Preoccupante il tasso di analfabetismo religioso in Italia
— 2 Maggio 2014 — pubblicato da Redazione. —Prendere l’iniziativa, coinvolgersi e accompagnare una risposta concreta all’analfabetismo religioso e alla fede light
Monsignor Galantino segretario generale della CEI, interviene alla presentazione del “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia” (Il Mulino),” realizzato dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII. Alla presenza del’ex-premier Giuliano Amato, attuale giudice della Corte costituzionale, a Massimo Campanini, storico dei paesi islamici dell’Università di Trento, a Mariella Enoc, vicepresidente della fondazione Cariplo, Marco Morselli, alla presidente dell’associazione per l’amicizia ebraico-cristiana, a Paolo Naso, sociologo delle Religioni dell’Università La Sapienza di Roma e ad Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna e curatore del volume.
Di fronte agli scoraggianti dati ci viene chiesto come indicato da Papa Francesco di «prendere l’iniziativa». Primerear perché l’esperienza religiosa non si riduca a uno sfondo anonimo a cui si presta un’attenzione interessata o peggio sospetta, fatta di “narrazioni” su Gesù e accompagnate da buoni sentimenti; tutti comunque assolutamente irrilevanti per la vita che conta.
Monsignor Galantino tra le ricette per cercare di superare la debole conoscenza religiosa degli italiani, ha richiamato Papa Francesco e la sua spinta al prendere l’iniziativa” (“primerear”) agendo soprattutto nell’ambito scolastico, in quello della produzione legislativa sulla libertà religiosa e nell’ambito della ricerca universitaria che attiene alle scienze religiose.
Ha evidenziato una certa “incapacità delle Chiese (cioè delle religioni) di reagire con pertinenza all’emergere di nuove culture”. Questa reazione deve partire dall’insegnamento della religione cattolica, “interrogandosi sull’effettiva rispondenza delle attuali forme di alfabetizzazione religiosa presenti nella scuola italiana”.
Anche il mondo della comunicazione ha la sua responsabilità, altro richiamo al Papa e ai “tre peccati dei media”, vale a dire “la disinformazione, la calunnia e la diffamazione”. Di essi, il più “pericoloso” è il primo perché significa “dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà”. Così – ha concluso – “una persona non può fare un giudizio perfetto perché non ha gli elementi e non glieli danno”.
Di fronte alla maggioranza di italiani “immersi in una fede light”, servono “contenuti di fede da adulti” che sono altro’ rispetto al pacchetto di dogmi e comandamenti, semmai anche conosciuti. Sono quelli che, radicati nel dato rivelato, permettono di formarsi e di avere una coscienza critica e una sensibilità capace di capire e di apprezzare le differenze, senza demonizzarle né volerle necessariamente omologare
Conclude con un richiamo alla Lumen fidei – enciclica scritta a quattro mani da Papa Benedetto e da Papa Francesco sulla fede -Tutto può essere sintetizzato nell’affermazione che la fede, senza negare il valore che ha ogni conoscenza razionale, non può essere ridotta a questa. La fede infatti è “esperienza di relazione”, attraverso la quale il credente viene inserito in un dinamismo di comprensione e di condivisione responsabile.
Per saperne di più:
Intevento di Monsignor Galantino
“Senza contenuti la fede rimane light” – Chiesa Cattolica Italiana
Rapporto sull’analfabetismo in Italia – Letteratura RAI.it