Ha osato bestemmiare in tv, dicendo di essere contrario all’aborto. Ha osato farlo senza rispettare la parte che gli è stata assegnata nel gran teatrone del pensiero unico
Si stava parlando di cani, rendiamoci conto. Al Grande fratello vip, rendiamoci conto. Tutto ciò rende ancora più assurda, sproporzionata (ma anche eloquente) la reazione alle parole del simpatico Alfonso Signorini, il conduttore che ha osato dire che «noi siamo contrari all’aborto in ogni sua forma».
Apriti cielo. Ovviamente se un qualsiasi altro opinionista avesse fatto lo spot all’aborto, non saremmo neppure qui a parlarne, nessuno si sarebbe indignato, non ci sarebbe “la notizia” come dicono i giornalisti cinici e smaliziati. E invece.
L’aborto è dogma
L’aborto non è più solo “diritto” (anche se neppure la 194 lo dice), ormai è dogma. Contraddire il dogma è peccato ergo Signorini ha bestemmiato. Le varie Lucarelli, Mannoia, Ferilli sono le vestali del fuoco sacro abortista, le sacerdotesse della religione dei diritti che non ammette eresie, soprattutto se in tv, financo nelle trasmissioni di cazzeggio. L’ortodossia pro choice non ammette eccezioni, nemmeno se si parla di cani, nemmeno se lo si fa al Grande fratello vip.
Molti commentatori hanno difeso la libertà di opinione di Signorini, e va bene. Ma forse si può aggiungere qualcosa a questo marginale episodio di cronaca durante il quale l’intrattenimento s’è trasformato in battaglia di civiltà. È certamente vero che le reazioni alla battuta di Signorini mettono in luce un problema di libertà di espressione, ancora una volta intesa a senso unico (si può essere abortisti, e basta). Ma si rende ancora più evidente che la nostra società, di cui la tv è specchio potente, sta andando di giorno in giorno sempre più irrigidendosi in rappresentazioni che non ammettono eccezioni.
Signorini recita fuori copione
Tutto si sta semplificando e riducendo a stereotipo a velocità sorprendente. Ad avere dignità di parola possono essere solo le macchiette che recitano una parte ben assegnata e predefinita, senza sbavature rispetto al canovaccio assegnato. Vale per la femminista, che dovrà essere sempre a favore dell’aborto. Ma vale anche per il cattotalebano – la tv ha bisogno di figure di contrasto per alimentare lo scontro, motore dello spettacolo – che dovrà essere sempre anti abortista.
Signorini – ma mutatis mutandis, la lesbica anti trans Kathleen Stock o il prof di sinistra Peter Boghossian – rompe lo schema: è omosessuale, ma senza lagnosa rivendicazione; è pro life, ma senza apparire un bigotto medioevale. Come si permette il re del gossip e del cazzeggio di esprimere una sua convinzione non prevista per la maschera che dovrebbe indossare secondo il cliché atteso? È un fuori copione insopportabile.
Nessun bisbiglio sarà ammesso
È questa la questione: per essere antiabortisti occorre rispondere a tutta una serie di caratteristiche cui Signorini non risponde. Così come non vi rispondeva l’antiabortista Pasolini. Così come non vi rispondeva il laicissimo Bobbio. Entrambi, per l’appunto, dimenticati solo per quest’aspetto.
Non ammettono la libertà di espressione perché non ammettono la libertà tout court. Non vogliono sentire voci dissonanti dal coro del già conosciuto forse perché ricorderebbero loro le grida dal silenzio di tutti quei bambini mai nati. È per questo che un bisbiglio è diventato un tornado.
Fonte: Emanuele BOFFI | Tempi.it