Relazioni e stili di vita. Re-imparare a vivere con gli altri
— 19 Gennaio 2022
— pubblicato da Redazione. —
Tempo sospeso. Tempo di relazioni sospese. La sospensione è disarticolazione. Il grande enigma della temporalità che è umano perché non corrisponde alla condizione di Dio né di vita degli animali o dei vegetali o di esseri inorganici. L’uomo ha la capacità di salvare le esperienze che passano nella memoria, di anticipare la proiezione verso il futuro (desiderio e progetto). Il passare del tempo viene percepito come furto di futuro. C’è una parte di noi che resiste al divenire e salva il tempo che passa trasformandolo in dimensione spirituale per cui la mia vita diventa una storia e una storia condivisa.
Il tempo si sospende quando si contrae nell’istante, prima della pandemia dominato dalla fretta, dalla voracità del mondo del lavoro con dipendenti h24 a disposizione, dentro un vincolo possessivo che impedisce ai ragazzi di fare progetti di vita e famiglia e li costringe a vivere galleggiando in un eterno presente (life is now). Il tempo della pandemia è ugualmente un tempo sospeso perché le condizioni esterne non si trasformano automaticamente in una condizione spirituale. Se il tempo è consumato dalla rete, si trascina nell’inerzia, in una attesa senza slanci incapaci di ricordare morti, onorare i vivi, fare progetti per il futuro. La piramide tradizionale di contatti, relazioni e legami si è quasi capovolta. Se i contatti sono esperienze di incontro che a volte non si traducono in una forma di autentica reciprocità: quando si stabilizza con il vincolo della promessa e della durata si trasforma in legame.
Oggi i legami sembrano piombo nelle ali della nostra libertà. Non ci sono più legami ma contatti. Le amicizie si danno e si tolgono con un click. Un tempo sospeso è anche di relazioni sospese, in cui il caleidoscopio dei contatti non si stabilizza e non si traduce in una condizione spirituale. La pandemia è come una polmonite che colpisce i gangli delle relazioni. La disarticolazione della temporalità è patologia psicologica che non permette di sviluppare una maturità dialogica e propositiva. Si manifesta in una disarticolazione delle relazioni. Una relazione diventa stile di vita quando si stabilizza, si tesse una trama di relazioni comuni come in una famiglia, nella chiesa: esperienze di reciprocità stabilizzata in cui c’è una radice comune che promuove e onora la nostra umanità.
Pandemia è esperienza che radicalizza questa disarticolazione della temporalità e ce ne fa vedere meglio gli effetti collaterali: tragedia che si porta un lutto inenarrabile…una intera generazione di anziani non ci potranno più dare una testimonianza della loro vita (Landsberg: “morte come infedeltà tragica”, si strappa la tela della storia comune).
Può crescere una domanda di autenticità relazionale ma anche di surrogato: la rete può essere surrogato artificiale per recuperare quella tessitura relazionale che invece ha bisogno di tempo. La rete per come la viviamo ha alcuni buchi che non possono essere riparati che dalle relazioni in vivo. Il buco della dimensione storica (simultaneità), della reciprocità condivisa (storia): vorrebbe darci l’illusione di galleggiare in un eterno presente. Ci propone una risposta al virus che in realtà ci rende ancora più prigionieri di un tempo sospeso.
C’è bisogno di ricreare stili di vita fondati su una autenticità relazionale che non dipende sempre da una prossimità fisica (rischio di essere una pluralità di solitudini!). La ricerca di stili di vita ci provoca a distinguere tra essenziale e superfluo: E. Mounier aveva già detto che ad una economia dei consumi dobbiamo anteporre un’etica dei bisogni. Riconoscere l’essenziale dal superfluo e includere quella reciprocità virtuosa per cui l’associazione è una opportunità che in questo tempo diventa ancora più preziosa. Collegare la memoria e la promessa e trasformarla in una nuova tessitura di autenticità relazionale, che l’associazione protegge in maniera quasi istituzionale, creando un luogo di cui oggi dobbiamo riscoprire la profezia quando la marea della pandemia calerà e apparirà un panorama devastato da solitudine, disoccupazione, rabbia, disperazione (forme di relazioni ferite). Ricucire il tempo significa riassumere la responsabilità di tessere insieme la tela del bene comune.
Luigi Alici | FrancescoMacriBlog.it
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