In due interventi precedenti, proprio all’inizio della diffusione dei vaccini anti-sars-cov-2 (gennaio 2020), ho esposto il mio punto di vista e ho manifestato le ragioni della mia scelta di allora, sia focalizzandomi sull’aspetto cruciale del materiale biologico di derivazione abortiva, sia in termini generali , anche condividendo la dichiarazione che ho PERSONALMENTE utilizzato per la mia vaccinazione, avvenuta tra il 6 e il 27 gennaio, quale PRESUPPOSTO DI LICEITA’ MORALE ALL’USO DI VACCINI.
A distanza di quasi un anno e a fronte della campagna vaccinale che perdura e che attualmente sta chiamando la popolazione a dosi successive di questi vaccini è doveroso porsi la domanda se i criteri per il loro uso lecito siano ancora presenti e rispettati o più banalmente se siano comunque praticabili dalla singola persona che voglia agire in scienza e coscienza.
Innanzitutto occorre rilevare che tutti i vaccini attualmente in uso in Italia contro il covid-19 purtroppo sono in qualche modo “contaminati” con le linee cellulari fetali di derivazione abortiva.
Contaminazione intesa in senso etico e filosofico, non in senso chimico-biologico; in altre parole per la produzione di questi vaccini le industrie hanno utilizzato alcune linee cellulari ottenute da aborti volontari praticati anni or sono. Quindi non ci sono cellule fetali nei vaccini; ma cellule di derivazione fatale sono impiegate per la loro produzione e/o per testarne l’efficacia in vitro dopo la produzione. La “contaminazione” è quindi di tipo morale.
Senza dilungarmi ulteriormente, ma lasciando in fondo i riferimenti bibliografici dottrinali, riporto quindi i tre criteri che consentono un uso lecito, quale extrema ratio, di tali vaccini, così come di qualsiasi altro prodotto che presenti simile “contaminazione”:
1. Grave necessità, ovvero la motivazione di evitare gravi inconvenienti;
2. Assenza di alternativa, intesa naturalmente come vaccini non “contaminati” (cioè moralmente non problematici anche definiti eticamente ineccepibili), ma anche come altre misure che si possono adottare per ottenere lo stesso scopo;
3. Evitare lo scandalo, ovvero il grave dovere di evitare di credere e far credere di approvare anche minimamente la pratica dell’aborto procurato; lo scandalo si definisce infatti come ingannare sè stessi o altri sulla verità delle cose arrivando a scambiare il male con il bene e il bene con il male.
Queste tre condizioni devono essere tutte e tre contemporaneamente presenti per configurare l’eccezione alla regola morale di evitare fermamente l’uso di prodotti “contaminati”.
Per comprendere meglio la sostanza del problema conviene riprendere l’esempio classico che è stato presentato per giustificare l’uso di vaccini “contaminati”, è il caso di un genitore che debba decidere se vaccinare il figlio/a contro la rosolia per evitare che il virus possa arrivare a infettare una donna incinta, magari la figlia stessa in futuro, causando gravi danni organici con malformazioni o morte del nascituro. In un tale caso, che si pone in maniera molto concreta e attuale, la dottrina morale conclude che non è giusto porre un genitore dinanzi a questa gravissima scelta che coinvolge la vita di bambini incoscienti verso i quali si è responsabili (criterio 1), per cui è lecito, in mancanza di alternative (criterio 2), fare uso del vaccino contro la rosolia, a patto di continuare a testimoniare per non dare scandalo (criterio 3) l’assoluta contrarietà all’aborto procurato e alla prassi di utilizzare materiale biologico con tale provenienza. Occorre qui sottolineare che la dottrina morale afferma la liceità, non l’obbligatorietà. In altre parole si può fare, ma non si è obbligati moralmente a farlo.
Si comprende subito che il caso paradigmatico esposto non si attaglia bene all’epidemia da covid-19, la quale malattia è pericolosa quasi esclusivamente per persone adulte/anziane o con determinati fattori di riscio che ordinariamente sono responsabili in proprio della loro persona, motivo per cui ragionevolmente un adulto potrebbe, e in coscienza avvertire di dovere, rifiutare, pur mettendo cristianamente a rischio la proprio vita, un vaccino “contaminato”, se non per lo scrupolo di non favorire in tal modo il dilagare dell’epidemia.
Quanto appena detto ci fa capire che il criterio 1 non è così netto nel caso del covid-19 e fondamentalmente rimanda al criterio 2 sulle alternative per evitare i danni del virus. Alternative che in realtà ci sono e sono rappresentate non tanto da vaccini non “contaminati” che l’industria e lo Stato potrebbero mettere a disposizione, ma soprattutto dalle precauzioni igieniche e dai dispositivi di protezione individuale che ciascuno può e deve attentamente applicare. Inoltre ci sono le cure che sia a livello domiciliare che ospedaliero si possono e si devono somministrare agli ammalati, senza tollerare a tempo indefinito che il problema del rischio di pressione eccessiva sul servizio sanitario diventi una scusa per non potenziare mai quest’ultimo.
Veniamo quindi al criterio 3 che resta certamente quello dirimente, almeno secondo il mio giudizio. Infatti pur ammettendo l’opinabilità e talora la difficoltà oggettiva a valutare con nettezza i primi due criteri, resta il fatto che sia nel rifiutare sia soprattutto nell’accettare di fare ricorso a vaccini “contaminati” ciascuna persona ha il grave dovere di manifestare inequivocabilmente la propria contrarietà assoluta all’aborto procurato e di impegnarsi nella misura delle proprie possibilità affinché il problema etico sia risolto alla radice sviluppando soluzioni che non contemplino affatto l’uso di materiale di provenienza abortiva.
Ebbene è sotto gli occhi di tutti che sia a livello di singoli sia a livello di collettività e di divulgazione mediatica la questione dell’aborto è stata sbrigativamente liquidata, è ritornata immediatamente ad essere tabù o derubricata a fake-news accanto a cose come microchip e alieni.
Purtroppo a tale riguardo l’argomentazione per cui le linee cellulari incriminate derivano da aborti datati e che essendo state “immortalizzate” in laboratorio non è attualmente necessario procurare ulteriori aborti per ottenere quel tipo di materiale biologico, non è risolutiva sul piano morale del criterio dello scandalo, poiché nel mondo di oggi l’aborto procurato è un fenomeno diffusissimo, enorme sia qualitativamente che quantitativamente, tuttora ampiamente sfruttato a scopo commerciale e industriale e anche di ricerca scientifica, nonché largamente tollerato, accettato o addirittura promosso come diritto della donna. Non è in altre parole un fenomeno del passato: anzi!
Ecco quindi che il criterio dello scandalo resta cruciale e in tutta onestà nessuno può affermare seriamente che esso possa essere evitato, anzi anche la recente vicenda del covid-19 lo sta ulteriormente favorendo.
Per tali ragioni, PERSONALMENTE, così come io da medico ricevetti il vaccino anti-sar-cov-2 ben prima che fosse introdotto l’obbligo per gli operatori sanitari, avvertendo in coscienza di rispettare i tre criteri morali per tutelare i miei assistiti più fragili e anziani, a distanza di quasi un anno posso comunicare che, con la stessa libertà e responsabilità in scienza e coscienza, fintanto che non sarà possibile rispettare i criteri necessari e contando sulla disponibilità di rimedi alternativi,
non riceverò ulteriori dosi di vaccino “contaminato”.
Ben ricordando le parole di Paolo VI nel discorso al pontificio consiglio per i laici nel 1974 (poi riprese nella esortazione apostolica Evangelii nuntiandi):
«L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni».
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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE ISTRUZIONE DONUM VITAE SUL RISPETTO DELLA VITA UMANA NASCENTE E LA DIGNITÀ DELLA PROCREAZIONE (1987)
I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani. In particolare non possono essere oggetto di mutilazioni o autopsie se la loro morte non è stata accertata e senza il consenso dei genitori o della madre. Inoltre va sempre fatta salva l’esigenza morale che non vi sia stata complicità alcuna con l’aborto volontario e che sia evitato il pericolo di scandalo. Anche nel caso di feti morti, come per i cadaveri di persone adulte, ogni pratica commerciale deve essere ritenuta illecita e deve essere proibita.
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE ISTRUZIONE DIGNITAS PERSONAE SU ALCUNE QUESTIONI DI BIOETICA (2008)
Quando l’illecito è avallato dalle leggi che regolano il sistema sanitario e scientifico, occorre prendere le distanze dagli aspetti iniqui di tale sistema, per non dare l’impressione di una certa tolleranza o accettazione tacita di azioni gravemente ingiuste. Ciò infatti contribuirebbe a aumentare l’indifferenza, se non il favore con cui queste azioni sono viste in alcuni ambienti medici e politici. […] ragioni gravi potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l’utilizzo del suddetto “materiale biologico”. Così, per esempio, il pericolo per la salute dei bambini può autorizzare i loro genitori a utilizzare un vaccino nella cui preparazione sono state utilizzate linee cellulari di origine illecita, fermo restando il dovere da parte di tutti di manifestare il proprio disaccordo al riguardo e di chiedere che i sistemi sanitari mettano a disposizione altri tipi di vaccini.
Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19, 21.12.2020
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/12/21/0681/01591.html
PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti, 5 giugno 2005
Fai clic per accedere a Riflessioni-morali-sui-vaccini-preparati-da-cellule-derivate-da-feti-umani-abortiti-PAV-09-06-2005.pdf
VACCINI ANTI-COVID. NOTA SULLA VALUTAZIONE ETICA | GRUPPO DI BIOETICA CEI20 APRILE 2021
VACCINI ANTI-COVID. NOTA SULLA VALUTAZIONE ETICA | GRUPPO DI BIOETICA CEI
Fonte: Roberto FESTA | BlogCostanzaMiriano.com