Pollyanna vacilla. Il mio alter ego incaricato di trovare il bene in tutto quello che succede sembra non sapere cosa inventarsi adesso. Mentre andiamo in stampa, infatti, soffiano forti dall’est venti di guerra. In realtà soffiavano anche prima, da sud est e dal sud, da più parti insomma, dallo Yemen, dalla Siria, dal Mali… Ma è innegabile e anche un po’ inevitabile che l’impressione che suscita una guerra sia sempre direttamente proporzionale alla sua vicinanza, e alla possibilità che ci riguardi da vicino.
Il bene nella guerra non c’è, è stata costretta ad ammettere la mia Pollyanna, dopo giorni di tentativi. A dire il vero, lei si rifiuta anche di fare riflessioni di geopolitica, innanzitutto perché decisamente non è il suo forte. E poi perché prima di distribuire ragioni, torti e responsabilità, ha deciso di piegare le ginocchia e chiedere a Dio che guarisca i cuori degli uomini, di tutti, perché è dal cuore umano ferito dal peccato che viene, in ultima analisi, ogni guerra (da quella con la suocera a quella con la Nato).
Ecco, se c’è un bene possibile è che questa situazione ci rimetta tutti seriamente in ginocchio. Parlo per me, prima di tutto, perché mi pare di vedere molto chiaro in me questo fenomeno che il mio caro padre Emidio definiva il teorema del cheeseburger. Quando tutto ci sta andando bene, diceva, noi siamo come un panino multistrato, siamo fatti di tante cose, e cerchiamo faticosamente di tenerle insieme tutte. C’è anche la fettina “fede”, ma è una delle tante. Quando invece c’è qualcosa di serio che ci sta a cuore, allora diventiamo unitari. La nostra fede diventa la cosa più importante: a quella ci aggrappiamo a ogni respiro. Allora la nostra preghiera diventa serrata e insistente, fatta da un cuore tutto proteso a Dio. Pensate per esempio a una mamma che aspetta l’esito di un esame istologico di un figlio, qualcosa da cui può dipendere la sua vita o la sua morte. Non sente più la fame, il sonno, non riesce neppure ad arrabbiarsi per nulla, ha solo un cuore che chiede, un cuore che supplica, in attesa, pronto a dare tutto perché suo figlio si salvi.
Ma questa – essere mendicanti di Spirito, dipendenti da Dio – è la condizione vera di ogni uomo. Ecco, se c’è un bene possibile in mezzo a tanto dolore, nell’incertezza di questi giorni, è che si aprano i nostri occhi, che possiamo vedere cosa siamo – poveri mendicanti –, che buttiamo via tutti gli strati del cheeseburger, insomma, e ci teniamo solo la fetta più importante (cioè la fede, non il formaggio). Che i venti di guerra ci riportino a guardare l’essenziale, ricordando che si vede sempre meglio quando si sta in ginocchio.
Ps: Spero proprio che questo articolo quando arriverà in casa vostra suoni datato e superato. Per quanto mi riguarda, di sicuro no, perché anche se i venti di guerra avranno smesso di soffiare, io resterò sempre un panino multistrato.
Fonte: Costanza MIRIANOcom.it