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Covid-19: omicron, la variante dell’11 novembre

La variante omicron del Covid-19 è arrivata come una mazzata per il mondo, proprio quando sembrava che il peggio fosse alle spalle. Infatti, come segnalava l’articolo del Financial Times che abbiamo rilanciato, si iniziava a prendere coscienza che il pianeta non poteva più vivere di restrizioni tanto invasive ed era arrivato il momento di trovare un modo di convivere col virus.

Il fatto che a scrivere ciò fosse il giornale della City – insieme a tanti altri segnali che andavano in questa direzione (vedi ad esempio la recente intesa Biden-Xi sulla necessità di “porre fine alla pandemia“) – aveva aperto uno spiraglio.

Un sollievo, però, subito incrinato dall’allarme sulla nuova ondata che si stava abbattendo sull’Europa, con stime dell’Oms che prospettavano oltre due milioni di morti nel Vecchio Continente.

E, però, sembrava che il mondo potesse ancora reggere all’urto. Pur riproponendosi misure restrittive, sembrava che si potessero evitare chiusure draconiane in stile prima ondata.

Ma è arrivata l’omicron e tutto è tornato buio. come evidenzia il subitaneo crollo delle Borse internazionali. Anche la data della prima emersione della nuova variante porta inscritto il sigillo dell’infausto: è stata scoperta in Botswana l’11 novembre, per poi diffondersi in Sudafrica.

Sfortunato il Sudafrica, due delle 6 varianti che hanno messo paura al mondo sono state scoperte proprio in questo Paese (le altre sono l’indiana, l’inglese e la “Mu” giapponese).

La ricorrenza dell’11

Così si va avanti di 11 in 11: dall’11 settembre 2001, giorno delle Torri Gemelle, all’11 marzo 2020, giorno in cui l’Oms ha dichiarato la pandemia, per giungere all’11 novembre, giorno in cui il mondo è di nuovo crollato nella sindrome “fine del mondo”… gli amanti della numerologia avranno abbondante materiale per i loro giochi.

La nuova variante potrebbe essere resistente ai vaccini, allarmano un po’ tutti. Un allarme che si ripete: anche per la delta si era detto qualcosa di analogo, con allarme risultato infondato. E così per la più recente variante “Mu”, scoperta in Giappone a settembre.

“COVID-19: la nuova variante Mu potrebbe essere più resistente ai vaccini”, si poteva leggere, ad esempio, sul bollettino delle Nazioni Unite (ma si può visionare anche un video orrorifico sul tema e tanto altro).

Ma anche per la “Mu” l’allarme era poi rientrato. Così il Guardian a metà ottobre: “Di ritorno dal baratro: come, a sorpresa, il Giappone è diventato una storia di successo sul Covid”. E, sottotitolo: “Le infezioni da Covid scendono ai livelli più bassi da più di un anno…”.

Ma ciò appartiene al passato, l’allarme “fine del mondo” è tornato . A nulla sono servite le rassicurazioni di Angelique Coetzee, presidente della Associazione dei medici del Sudafrica, la quale ha dichiarato che la omicron, finora, ha fatto registrare solo sintomatologie “lievi”.

Big Pharma è già attivata

Il punto è che stavolta potrebbe essere diverso dal passato, dato che Pfizer e Moderna sono già al lavoro per produrre un vaccino ad hoc. E, purtroppo, in questi lunghi mesi pandemici abbiamo imparato come Pfizer e Moderna abbiano sempre anticipato i tempi e dettato le modalità di affronto della pandemia.

Come quando hanno annunciato la necessità di una terza dose per tutti, e non solo per le categorie a rischio, o quando hanno prodotto i vaccini per i bambini, fascia d’età che fino a quel momento la comunità scientifica non aveva preso nemmeno in considerazione come possibile destinataria del farmaco.

Potenza di Big Pharma. Una potenza aumentata esponenzialmente durante la pandemia grazie agli incassi astronomici (“Oltre mille dollari al secondo per Pfizer e Moderna”, titolava la Stampa) e al ruolo che si è ritagliata.

Un momento magico che essa condivide con BIg Tech. Così il titolo del New York Times: “‘Una tempesta perfetta di segno positivo’: guadagni stellari per la grande tecnologia”. Articolo che ha questo sottotitolo: “Il dizionario non ha abbastanza superlativi per descrivere cosa sta succedendo alle cinque più grandi aziende tecnologiche [americane ndr], sollevando domande scomode sui loro CEO”.

L’allarme inascoltato

Al di là di quanto ci riserverà il futuro, che resta comunque imperscrutabile, si può registrare come l’emersione di questa nuova variante fosse stata ampiamente annunciata.

Sia l’Oms che altri membri della comunità scientifica avevano denunciato che l’accaparramento dei vaccini da parte dei Paesi ricchi e la noncuranza con cui si è affrontata la campagna vaccinale nei Paesi poveri avrebbe potuto far emergere in questi ultimi nuove e più minacciose varianti.

Inascoltato, quell’allarme è risultato, almeno al momento, profetico. Tanto che oggi il Washington Post titola a ragione: “Man mano che la variante omicron arriva in Occidente, i paesi ricchi stanno raccogliendo quel che hanno seminato”.

E a decidere di non cedere la proprietà intellettuale dei vaccini ad altri Paesi (conservandone, dunque il monopolio) e a stabilire che i vaccini ai Paesi poveri sarebbero stati distribuiti tramite l’inutile Covax sono state appunto Big Pharma e Big Tech (grazie a di Bill Gates), che hanno piegato ai loro desiderata politici e media.

Così il punto non è come affrontare la nuova variante (che pure va studiata e, del caso, affrontata), dato che a questa, se tutto resterà invariato, ne seguirà un’altra e un’altra ancora, con allarmi, più o meno fondati, reiterati.

Il punto è togliere dalle mani di Big Pharma e Big Tech, e dei centri di potere politico-finanziari legate a tali Big, la gestione del momentum pandemico. Solo così tale momentum potrà essere circoscritto nel tempo.  Altrimenti rischia di diventare provvisoriamente definitivo.

Fonte: PiccoleNote.it

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