LOVE MOSAIC, attiva dal 2011, era un punto di riferimento culturale nella terza città dell’Ucraina. Dall’invasione russa, i suoi eleganti laboratori sono chiusi. “Con i nostri corsi di mosaico, a cui hanno partecipato migliaia persone di ogni età, dai bambini agli anziani, crediamo di aver ispirato gli individui a riscoprire la propria creatività. Lo spazio era considerato tra i più belli della città per il tempo libero, per noi era semplicemente ‘lo spazio della felicità creativa’.
“Temporarily closed because of Russian aggression”. Così si legge sulla pagina Instagram di LOVE MOSAIC, lo studio che porta avanti la tradizione dei mosaici in Ucraina. Un open space ricavato da un edificio industriale in mattoni rossi, un luogo in cui la modernità dell’architettura va a braccetto con l’antichità di un’arte che in migliaia andavano a praticare lì, nel centro della città di Dnipro, tra le alte finestre ed i muri bianchi. Un’attività che si è interrotta il 24 febbraio del 2022 e che riprende in questi giorni a migliaia di chilometri di distanza.
Alla Spezia, più precisamente al CAMeC, che ospiterà le artiste Hanna Krut e Valeria Radchenko nei propri laboratori e poi con un’esposizione al primo piano. “Ho fondato Love Mosaic nel 2011 – spiega la 42enne Krut – e in oltre dieci anni è diventato un punto di riferimento culturale a Dnipro, una città con una storia soprattutto industriale. Con i nostri corsi di mosaico, a cui hanno partecipato migliaia persone di ogni età, dai bambini agli anziani, crediamo di aver ispirato gli individui a riscoprire la propria creatività. Lo spazio era considerato tra i più belli della città per il tempo libero, per noi era semplicemente ‘lo spazio della felicità creativa’. Il 24 di febbraio alle 4.14 tutto questo si è interrotto, quando è iniziato il rumore delle esplosioni”.
Valeria Radchenko, che di anni ne ha 23, proprio quel giorno avrebbe dovuto discutere la propria tesi di laurea. “L’argomento era il rapporto tra natura e attività umana, in particolare tra industria e turismo, ispirato dalla mia città natale di Mariupol – spiega la 23enne -. Era una delle capitali ucraine del mosaico, un’arte che ha una lunga tradizione nel nostro Paese. Oggi non sappiamo neanche quanto della città sia rimasto in piedi. I miei genitori sono scappati nei primi giorni di guerra e poi hanno provato a ritornare, ma la loro casa era stata colpita”.
Le due artiste sono arrivate alla Spezia attraverso una rete di amicizie personali. L’interessamento della coppia di architetti Mark e Katerina Turner, lui inglese e lei russa, che alla Spezia hanno una casa, e poi gli imprenditori Cristiano Ghirlanda e Stefano Senese. “Il loro è un gesto di grande livello umano. Oltre ad una casa, assicuriamo loro la possibilità di proseguire il proprio lavoro”, ha detto il sindaco Pierluigi Peracchini. “Siamo di fronte a persone molto profonde, come si potrà vedere dalle loro opere quando saranno svelate”, ha detto Ghirlanda. “L’arte ci fa ritrovare il senso dell’umanità – ha sottolineato Senese -. Queste due artiste portano dentro una sofferenza, ma anche una grande voglia di rinascere”.
E proprio “Permettimi di rinascere un’altra volta” è il titolo scelto da Krut e Radchenko per la loro esperienza spezzina. Nella presentazione della loro visione artistica e dello shock causato dalla guerra, scorrono parole come “sopravvivere”, “reset della personalità” e la dicotomia tra natura e spiritualità da una parte, distruzione e inquinamento dall’altra. A Cinzia Compalati, direttrice scientifica del CAMeC, c’è voluto un mese per trovare ceramiche e specchi che le due artiste utilizzeranno.”Non marmo e smalti come nella tradizione italiana – spiega Krut -, ma materiali più moderni. Speriamo di poter aprire i nostri workshop agli abitanti della Spezia”.
Due settimane di laboratorio e poi due di mostra, che aprirà il 6 giugno. “Dedicata a tutti gli ucraini che sono rimasti nel loro Paese e tutti quelli che sono stati costretti a lasciarlo”. Radchenko ha studiato presso la Mykhailo Boichuk Academy di Kiev, tra i suoi insegnanti anche il figlio di Ivan Litovchenko, muralista di punta nell’Unione Sovietica negli anni Sessanta. Forse un domani, quando la martoriata Mariupol andrà ricostruita, il mosaico potrà contribuire a riportare colore e identità. “Sarebbe un sogno”.
Fonte: CittàdellaSpezia.it