Scontro sul catasto. Se non passa la riforma, ha detto ieri la sottosegretaria Guerra, “si ritiene conclusa l’esperienza di governo”. Draghi conferma. Lo scenario
Scontro al calor bianco sul catasto. Se non passa la riforma – ha detto ieri la sottosegretaria al Mef Cecilia Guerra – “si ritiene conclusa l’esperienza di governo”. In Commissione Finanze alla Camera il centrodestra vorrebbe stralciare l’articolo 6 della delega fiscale, quello relativo alla riforma del catasto. Contrari alla riforma sono Lega, FI, Coraggio Italia e, fuori dalla maggioranza, FdI. Ma il governo dice no. Prendere o lasciare. È il metodo Draghi. “Il Parlamento ha tutto il diritto di discutere e presentare emendamenti laddove non ci sia convergenza sul provvedimento” dice la Lega in un comunicato. “Il ricatto conferma il dubbio che ci siano dietro altre logiche, come quella di tassare la casa”. Ma a fugare ogni dubbio, nel pomeriggio di ieri è intervenuto l’Esecutivo: la posizione espressa da Guerra in commissione è quella di Palazzo Chigi.
“La guerra in Ucraina cambia i connotati del quadro politico e fa pesare l’obbligo dell’unità nazionale” commenta Antonio Pilati, saggista, esperto di comunicazione, già componente di AgCom e Antitrust. Oltre le magagne dei partiti, saranno ancora una volta gli italiani a fare le spese del metodo Draghi e del uso politico del conflitto. “Arrivare
Perché la sottosegretaria al Mef Cecilia Guerra chiude ogni mediazione?
Ci possono essere varie ragioni, tutte concomitanti. L’esperta sottosegretaria fa parte del partito di estrema sinistra guidato da Bersani e Speranza, che non si trova a proprio agio in un’alleanza di governo con la Lega. E cerca di segnare un punto politico.
E poi?
Attaccare Salvini, di cui i media continuano a rievocare i trascorsi rapporti moscoviti, in questo momento, in cui c’è una forte spinta dell’opinione pubblica per solidarizzare con gli ucraini e avversare la Russia, può essere una mossa efficace.
Fonti del governo hanno appena fatto sapere che la posizione espressa da Guerra in Commissione è quella di palazzo Chigi. Draghi non intende cedere sulla delega fiscale. Riforma del catasto compresa.
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Ci sono due cose evidenti. La prima è che alla crisi economica da pandemia si aggiunge ora anche la guerra in Ucraina e che il nostro debito pubblico aumenterà. Nei prossimi mesi la politica accomodante della Bce su tassi e acquisti di titoli continuerà, ma non sarà così all’infinito.
E la seconda?
I debiti vanno ripagati. E Draghi si è portato avanti con il lavoro. In una situazione drammatica, in cui è difficile dissentire e il governo è diventato molto forte perché rompere adesso ha un costo politico molto alto, Draghi intende fare la riforma del catasto.
Che cosa vuol dire riformare il catasto?
Avere lo strumento pronto per mettere altre tasse.
Anche se l’economia sta soffrendo e il +6,5% di Pil di Draghi e Brunetta era solo narrazione?
Ora non è il momento delle tasse, ma bisognerà vedere cosa succede quando la Bce tirerà il freno.
Eppure, è solo un “prerequisito della riforma fiscale” (Guerra), una “innocua ricognizione dei valori catastali” (Fassina). Insomma, uno strumento neutro.
In politica non esistono strumenti neutri. Chi lo dice fa solo propaganda.
È ipotizzabile che il governo pensi a un aut aut per mandare la Lega fuori dalla maggioranza?
Credo che in questo momento l’ultimo pensiero che passa per la testa di Draghi sia quello di favorire una crisi di governo. Il quadro internazionale impone di dare un’immagine unitaria del Paese. Da questo punto di vista, la guerra in Ucraina aiuta Draghi a varare la delega fiscale: si prende, si vota e non si cambia. Dopodiché il governo è sostenuto da una maggioranza molto ampia e anche molto eterogenea, dai comunisti alla Lega. Questo autorizza a pensare che dentro quest’ampia maggioranza ci sia chi coltiva la speranza di costringere la Lega a uscire.
Salvini potrebbe prendere in considerazione questa ipotesi?
Questa fase politica è la meno adatta per un’azione di rottura con Draghi. Accelerare la riforma del catasto potrebbe essere una trappola, ma penso che Salvini sia abbastanza accorto per non cascarci.
Sarebbe un sì ad una riforma distruttiva per i risparmi degli italiani.
La politica è l’arte del possibile e abbiamo visto Salvini riuscire a districarsi da situazioni in cui cercavano di metterlo nell’angolo e costringerlo a rompere.
Assisteremo a strane equazioni: chi vota contro o si astiene sui provvedimenti del governo risulterà a favore dell’invasione russa.
Come gli altri governi Nato e Ue, anche il nostro partecipa ad un consenso ideologico generalizzato che rende difficile smarcarsi.
Che cosa intende dire?
La drammaticità dell’invasione ha compattato tutti, partiti e governi, facendo dimenticare l’iter e il contesto della vicenda ucraina. Ma il film non è a senso unico, perché i presupposti di questa guerra non risalgono alla settimana scorsa ma agli anni 90. Ricordo che i due maggiori diplomatici americani del dopoguerra, George Kennan, che inventò la politica del containment verso l’Urss, e Henry Kissinger, che la isolò fabbricando l’allora impensabile accordo Usa-Cina, si sono espressi – uno nel 1998 e l’altro nel 2014 – con accenti molto critici sull’espansione della Nato ai paesi dell’ex Patto di Varsavia.
Tornando al catasto e alla sua riforma?
L’emergenza bellica cambia i connotati del quadro politico e fa pesare l’obbligo dell’unità nazionale. Romperla, in questo momento, è una mossa disperata.
E danneggiare l’economia facendo uscire milioni di immobili dal mercato della compravendita?
Per ora si aggiorna solo il registro catastale. Per un po’ di tempo la crisi sarà tale che bisognerà pensare ad aiutare gli italiani più che a tassarli. Arrivare alla fine del 2022 senza devastanti drammi sociali sarà già un’impresa.
Fonte: Federico Ferraù int. Antonio Pilati | IlSussidiario.net