Alla sospensione “si è giunti tenendo conto dell’insieme di tutte le esternazioni da lui fatte nell’arco di almeno cinque anni, in particolare su temi teologici, sulle unioni di persone dello stesso sesso, sul rapporto fra le varie spiritualità e religioni, sui libri sacri e la verità, sul fine vita e l’eutanasia”, scrive il vescovo della Spezia. Ma non è “né una scomunica, né una dimissione dallo stato clericale. Nell’attuale situazione gli viene chiesto di vivere questo tempo di silenzio in preghiera e riflessione”.
“Ho seguito con attenzione quanto è stato detto e scritto in questi giorni, a seguito del provvedimento della sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali e dalla predicazione nei confronti del sac. Giulio Mignani. Certamente, le ottime doti di carattere e di relazione umana di don Giulio non possono non suscitare le espressioni di vicinanza che molti gli stanno rivolgendo. È generoso e desideroso di essere presente in mezzo alla gente, con l’ascolto e la vicinanza. Io stesso avevo voluto facesse parte del consiglio presbiterale, l’avevo confermato vicario ed era anche stato chiamato ad essere uno dei delegati diocesani che parteciparono, assieme a me, al convegno ecclesiale di Firenze del 2015.
Tuttavia, dal gennaio 2017 ha iniziato a rilasciare esternazioni pubbliche non conformi all’insegnamento del Magistero. Ogni volta ho avuto occasione di colloquiare cordialmente con lui, richiamandolo all’osservanza degli impegni pastorali e canonici liberamente assunti con la Sacra Ordinazione. Gli episodi sono però continuati nel tempo e, nello scorso dicembre, si è giunti a dovergli notificare che, se fossero state rilasciate ulteriori esternazioni, sarebbe incorso nella sospensione. A questo si è giunti tenendo conto dell’insieme di tutte le esternazioni da lui fatte nell’arco di almeno cinque anni, in particolare su temi teologici, sulle unioni di persone dello stesso sesso, sul rapporto fra le varie spiritualità e religioni, sui libri sacri e la verità, sul fine vita e l’eutanasia. Ultimamente, nel mese di giugno, si è aggiunta anche quella in merito all’aborto.
Proprio questi due ultimi interventi, di fondamentale importanza perché legati al valore inviolabile di ogni vita umana, fatti dopo la notifica del precetto, hanno portato a constatare e, conseguentemente, a dichiarare che era in corso nella sospensione. Richiamare l’agire di un presbitero alla fedeltà dell’insegnamento del Magistero non è solo legittimo, ma anche doveroso, sia nei confronti del sacerdote sia verso i fedeli. Peraltro, la sospensione in cui è in corso non è né una scomunica, né una dimissione dallo stato clericale. Nell’attuale situazione gli viene chiesto di vivere questo tempo di silenzio in preghiera e riflessione. D’altronde don Giulio è ben consapevole e responsabile dei suoi atti e di ciò che ne consegue.
Ci vorrà tempo, ma il dialogo e il cammino rimangono aperti. Con ciò non viene certamente messa in discussione la necessità della vicinanza, dell’ascolto, del rispetto e dell’accoglienza di ciascuno. Però non si tratta di mettere a confronto delle opinioni o dei modi di vedere, ma di procedere in un cammino di rinnovamento pastorale, nella concretezza della vita delle persone, nelle loro sofferenze, nelle loro fatiche, perché possa risplendervi la luce del Vangelo. A tal proposito, la Parola di Dio, la Tradizione e il Magistero della Chiesa sono elementi fondamentali e inseparabili sui quali i fedeli devono fondare la loro vita, e i pastori anche il loro ministero. A tutti rivolgo l’invito ad unirsi in preghiera in questo momento particolare della vita della nostra Chiesa locale”.
Fonte: CittàdellaSpezia.it