Un’attivista femminista ha simulato l’aborto di Gesù da parte della Vergine davanti all’altare di una chiesa
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso a favore di un atto blasfemo contro la Madonna, commesso nel 2013 dal gruppo femminista radicale Femen.
In quella triste occasione, un’attivista del gruppo ha simulato addirittura l’aborto di Gesù da parte della Vergine Maria davanti all’altare della chiesa della Madeleine, a Parigi, a seno nudo e indossando un piccolo velo celeste, colore associato dalla tradizione cattolica alla Madonna.
Con le braccia a forma di croce, la donna teneva nelle mani due pezzi di fegato di bue che rappresentavano l’aborto del Bambino Gesù. Il corpo della femminista esibiva frasi come “Natale cancellato” e riferimenti alla rivendicazione storica dell’aborto legale in Francia.
L’attivista è stata condannata a un mese di carcere e a una multa di 2.000 euro, ma quasi dieci anni dopo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso di condannare lo Stato francese a indennizzarla di circa 10.000 euro per violazione della sua “libertà d’espressione”.
Giudizia ideologizzata
Per il tribunale, l’atto grottesco, profondamente offensivo dei sentimenti religiosi dei cristiani e perpetrato invasivamente all’interno di una chiesa, avrebbe “contribuito al dibattito pubblico sui diritti delle donne, più specificatamente sul diritto all’aborto”.
Va ricordato che la stessa Corte ha negato ripetutamente il diritto di vari genitori britannici di proteggere i propri figli malati da decisioni giudiziarie che imponevano loro di staccare in modo forzoso le apparecchiature di sostegno vitale, sostenendo che non c’erano più possibilità di guarigione e che quindi accelerare la morte di quei bambini avrebbe rappresentato “il loro migliore interesse”.
In questo senso, i casi con maggiori ripercussioni sono stati quelli di Charlie Gard, Alfie Evans e Alta Fixsler, e, più di recente, di Archie Battersbee.
Mentre nega il diritto delle famiglie di lottare per la vita dei propri figli, la “Giustizia” promuove in modo esplicito l’inesistente “diritto” all’aborto libero e l’altrettanto inesistente “diritto” di aggredire la sensibilità religiosa in nome di una distorta “libertà d’espressione”.
Due pesi e due misure
Di fronte alla sempre più smaccata distorsione ideologica da parte dei tribunali, il giurista Gregor Puppinck, presidente del Centro Europeo per il Diritto e la Giustizia, ha criticato la politica del “due pesi e due misure” della Corte in materia di libertà di espressione e libertà religiosa.
Puppinck ha ricordato a mo’ di esempio che un oratore austriaco è stato condannato nel 2018 per aver affermato che la relazione sessuale di Maometto con Aisha, una bambina di 9 anni, era un caso di “pedofilia”. Per il tribunale, la dichiarazione indicava una “generalizzazione senza alcuna base fattuale”, e “probabilmente” avrebbe suscitato un’“indignazione giustificabile” tra i musulmani.
Tracciando un paragone con la sentenza diametralmente opposta della stessa Corte in relazione all’atto blasfemo contro la Madonna, Puppinck ha affermato:
“Come non vedere un doppio standard unito a una cecità colpevole? Il conferenziere austriaco ha solo detto la verità, con decenza e discrezione, mentre l’obiettivo di Femen era ferire e offendere. La Corte non avrebbe mai appoggiato una dimostrazione così macabra se si fosse verificata in una moschea o in un tribunale”.
Il Centro Europeo per la Legge e la Giustizia ha creato una campagna online di sostegno agli autentici diritti umani.
Fonte: Francisco Vêneto | Aleteia.org