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Cinque scandalosi peccatori divenuti (grandi) santi

Essere santi non significa essere perfetti, ma soprattutto invocare continuamente il perdono e la misericordia di Dio.

San Gregorio Magno, gigantesco papa tardo-antico, è considerato uno dei più grandi santi di tutti i tempi: brillava non solo per la sua generosità e per il suo zelo come pastore di anime, ma anche per la sua grande umiltà. Si pensa spesso (a torto) che i santi siano esseri umani senza difetti, mentre essi sono anzitutto uomini e donne che ripongono in Dio tutta la loro fiducia.

Tutti siamo chiamati a diventare santi, e i nostri errori non ci impediscono mai di rispondere a questa divina vocazione. San Gregorio stesso riconosceva i propri torti in una omelia in cui ha spiegato i suoi doveri di pontefice accusando le proprie numerose mancanze:

Non nego di essere colpevole, perché vedo bene il mio torpore e la mia negligenza. Forse il riconoscimento dei miei difetti mi varrà il perdono del giudice compassionevole. Quando vivevo in una comunità monastica riuscivo a tenere a freno la lingua, a disinteressarmi delle chiacchiere vane e a dedicare continuamente il mio spirito alla disciplina della preghiera. Da quando però ho preso sulle spalle il fardello pastorale, non sono riuscito a dedicarmi interamente a queste cose perché la mia mente è stata distratta da numerose responsabilità.

San Gregorio non si risparmia, in questo discorso, e svela anche il proprio modo di peccare, soprattutto quando si ritrova in ambienti favorevoli alle sue cadute:

Spesso dovevo ascoltare pazientemente chiacchiere inutili, e siccome anche io sono debole progressivamente venivo attratto dalle discussioni vane e mi sorprendevo a dire quelle cose che prima neanche ascoltavo; all’improvviso mi ritrovavo bello disteso nel luogo in cui temevo di scivolare. Chi sono io? Che razza di custode sono? Non resto sulla cresta dell’onda, e invece mi trovo a languire nelle profondità della mia debolezza.

Ad ogni modo, la ragione per la quale egli è santo non è la sua debolezza, ma quanto ha poi spiegato nella sua omelia:

Il creatore e salvatore dell’umanità, tuttavia, può donarmi – per quanto io sia indegno – la grazia di vedere la vita nel suo insieme e la forza di parlarne efficacemente. È per amor suo che non smetto di predicarlo.

Malgrado la sua debolezza, san Gregorio accetta la grazia di Dio nella propria vita e fa di tutto per amore suo. Ecco perché la Chiesa lo ha dichiarato santo e lo addita come degno di imitazione. Quando osserviamo la nostra vita, dobbiamo riconoscere i nostri errori, ma invece di adagiarci e di piangerci addosso dobbiamo accettare la clemenza e il perdono di Dio. Lo scopo non è (solo) evitare le cadute, ma (soprattutto) rialzarci ogni volta che cadiamo.

 

Santa Pelagia, la libertina

Spesso chiamata “Pelagia la penitente”, “l’eremita” o “la libertina”, Pelagia visse ad Antiochia nel V secolo. Una storia attribuita a un diacono di Eliopoli racconta che Pelagia fu attrice e prostituta tra le più celebri della città. Un giorno avrebbe ascoltato un sermone del vescovo Nonno, sulla bellezza del Paradiso. Sconvolta, divenne penitente e fervente cristiana.

Santa Pelagia, la libertina

San Dima, il buon ladrone

Dimaco è certamente uno dei criminali-divenuti-santi più celebri nella Chiesa cattolica. Era il ladrone “buono” o “penitente”, crocifisso al fianco di Gesù, e questi gli promise apertamente il paradiso. Si sa pochissimo su quest’uomo, ma una tradizione gli ha dato il nome di “Dimaco” (che può voler dire “crepuscolo” o “morte”). Quel che è certo è che agli occhi dei Romani era un criminale reo di morte.

San Dima, il buon ladrone

San Matteo, pubblicano

Matteo era un galileo del I secolo. Secondo i Vangeli, i suoi correligionari lo avrebbero odiato perché vedevano il suo mestiere come una forma di collaborazionismo. Quando Matteo invitò Cristo a casa propria, gli scribi e i farisei criticarono Gesù per aver condiviso un pasto col peccatore. Gesù rispose loro le celebri parole: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, perché si convertano» (Lc 5,32).
San Matteo, pubblicano

Santa Maria Egiziaca, la tentatrice

Maria lasciò la famiglia a 12 anni per andarsene ad Alessandria, dove visse dissolutamente. Rifiutò spesso il denaro che le veniva offerto: voleva unicamente assecondare la propria inesauribile lussuria. Un giorno si recò a Gerusalemme per la festa dell’esaltazione della Santa Croce, sperando di trovare qualche partner fra i pellegrini. Davanti al Santo Sepolcro, l’immagine della Santa Vergine la sconvolse. Si pentì e si ritirò nel deserto.
Santa Maria Egiziaca, la tentatrice

Sant’Agostino, il confessore

Agostino fu teologo, filosofo e vescovo di Ippona (oggi in Algeria). I suoi scritti hanno contribuito grandemente allo sviluppo della filosofia occidentale e della cristianità. È uno dei quattro principali padri della Chiesa latina. Le sue Confessioni, che possono essere viste come una meditazione autobiografica sulla libertà umana in sinergia con la grazia divina, rivelano la sua vita dissoluta e il movimentato cammino della sua conversione.
Sant'Agostino, il confessore

 

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