il ruolo della presidenza della Commissione non è di fare commenti inutili e di alimentare la divisione».
«Nessun bambino è cattivo»
Jessica Oghenegweke, commissario per l’infanzia nella stessa Commissione per la mobilità sociale, ha obiettato: «Non sono d’accordo con commenti che non riflettono per nulla l’attuale punto di vista della commissione. Ho sempre visto i giovani sotto l’angolo più positivo, e ogni negatività proviene dal fatto che non ci si è presi cura di loro». Secondo il medico e presentatore televisivo Ranj Singh, le parole della Birbalsingh rappresentano «Un vero carico di sciocchezze. I bambini non nascono congenitamente cattivi. È vero il contrario. Nascono cercando rapporto, affetto, sicurezza, nutrimento e guida. Non c’è nessun peccato originale. Solo adulti stupidi».
Anche per Neil Gray, membro del parlamento scozzese per conto del Partito nazionale scozzese (Snp), il peccato originale è «il contrario della mia visione del mondo. (…) I bambini non nascono cattivi. I bambini nascono buoni, e io direi che trauma, povertà e influenze negative da parte degli adulti sono ciò che spinge a un comportamento negativo in età adulta. Dobbiamo curare e proteggere i nostri bambini e non stigmatizzarli dalla nascita».
Secondo l’economista Frances Coppola «La nozione che i bambini nascono cattivi è stata usata per giustificare terribili abusi. È molto preoccupante vederla usare da parte di una famosa preside. Può darsi che lei non compia abusi, ma la sua approvazione di questa convinzione tossica incoraggia le persone che lo fanno». Anche la baronessa Hussein-Ece, esponente liberaldemocratico alla Camera dei Lord, è intervenuta nel dibattito: «Sono d’accordo che nessuno è perfetto, ma nessun bambino nasce odiando gli altri, oppure razzista e cattivo. Queste sono cose che si insegnano o che si apprendono dall’esempio. Non ho bisogno di citazioni da nessuna sacra scrittura per farmi l’idea che l’amore, il sostegno e la cura sono la chiave».
Adamo ed Eva erano razzisti?
Katharine Birbalsingh non ha sopportato passivamente gli attacchi, e ha controreplicato. Alla baronessa Hussein-Ece ha risposto: «Adamo ed Eva mangiarono una mela. Erano razzisti? No. Erano cattivi? No. Odiavano il prossimo? Non c’era nessuno in giro da poter odiare…Semplicemente erano manchevoli. È così». Nel corso di una puntata della trasmissione “Lorraine”, programma del mattino del network privato ITN, ha precisato le sue convinzioni: «Fare la cosa giusta è più difficile. Dedicarsi all’esercizio fisico è duro, sedersi e guardare la tivù è facile. Il punto non è : “Siamo buoni. No, siamo cattivi”».
«Il punto è che l’essere umano è manchevole, nel senso che non siamo perfetti. Non sono cristiana, e non pensavo che sarei stata considerata una provocatrice. Pensavo di poter fare un riferimento culturale per dire: “Ehi, non siamo perfetti”». «Il nostro ruolo come adulti è di impegnarci e di aiutare i bambini a capire come fare a comportarsi bene. Tutti gli adulti – insegnanti, genitori e tutti quelli che fanno parte dell’ambiente del bambino – devono aiutarlo a distinguere il giusto dallo sbagliato e a scegliere quello che è giusto. “Peccato originale” non significa che siamo tutti dannati. Significa che facciamo tutti fatica a mangiare broccoli anziché cioccolatini».
La natura umana non è perfetta
Un certo numero di commentatori ha preso le difese della Birbalsingh. In un editoriale del Times del 30 ottobre si legge: «Miss Birbalsingh, che è nota per la sua insistenza sugli alti standard di comportamento da parte degli studenti, ha il merito di avere iniziato un importante dibattito. A prescindere dal linguaggio teologico, in ciò che lei dice c’è molto su cui gli scienziati moderni, gli antropologi e i sociologi possono essere d’accordo (…). Non è soltanto la dottrina religiosa, ma la scienza rigorosa a notare la non perfettibilità della natura umana. Non si tratta di una considerazione disperante, ma di un appello all’educazione e alla riforma sociale. Mentre è vero che nessun bambino normodotato a livello neurologico nasce con sentimenti razzisti, ci sono facoltà umane innate, e la diffidenza verso gli altri è probabilmente una di queste. (…) Agli esseri umani deve essere non solo insegnato ciò che è bene, ma anche a reprimere i propri impulsi istintivi. Il punto di vista di miss Birbalsingh può essere fuori moda nella sua sottolineatura sul peccato, ma qualsiasi genitore, per quanto affettuoso, deve riconoscere che lei ha ragione ».
Ed è esattamente quello che fa Theo Hobson sullo Spectator: «Quando mio figlio aveva circa sei anni, ha sentito parlare a scuola della schiavitù, ma non avendo ben capito mi ha chiesto cosa fosse. Così glielo spiegai. Gli dissi che uno schiavo era una persona di proprietà di un’altra persona, che poteva fargli fare quello che voleva e anche maltrattarlo. Mi aspettavo da lui l’appropriata reazione di orrore morale in forza della sua innocenza infantile. Invece mi rispose: “Che bello, ne voglio uno anch’io!”. Porgo questo ricordo personale a sostegno della presunta opinione controversa di Katharine Birbalsingh che i bambini non sono naturalmente ripieni dei giusti impulsi morali».
In difesa di Birbalsingh
Prosegue Hobson: «Molti si direbbero d’accordo con Birbalsingh sul fatto che i bambini hanno bisogno di una “formazione morale”, ma respingono il suo riferimento al peccato originale. Ma io penso che lei abbia ragione e che questo concetto comporta il più rigoroso idealismo morale. Cosa c’è di sbagliato nella vaga ortodossia secondo cui ciascuno di noi è un misto di impulsi buoni e cattivi, e che la maggior parte di noi riesce ad essere buona? C’è che non è abbastanza ambiziosa. La cosa strana intorno al peccato originale è che suona incredibilmente negativo, ma è la convinzione più idealista che ci sia. Ci dice infatti che la normale decenza morale non è abbastanza, è un compromesso che ci fa sentire morali nella misura in cui non violiamo la legge. In realtà siamo tutti moralmente inadeguati, e anche i benefattori più attenti hanno inclinazioni losche».
Il più colto sostegno alle parole di Katharine Birbalsingh è venuto da Marie Kawthar Daouda, docente di letteratura e di lingua francese all’Oriel College dell’università di Oxford. «Il conflitto fra i metodi della Birbalsingh e le persone che respingono il peccato originale è vecchio di 250 anni», scrive su unherd.com e sul Daily Telegraph. «Ne siamo debitori a una delle principali fonti dell’illuminismo francese e del rigetto della ragione a favore delle emozioni: Jean-Jacques Rousseau. Nel suo Emilio Rousseau difende l’innata bontà umana. (…) La dottrina del peccato originale non contraddice la bontà dell’umanità. Ma piuttosto riconosce che la bontà richiede un costante sforzo».
«Tiene conto di quanto sia difficile prendere la decisione moralmente giusta», continua la Daouda, «spesso la più dura ed esigente. Io so quello che è giusto, ma senza un forte addestramento alla virtù dall’infanzia fino alla vita adulta, posso far tacere l’impulso buono a favore di uno cattivo che mi renderebbe la vita più facile. “Infatti non faccio il bene che voglio, ma continuo a fare il male che non voglio” scrive san Paolo ai Romani suoi allievi. (…) Le Confessioni di sant’Agostino non si propongono di avanzare giustificazioni, ma di ringraziare Dio, sua madre santa Monica e il suo padre spirituale sant’Ambrogio per le loro ferme e amorose ingiunzioni alla virtù. Agostino, com’è noto, si oppose a Pelagio, sostenendo che essere purificati dal peccato originale attraverso il battesimo non conferiva una perfezione permanente, ma era come tagliarsi la barba: bisogna ricorrere alla grazia di Dio ripetutamente e perseverare nella virtù».
Conclusione: «Gli educatori hanno il dovere di vedere le imperfezioni dei bambini affidati a loro. Credere che un bambino maleducato è perfetto non fa bene a lui e a chi gli sta intorno. Riconoscere i difetti di qualcuno e occuparsene con affetto fa sperimentare alla persona il perdono dei propri difetti morali corretti e il miglioramento delle sue capacità intellettuali. Possiamo fare a meno di questo? ».
Fonte: Rodolfo CASADEI | Tempi.it