“La Rivoluzione della Cittadinanza Attiva”: l’ultimo miglio della felicità non si percorre sdraiati sul divano.
L’ultimo libro dell’economista Leonardo Becchetti. L’importanza del “voto con il portafoglio” per dar forza ai processi partecipativi che rendono i cittadini protagonisti
Ezio Mauro su Repubblica ha rilevato in questi giorni i limiti del nostro sistema democratico di fronte a quello, che in finanza chiameremo un test di resistenza ad uno shock, rappresentato dall’invasione russa dell’Ucraina. L’ex direttore di Repubblica ha sottolineato anche come il sostegno dei cittadini alle democrazie occidentali resta tiepido, anche in una situazione come questa, che invece dovrebbe rendere chiara la superiorità di quel sostegno, valorizzando proprio quei sistemi di pesi e contrappesi che nelle democrazie mature impediscono ad un leader di concentrare su di sé troppo potere e di subire quindi un suo “impazzimento”, che poi genera tragedie, distruzioni e pericoli gravi, come quelli che stiamo vivendo. Uno dei motivi individuati dagli esperimenti dell’economia comportamentale sta nella cosiddetta “procedural utility”, che dimostra come le persone tendano ad essere favorevoli ad una certa decisione se sono state coinvolte ed hanno partecipato in qualche modo al processo, mentre al contrario tendano ad essere contrarie alla stessa decisione quando questo non succede.
“La Rivoluzione delle Cittadinanza Attiva”. Lungo questa direzione “La rivoluzione della cittadinanza attiva”, l’ultimo saggio di Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, e collaboratore di Repubblica-Mondo Solidale – suggerisce che se vogliamo ridare linfa e vitalità alla nostra democrazia dobbiamo dare forza a tutti quei processi partecipativi che rendono i cittadini protagonisti. Partendo dagli studi sulle determinanti della soddisfazione e ricchezza di senso di vita che identificano nella “generatività” (cioè la combinazione di creatività ed impatto sociale delle proprie azioni) la sorgente fondamentale della felicità. Possiamo avere reddito, salute ed istruzione, sottolinea l’autore, ma se restiamo sdraiati sul divano senza uno scopo non possiamo essere né generativi, né felici. L’ultimo miglio della felicità ha a che fare con il metterci in moto per un fine che ci appassiona, è espressività orientata ad un fine.
Il consumo e il risparmio responsabile. Il compito di politici ed istituzioni che hanno a cuore le sorti della democrazia (e anche il loro gradimento presso l’opinione pubblica) dovrebbe dunque essere quello di essere levatrici delle energie della società civile favorendo lo sviluppo di tutte le leve e percorsi di cittadinanza attiva. Nel libro si parla in particolare di alcuni di essi come quelli del consumo e risparmio responsabile, delle comunità energetiche, della gestione condivisa dei beni comuni, dei processi di co-programmazione e co-progettazione la cui importanza per la costruzione del nuovo welfare è stata sottolineata da una recente sentenza della Corte Costituzionale.
L’utopia del voto con il portafoglio. L’autore tratteggia a questo proposito l’utopia del voto col portafoglio ricordano che se tutti i cittadini fossero consapevoli del potere che hanno e capissero che quando acquistano o risparmiano stanno votando per un certo modello di mercato e lo facessero premiando le aziende leader nella capacità di coniugare qualità dei prodotti, dignità del lavoro e tutela dell’ambiente il mondo cambierebbe. Il libro sottolinea come il voto col portafoglio abbia fatto enormi progressi in finanza (soprattutto sul fronte ambientale) dove i criteri ESG sono oggi fondamentali nello screening delle imprese in cui investire e le aziende in ritardo nella transizione ecologica rischiano di essere penalizzate negli investimenti.
Un modo diffuso e partecipato di autoconsumo di energia. Una delle caratteristiche chiavi trasversali del nuovo protagonismo dei cittadini è quella del prosumerismo, ovvero dell’abbattimento dello steccato e della rigida divisione tra il ruolo dei consumatori, dal lato della domanda, e dei produttori dal lato dell’offerta, con i cittadini-consumatori che contribuiscono a nuove forme di produzione. Le direttive europee indicano da questo punto di vista la strada sul fronte energia stimolando la nascita delle comunità energetiche. Un modo nuovo diffuso e partecipato di produzione ed autoconsumo di energia con la quale i cittadini possono affrontare in modi nuovi il caro bolletta scegliendo le forme dell’autoconsumo collettivo condominiale o le vere e proprie reti di comunità energetiche che uniscono potenzialmente famiglie, comuni e imprese.
La rivoluzione francese di C’est qui le patron. In parallelo sul fronte del consumo responsabile la “rivoluzione francese” di “C’est qui le patron” ha visto un’associazione di migliaia di consumatori affrontare direttamente il problema del latte, con i produttori francesi schiacciati nella parte bassa della catena del valore e tassi di suicidio doppi rispetto alla media nazionale. I consumatori hanno constatato che bastavano 12 centesimi per litro di latte per migliorare le loro condizioni e hanno costruito assieme un nuovo prodotto lanciando “la marca del consumatore” che ad oggi ha venduto più di 350 milioni di pezzi in tutti i maggiori punti vendita della grande distribuzione francese ed ha iniziato da poco ad operare anche in Italia. Le istituzioni smart possono accompagnare questo percorso votando anch’esse col portafoglio negli appalti pubblici e creando incentivi e regole che orientino il sistema verso la generatività. Perché la cittadinanza attiva non è un lusso o un vezzo delle anime belle ma ciò che consente ad una democrazia di sopravvivere e di essere competitiva.
Fonte: Carlo Magni | LaRepubblica.it