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Il Papa: “sì” alle armi all’Ucraina per “difesa”. Ma esistono dei limiti

“Difendersi è non solo lecito, è anche un’espressione di amore alla patria”

L’invio di armi all’Ucraina è lecito secondo Papa Francesco? «Questa è una decisione politica, che può essere morale, cioè moralmente accettata se si fa con le condizioni di moralità»: così ha risposto il Papa, sul volo di rientro dal Kazakhstan, ad un giornalista che gli ha fatto la domanda sull’invio di armi in Ucraina.

«Può essere immorale – ha evidenziato il Papa – se viene fatta con l’intenzione di provocare più guerra, o di vendere le armi o scartare quelle che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto. Difendersi è non solo lecito, è anche un’espressione di amore alla patria».

“Chi difende ama”

«Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama. Invece chi difende ama», ha proseguito Francesco, secondo cui «si dovrebbe riflettere ancora di più sul concetto di guerra giusta, perché tutti oggi parlano di pace, da tanti anni le Nazioni Unite parlano di pace, fanno tante cose di pace. Ma in questo momento quante guerre sono in corso?». 

Uciekający przed wojną mieszkańcy Irpienia przedostają się przez zniczony most

Le peggiori guerre in corso nel mondo

E ha elencato: «Ucraina e Russia, poi adesso Azerbaigian e Armenia, si è fermata un po’ perché è uscita la Russia come garante, ma fa il garante qui e la guerra lì. Poi c’è la Siria, dieci anni di guerra che non si ferma. Poi c’è il Corno d’Africa, l’Eritrea, che è parte dell’Etiopia, poi c’è il Myanmar, e questo popolo sofferente che io amo tanto, i Rohingya, che gira, gira, gira come uno zingaro e non trova un posto». «Ma stiamo in una guerra mondiale!», ha esclamato il Pontefice (Ansa, 15 settembre).

La precisazione

Papa Francesco si è sempre schierato contro la guerra tra Russia e Ucraina e «ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l’aggressione russa dell’Ucraina. Non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito – ha precisato il Segretario di Stato Vaticano, il card. Pietro Parolin –, né è apparso equidistante. E’ stato, per così dire, “equivicino”, cioè vicino a quanti soffrono le conseguenze nefaste della guerra (.,..)» (Aleteia, 9 agosto 2022).

Il Catechismo e il diritto alla legittima difesa

Sul volo di rientro dal Kazakhstan, rispetto alla domanda sull’invio delle armi all’Ucraina, il Papa non ha fatto altro che attenersi al Catechismo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 2258-2317) spiega che tutti gli esseri umani hanno diritto alla legittima difesa, che è una conseguenza del proprio diritto alla vita. C’è di più: è un dovere di ciascuno di noi difendere la propria vita e quella altrui.

Il “giusto motivo”

Anche se in un mondo segnato dal male e dal peccato, esiste il diritto alla legittima difesa con armi e per giusti motivi. Ma il suo senso non è incentivare l’uso delle armi, bensì di limitarlo. È un’alternativa che dipende da un “giusto motivo”, e come dice il testo, va accompagnata dal dovere di fare tutto il possibile per minimizzare e ancor più eliminare le cause della violenza.

“La legittima difesa – si legge nel Catechismo – oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità” (§2265).

SOLDATI, GUERRA, FUCILI
Soldati in Ucraina.

Fare di tutto per non uccidere l’aggressore ingiusto

Secondo la dottrina cattolica, bisogna quindi fare di tutto per non uccidere, anche l’aggressore ingiusto, ma se non c’è altro modo per difendere la propria vita e quella di persone innocenti, la vita da sacrificare è quella dell’aggressore. È quello che la morale cattolica indica come “male minore”, e si può sostenere solo quando non si hanno alternative per compiere il bene (Aleteia, 26 aprile 2020).

Benedetto XVI: applicare il “principio della sufficienza”

Benedetto XVI parla del «principio della sufficienza»: dobbiamo avere solo le armi necessarie per garantire la nostra sicurezza. San Giovanni Paolo II considerava che la pace non si potrà raggiungere finché «non potrà essere garantita finché la sicurezza basata sulle armi non sia gradualmente sostituita da una sicurezza fondata sulla solidarietà della famiglia umana».

Come si garantisce la sicurezza dei cittadini?

Il problema reale non è dottrinale, ma pratico: qual è il modo migliore di garantire la sicurezza dei cittadini? La Chiesa riconosce il diritto della popolazione di armarsi se è necessario per garantire la sua sicurezza, ma se ci sono alternative indica queste altre forme.

La rivendicazione più efficace per garantire la sicurezza della popolazione, però, secondo la Chiesa, è aumentare l’efficienza delle organizzazioni di sicurezza pubblica e non il numero di armi disponibili (Aleteia, 26 ottobre 2021).

Fonte: Gelsomino DEL GUERCIO |  Aleteia.org

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