Prima regola: alzarsi dalla sedia! La Scienza non è mai stata tanto chiara: a maggior sedentarietà corrisponde maggior probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete, obesità, cancro al colon, osteoporosi e anche ansia e depressione. Tanto che chi sta seduto più tempo mostra rischi più elevati di morte prematura rispetto a chi ha vite più attive

Poche e semplici le contromisure da adottare per chi è costretto alla scrivania: alzarsi e camminare ogni 30 minuti, stare in piedi mentre si telefona o si ascoltano podcast, riconvertire la propria postazione di lavoro da una classica a una “standing” e preferire posti all’aperto per le riunioni con i colleghi.

Quanto può farci male una sedia

Sedersi fa piacere, lo sappiamo, specie dopo una lunga passeggiata, un turno lavorativo stressante o uno sforzo fisico intenso. Seduti si conversa, si mangia, si medita. Ma occhio a non esagerare: oggi sappiamo che passare troppo tempo su divani, poltrone e sedie da ufficio fa male alla salute, proprio come fumare, respirare aria inquinata o bere alcol.

Secondo Oms, la sedentarietà è il quarto fattore di rischio per mortalità generale e causa 3.2 milioni di vittime ogni anno. E attenzione: il termine “sedentarietà” non va inteso solo come attività fisica insufficiente durante la giornata, ma anche e soprattutto come uso eccessivo della posizione seduta.

Sono molti gli studi a dimostrare che perfino nelle popolazioni più attive fisicamente crescono l’incidenza del sovrappeso e delle patologie croniche all’aumentare delle ore passate comodamente seduti. A testimoniarlo, arriva un nuovo studio condotto da Scott Lear, professore alla Simon Fraser University di Burnaby e dal dottor Wei Li, dell’Accademia delle Scienze Mediche di Pechino, due tra i maggiori esperti di prevenzione delle malattie dell’apparato cardiorespiratorio.

Lo studio che dimostra i danni da sedentarietà

Pubblicato su JAMA Cardiology, si tratta di uno dei lavori epidemiologici più completi finora prodotti, con una popolazione di partecipanti di oltre 100 mila donne e uomini dai 35 ai 70 anni osservati per un decennio. I risultati sono chiari e vanno ad aggiungersi a un vasto corpo di evidenze ormai assodate sui mali della sedentarietà e sulle sue conseguenze sanitarie. “Il messaggio forte e immediato che vorrei passasse – spiega Lear, primo autore – è di minimizzare già da ora il tempo che si trascorre seduti”.

Ma quanto fa male la sedentarietà in concreto? I numeri sono impietosi: chi sta seduto dalle 6 alle 8 ore al giorno ha un rischio del 12-13% maggiore di andare incontro a morte prematura, mentre chi è costretto sulla sedia per più di 8 ore arriva a +20% rispetto a chi si muove durante la giornata. Aumentano in particolare il rischio di sviluppare diabete, cancro al colon e alla mammella, così come il tessuto adiposo, la pressione sanguigna e il colesterolo.

Quali strategie adottare

Ma allora che fare, in un mondo in cui il’82% dei lavoratori scrive al pc da una scrivania dal mattino alla sera? “Chi è obbligato a star seduto per lavoro o per qualsiasi altro motivo, può svolgere una routine di esercizi in momenti diversi della giornata. O comunque dovrebbe alzarsi ogni 30-40 minuti“, risponde l’esperto. Dall’analisi internazionale emerge infatti un dato concreto per aiutarci a migliorare la nostra routine quotidiana: anche pochi minuti di attività fisica al giorno contano e migliorano da subito le nostre condizioni di salute.

Nel gruppo dei soggetti con tempi di “inattività” superiori alle quattro ore, per ogni mezz’ora sottratta alla sedia e “riconvertita” in movimento, si riducono del 2% i rischi di sviluppare malattie cardiovascolari, sindrome metabolica, obesità e alcuni tipi di cancro. In breve: due ore di movimento (non necessariamente intenso) al giorno significano -8%.

I ricchi passano meno ore seduti

Il lavoro degli esperti mette in risalto poi una tendenza interessante: la correlazione tra tempo passato da seduti e maggior mortalità è più pronunciata nei paesi a basso reddito. In altre parole, chi è più ricco sembra soffrire meno la sedentarietà. Ciò ha portato i ricercatori a ipotizzare che stare seduti in paesi sviluppati sia tipicamente associato a uno status socioeconomico migliore, lavori a reddito ancor più elevato e di conseguenza migliori mezzi per affrontare cure e prevenzione.

Ma quanto è penetrata la sedentarietà nella nostra vita occidentale? In Europa si sta seduti meno che negli Stati Uniti, ad esempio: cinque ore in media contro sei e mezza durante la giornata. Il 18.5% degli europei sta seduto più di sette ore e mezza su ventiquattro, quota che sale al 25% negli Usa. Anche il nostro Paese non brilla per iperattività, con la percentuale di italiani sedentari che è passata dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità.

Fonte:LaRepubblica.it