In un articolo del 14 novembre dal titolo “I Paesi zero-Covid sono finite in un vicolo cieco” il Financial Times analizza l’efficacia delle politiche di chiusura (lockdown) nel contenimento della pandemia di Covid-19 e ne trae una conclusione: sono state utili per guadagnare tempo nei mesi scorsi, ora non più.
“L’idea di fondo è che l’eliminazione del Covid semplicemente non è possibile. Anche con un’efficace campagna vaccinale, la variante Delta è semplicemente troppo contagiosa e troppo radicata in tutto il mondo. Non importa quante volte un paese elimini la malattia, tornerà e continuerà a tornare. In questa fase, quindi, le chiusure di frontiera e blocchi draconiani servono semplicemente rinviare il momento in cui Covid-19 diventerà inevitabilmente endemico in un Paese, pur limitando la libertà dei cittadini”.
“Tali restrizioni non possono impedirne la diffusione per sempre. Guadagnare tempo aveva senso durante l’attesa dei vaccini. Ma ora guadagnare tempo non fa guadagnare nulla”.
Per arrivare a questa conclusione il FT parte dall’analisi di quanto è accaduto ai paesi che hanno perseguito con più “efficacia ed ostinazione la politica del ‘zero-covid’”.
“La Nuova Zelanda, da tempo sostenitrice dello zero-Covid, ha iniziato ad abbandonare tale politica a favore della convivenza con il virus…. stress simili sono visibili in altri luoghi che aspirano ancora a zero-Covid, come Hong Kong e Taiwan: devono mantenere i loro confini quasi sigillati, con lunghe quarantene, anche quando i rivali regionali come Singapore, Corea del Sud e Giappone aprono le loro”.
Le restrizioni e il tempo
La politica delle restrizioni, continua il FT, è stata sensata per tutto il 2020 e per parte del 2021, in attesa dei vaccini e prima che la variante Delta si affermasse in tutto il mondo (e forse in attesa di altre varianti). Infatti, ha permesso di ridurre i decessi, di guadagnare tempo in attesa dei vaccini e di sostenere, almeno parzialmente, l’economia.
Ma non è più così per almeno per due ragioni: “Il resto del mondo non ha eliminato il Covid e se una malattia infettiva resta, in qualsiasi parte del mondo essa sia, può sempre ripresentarsi […] a meno che non si chiudano per sempre le frontiere. In secondo luogo, l’emergere della variante Delta, più infettiva, significa che solo i blocchi estremi possono eliminare la malattia e i vaccini non possono più fornire una soluzione totale”.
La conclusione di FT è che l’eliminazione del Covid non è più possibile. Nell’attuale fase della pandemia, quindi, chiusure e lockdown, per quanto severi, servono solo a rimandare il momento in cui il Covid-19 sarà dichiarato, com’é inevitabile che sia, endemico.
Questa dinamica è peraltro tenuta in vita dagli stessi paesi “ricchi” che si ostinano a vaccinare con tre/quattro (e verosimilmente infinite) dosi di vaccino i suoi cittadini, senza preoccuparsi del resto del mondo che non ha, nemmeno lontanamente, le dosi di vaccino sufficienti: “Non ha senso dare la dose di richiamo ad adulti sani o vaccinare i bambini (a meno che non siano immunocompromessi), quando nel mondo ci sono operatori sanitari, anziani e altri gruppi ad alto rischio che stanno ancora aspettando la loro prima dose di vaccino”, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms” (Il Tempo).
L’illusione che lo zoppicante programma Covax possa essere la soluzione dovrebbe oramai essere superata: è’ di tutta evidenza che solo con la liberalizzazioni delle licenze dei vaccini si potrà produrne quantità sufficienti anche per i paesi del cosiddetto “terzo mondo”.
“Degli 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid promessi dalle nazioni benestanti, solo 261 milioni – il 14% – è arrivato a destinazione. Questa la conclusione di un rapporto di ‘Peoplès Vaccinealliance’, coalizione di gruppi di cui fanno parte Oxfam, ActionAid e Amnesty International. Ad un anno dall’arrivo dei primi vaccini, solo l’1,3% dei residenti nei paesi più poveri è completamente vaccinato” (il Messaggero).
Covid-19, malattia endemica
Ma che vuol dire che il Covid diventerò endemico? O meglio che vuol dire che sarà dichiarato tale (dal momento che endemico è da tempo)? Che l’umanità dovrà trovare un modo per conviverci, come accade per tutte le malattie virali endemiche, dal morbillo all’influenza.
Ciò potrebbe portare, come da auspicio del FT, ad abbassare le restrizioni (fino ad annullarle) man mano che cresce la popolazione vaccinata e, soprattutto (si potrebbe aggiungere), man mano che aumentano le terapie di contrasto (campo ad oggi così poco esplorato dalla cosiddetta scienza, tanto che si è scoperta giusto la pillola del giorno dopo, cioè efficace solo se presa nei primi giorni dell’insorgenza della malattia).
Oppure, scenario da incubo, che qualcuno sta accarezzando da tempo, la dichiarazione di malattia endemica potrebbe rendere certe restrizioni della libertà, benché meno draconiane dei lockdown, permanenti.
Dal momento che siamo colonia, e che il nostro destino dipende dall’Impero, è di conforto osservare quanto sta avvenendo in America, dove si assiste a una vera e propria guerra tra le due prospettive, al contrario di quanto avviene nel Vecchio Continente dove alle imposizioni delle autorità corrispondono solo manifestazioni più o meno partecipate.
Certo, grande è l’isteria che innerva la guerra civile americana, da una parte e dall’altra (come d’altronde in Europa), e tanti gli estremismi del caso, ma finché la prospettiva di una chiusura permanente trova così alto contrasto nel cuore dell’impero (ci torneremo), c’è speranza anche per le colonie.
Resta, infine, non ancora esclusa, anzi, l’ipotesi che l’attuale virus segua il corso di altri, cioè che nel tempo vada man mano a indebolirsi fino a risultare relativamente inoffensivo. In genere, i virus sono più aggressivi al loro esordio, quando fanno il salto di specie, per poi adattarsi per sopravvivere, sopravvivenza legata a quella dell’ospite, la cui vita va preservata.
Non un piano strategico, un semplice dinamismo naturale. Ma questo virus e la sua gestione ci hanno insegnato a evitare di fare previsioni.
Fonte: PiccoleNote.it