Spesso mi rendo conto che le persone con cui mi capita di avere a che fare, e che magari vorrei provare ad aiutare (ben sapendo che io sono esattamente una di loro, bisognosa di aiuto, ma questo è un altro capitolo), avrebbero bisogno oltre che di aiuto spirituale, anche di sostegno psicologico. E, poiché come tutte le donne presiedo il Comitato di miglioramento del mondo, mi metto a cercare nomi di persone giuste a cui indirizzarle. Qualcuno che sappia armonizzare il percorso umano con quello di fede: è ovvio infatti che la visione esistenziale cambia completamente il modo di porsi davanti ai problemi. A uno sposo o sposa che affronta il tradimento, a chi sta davanti al dolore per un figlio, a chi vuole lasciare tutto per cercare se stesso, le risposte da dare cambiano completamente a seconda dell’idea di uomo che si ha (l’amico che vuole cercare se stesso lasciando la moglie si può sempre prendere a ceffoni, cristianamente).
Il problema è che non è facile trovare e proporre l’aiuto giusto, perché come scrive lo psicologo Stefano Parenti, “anche gli psicologi cattolici subiscono il processo di secolarizzazione che avvolge il XXI secolo. Non si sono formati sui testi della tradizione, che annovera “pezzi grossi” come Aristotele, Agostino, Bernardo, Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loyola… Non hanno neppure incontrato la teologia del corpo di Giovanni Paolo II o, se lo hanno fatto, l’hanno lasciata fuori dalla stanza di terapia. Sono stati istruiti in modo tale da pensare che la psicologia sia nata con Wundt e con Freud e che il mondo cattolico fosse solamente un portato del passato, da superare o, alla meglio, da tollerare”.
Quelli che non la pensano così si ritroveranno insieme a Roma a gennaio prossimo. Tra i relatori si alterneranno i sacerdoti mons. Rino Fisichella e Luigi Epicoco, e professionisti come Mariolina Ceriotti Migliarese e Vittoria Maioli Sanese. Il convegno è aperto a tutti, anche a noi che presiediamo i Comitati di miglioramento del mondo senza alcun titolo.
Qui un contributo di Stefano Parenti sul tema del lavoro che, non so a voi, a me interessa molto, soprattutto adesso alla ripresa dell’anno.
Elezioni politiche di qua, monastero wi-fi di là…la vita non si ferma mai ed è pienissima! Ogni fine settimana una nuova avventura. Che frullatore! La famiglia è l’unica costante in una formula che spesso non assomiglia proprio ad una equazione: la parte delle fatiche straborda sempre di più di quella del riposo. Ma c’è anche un secondo fattore, di cui si parla poco, anzi: no! Se ne parla tantissimo! Ma in genere per lamentarsene: il lavoro. Anche il lavoro è una costante, spesso troppo fissa, monotona, ripetitiva. Oppure è avvolgente, come l’acqua per i pesci. È facile dunque ritrovarsi dopo qualche tempo con le batterie scariche, senza più entusiasmo per la propria mansione quotidiana. Accade specialmente a chi si è lanciato nei primi anni, senza però aver chiarito il senso ultimo per cui si è chiamati a lavorare. Ma anche a chi questo senso l’ha perso nel tempo. Proviamo allora a ricordare le quattro ragioni per cui la saggezza tradizionale (e con essa la Chiesa) ha da sempre richiamato le persone ad una sana concezione del lavoro. Perché lavorare? Innanzitutto, per sopravvivere, questo è banale. Il famoso “giorno di pagamento del mese” tanto atteso, o ancora di più, il premio, la categoria. Tutti passaggi ambitissimi. Bene, ma questo non basta: motiva per un po’, ma non per molto. Il lavoro ha anche due finalità educative dell’umano: aiuta a temprare le emozioni e combattere i vizi. Chi non vive lo sconforto, talvolta, all’inizio di una lunga giornata di sudore? E chi non ha mai sperimentato il rischio della pigrizia da una parte, o dell’affanno dall’altra (il celebre lavorismo, tanto caro ai milanesi)? Ecco: lavorare educa le passioni a sottostare al giudizio della ragione, ovvero allena le virtù della fortezza e della temperanza. State forse pensando che si tratti di un linguaggio vetusto e fuori moda? Può darsi. Eppure, i “fannulloni” così come gli “scoppiati” ci circondano, ieri come oggi. A loro farebbe un gran bene ricordare che il lavoro può aiutare a perfezionarsi, cioè a rendersi uomini migliori. In tutto, non solamente alla scrivania. Infine, c’è l’ultima ragione spesso ricordata dalla Chiesa: col lavoro si costruisce il mondo. Si porta, insomma, il proprio contributo, con personalità, originalità e magari bellezza. È quello che un tempo si chiamava vocazione: sono al mondo per aiutare mia moglie, per crescere i miei figli (per un certo tempo) e per portare avanti una certa attività. Nel fare tutto questo costruisco me stesso ed edifico la realtà (di cui fa parte anche la Chiesa di Cristo). Cosa c’è di più bello del lavoro se letto da questa prospettiva!
Riprendere queste quattro ragioni aiuta a ritrovare un amore perduto. Senza amore non si costruisce nulla che tenga nel tempo. Tra le molte professioni che meritano un approfondimento ed una riscoperta del loro valore vi è senza dubbio quella dello psicologo. L’Associazione di Psicologia Cattolica dedica un convegno a questo argomento: chi è lo psicologo cattolico? L’identità del professionista che appartiene alla Chiesa non è scontata. Quante volte sentiamo amici e conoscenti che chiedono un parere: con chi faccio parlare mia figlia? A chi mi rivolgo di fidato? Negli anni si è visto che non basta dirsi cattolici per poi praticare una psicoterapia in sintonia con il Magistero della Chiesa. Ecco che l’Associazione desidera riflettere sul connubio imprescindibile tra la tradizione e la contemporaneità, tra la visione dell’uomo promossa dalla Chiesa e le modalità di intervento nel XXI secolo.
Si terrà a Roma nel prossimo gennaio ed è una occasione unica, per professionisti o appassionati della materia, per approfondire uno sguardo cristiano su di una disciplina tanto importante oggigiorno.
Ci sarà la possibilità di iscriversi solamente al Convegno, al costo convenientissimo di 30 euro, oppure di aggiungere il soggiorno presso la struttura, secondo quanto indicato nel sito dell’associazione.
Le iscrizioni chiudono il 10 di Ottobre, ed è possibile registrarsi sul sito www.psicologiacattolica.it
Fonte: CostanzaMirianoBlog.com