È molto che medito su questo, molto tempo, ma a questo punto, dopo le ultime decisioni del Governo e quelle che sono state preannunciate, forse è giunto il momento di fare una riflessione. So che non sono competente, e non voglio davvero accusare nessuno, ma solo chiedere chiarezza.
Quando sono comparsi sul mercato i primi vaccini contro il Covid, la Congregazione per la Dottrina della Fede, il 21 dicembre 2020, ha prodotto una nota in cui affermava – sintetizzo, in soldoni – che vista la criticità della situazione e il pericolo così grande e diffuso si potesse far ricorso a vaccini sperimentati su tessuti vitali provenienti da due aborti, lontani negli anni, perché la “cooperazione indiretta a un male remoto” è ammessa di fronte a un pericolo grave e imminente.
Ricordiamo che, stando a quello che viene dichiarato ufficialmente, i vaccini sono stati sperimentati su delle linee cellulari provenienti da aborti volontari fatti negli anni ’70. Una era una bambina olandese che oggi avrebbe più o meno la mia età. Si trattava di tessuti fetali vitali, questo conferma la CDF, e quindi probabilmente si è trattato di un parto indotto, o di un cesareo, perché il corpo del bambino deve avere ancora determinate caratteristiche che si perdono dopo la morte. Quindi oggettivamente un male, un male enorme.
Però la CDF afferma che la “cooperazione materiale passiva dell’aborto procurato da cui provengono le medesime linee cellulari, da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano, è remota. Il dovere morale di evitare tale cooperazione materiale passiva non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave”.
Insomma, davanti a un pericolo grave si può anche trarre vantaggio da un male che è stato operato. Ho cercato di raffigurarmi un’altra situazione per cercare di capire meglio. Per come l’ho tradotta io, le cose stanno così. Sparare a delle persone è oggettivamente un male. Ma se sei un padre di famiglia ed entrano in casa tua e stanno per uccidere i tuoi bambini, allora la legittima difesa, in una misura adeguata al pericolo che stai affrontando, all’offesa che stai subendo, non solo è ammessa, ma direi doverosa. Se non spari tu, rischiano di morire i tuoi figli di cui hai il dovere della custodia.
Ora, il tema dell’efficacia e della sicurezza dei vaccini e anche quello dell’entità del pericolo del Covid non sono di mia competenza, come non lo è la risposta alla domanda se il vaccino riduca il rischio per coloro di cui abbiamo il dovere della custodia; cioè non sono in grado di dire se oggi cooperare pur da remoto al male di un aborto sia giusto per tutti, o solo per chi sta correndo un rischio molto serio per sé o per delle persone fragili con cui possa entrare in contatto. Anche l’OMS adesso in presenza delle varianti mette il vaccino in fondo alla lista dei presidi contro il Covid (dopo distanziamento, mascherine, controlli frequenti, igiene etc). Questo, ripeto, non è di mia competenza, ma non possiamo che affidarci a dei medici che agiscano in scienza e coscienza, e ascoltarli. Quello di cui però sono certa con grande, drammatica chiarezza è che da allora, è passato oltre un anno, non ho sentito mai più riaprire l’argomento, chiedere a gran voce vaccini puliti.
Da quel pronunciamento ho sentito molti appelli sul dovere della popolazione di vaccinarsi, ma mai nessuno, e sottolineo nessuno (mi piacerebbe molto essere smentita) sul dovere delle case farmaceutiche di trovare un altro modo di produrre vaccini. Vorrei che dalla Chiesa voci alte e autorevoli si levassero ogni giorno, più volte al giorno a chiedere questo. “Va bene, per il momento di emergenza abbiamo detto che in mancanza d’altro si poteva utilizzare l’aborto, però adesso porca miseria muovetevi a trovare un’altra via, cercate il modo di sperimentare senza toccare i bambini uccisi. Avete fatto dei profitti stellari, non vi avanza proprio niente da investire in questo? Lo state facendo e manca poco, oppure l’argomento è passato in archivio, una volta incassato il permesso della CDF (di cui probabilmente alle cause farmaceutiche importa come a me del campionato di bridge)? Quel permesso era, per come l’ho letto io, provvisorio, nell’immediato, nell’incombenza del pericolo, ma adesso? Possiamo continuare nello stato di emergenza fisso?”
Io capisco che per il mondo questo è un problema che non si pone proprio. L’aborto è considerato un diritto, e se c’è da trarre un beneficio comune, meglio così. Questa è la percezione comune. So bene che la sperimentazione sui bambini abortiti è prassi acquisita nella ricerca, cioè non lo so bene ma l’ho sentito dire tante volte. Però qui si tratta di un vaccino al quale si sta obbligando la popolazione in blocco, e il problema non può essere taciuto dai nostri pastori, mentre ci invitano a fare tutte le dosi.
La linea cellulare utilizzata si chiama HEK293, ciò significa che proviene dai reni della bambina. E davvero i laboratori di tutto il mondo si passano di mano in mano quelle due sole catene cellulari, sempre le stesse, dagli anni ’70? Posso permettermi di dire che ne dubito fortemente? Una volta una signora che lavorava in un laboratorio di un ospedale ha detto che era prassi abituale usare i piccoli corpi provenienti dagli aborti per fare esperimenti, tanto che lei dopo anni aveva chiesto di essere trasferita.
Non dobbiamo smettere di dirlo, di chiedere a gran voce che questa cosa sia fermata. Non possiamo permettere che la cosa finisca nel dimenticatoio, non possiamo tacere di fronte a questa cosa.
Come saprà chi conosce il mondo cattolico, si è molto discusso sul vaccino e sul pronunciamento della CDF. Adesso non serve sollevare altre questioni, che non siano punti fermi, fermissimi, già c’è troppa divisione in giro, e fra di noi.
Però questo punto è fermissimo. Bisogna da questo istante, è già tardi, trovare altre strade, e bisogna che i cattolici facciano sentire la loro voce, alta, ferma, e insistente. Bisogna che “ci alziamo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata” come diceva Giovanni Paolo II.
Questo problema non è più rimandabile, adesso che si profila la possibilità dell’obbligo. La cooperazione al male può essere una concessione, ma non un obbligo, questo è evidente. Bisogna rispettare le coscienze di coloro che si oppongono al trarre vantaggio da un male, non si può essere obbligati a questo, e la Chiesa deve dirlo, gridarlo ai quattro venti.
È già troppo tardi.
Fonte: BlogCostanzaMIRIANO.com