Il rapporto dei maltesi con la Vergine Maria è antico come la loro fede: una storia d’amore, miracoli e devozioni
Blu come il mare, o come il manto della Vergine Maria. Malta non è solo coste e immersioni. In questa terra, la devozione mariana è antica e sentita. Nell’isola si trovano diversi santuari mariani, riconosciuti come miracolosi.
Le narrazioni bibliche sono molto povere di dettagli quando si tratta di descrivere fisicamente i “personaggi”. Gesù non fa eccezione, e neanche la Vergine Maria. Per questo, fin dagli albori del cristianesimo, gli artisti, si sono affidati molto al canone artistico del loro tempo. Ma non San Luca, che invece avrebbe ritratto dal vivo la Vergine Maria. Egli è considerato l’autore del primo “ritratto” della Madonna, per volontà di quest’ultima. Le Chiese orientali lo considerano l’originale “iconografo”, colui che ha “scritto” la prima icona della Vergine, nota come “Hodigítria”, colei che indica la via.
Discepolo di San Paolo, è autore del terzo Vangelo e degli Atti degli apostoli, dove narra anche il naufragio di Paolo a Malta, avvenuto nel 60. È così che il cristianesimo è arrivato nell’isola nel cuore del Mediterraneo. Da allora – e ancora oggi – i maltesi sono tra i più appassionati cattolici del mondo e hanno un rapporto speciale con la Vergine Maria. Il piccolo arcipelago conta più di una chiesa per chilometro quadrato. La maggior parte sono dedicate alla Madonna. Alcune sono note per le numerose grazie, avvenute nel corso dei secoli. Lo confermano i numerosi ex voto, testimonianze dei miracoli ricevuti.
La Madonna delle Rovine: la Madonna Tal-Ħerba
Nel cuore del vecchio villaggio di Birkirkara, si trova una piccola chiesa dedicata alla Vergine Maria, ancora oggi tra i santuari più noti e visitati dell’arcipelago. Originariamente, fu costruita in mezzo a macerie e rovine, da cui probabilmente il nome di Madonna Tal-Ħerba, che significa appunto “rovine”. La Vergine è raffigurata con Gesù in braccio e con lo sguardo sulle anime del Purgatorio. Non c’è una data certa dell’erezione del santuario originale. Nel 1575, al tempo della visita pastorale di mons. Pietro Dusina, era già un santuario mariano molto conosciuto, ma non ancora indicato come Tal-Ħerba. Ma già pochi anni dopo, nel 1615, il vescovo di Malta si riferiva a questa chiesa come Tal-Ħerba, dedicata all’Assunzione di Maria.
Qui la Vergine Maria ha voluto mostrare la potenza e la misericordia del suo cuore. Un fiume di grazie ha inondato i fedeli che pregavano la Beata Vergine Maria davanti alla sua immagine nella piccola chiesa di Tal-Ħerba. Testimonianze di queste grazie ricevute sono i numerosi ex voto. Si tratta di dipinti di piccole dimensioni donati al santuario come ringraziamento, e che raffigurano la grazia ricevuta. Nel santuario della Madonna di Tal-Ħerba ci sono oltre 500 ex voto, a partire dal tardo XVI secolo.
I dipinti erano commissionati a pittori detti “madonnari”. I dipinti erano commissionati a pittori detti “madonnari”. Alcuni sono rudimentali e molto semplici, altri più elaborati, alcuni sono dono di singoli, altri di gruppi. Tra i soggetti più ricorrenti, quelli riguardanti la vita marittima. I maltesi, infatti, erano spesso impiegati nella navigazione, come corsari o al servizio dell’Ordine degli Ospitalieri prima e della Corona Britannica poi. Tempeste, battaglie, malattie, pericoli della navigazione sono i motivi per cui questi uomini alzavano suppliche alla Vergine.
Se questo tipo di soggetto si trova in molti santuari mariani nell’isola di Malta, il santuario di Tal-Ħerba si caratterizza anche per diversi ex voto di donne che hanno fatto voto alla Vergine Maria per superare il problema di partorire figli che nascevano morti. In molti dipinti si vede la donna, spesso raffigurata ancora a letto, con il bambino appena nato grazie all’intercessione della Vergine, a volte anche con il bambino nato morto da un parto precedente, oppure con i figli intorno a cui insegna a pregare la Madonna di Tal-Ħerba.
Santuario e Grotta: La Madonna di Mellieħa e quella di tal-Għar
Il Santuario nazionale della Madonna di Mellieħa è il più antico dell’arcipelago maltese. Esso ha una lunga storia avvolta nel mistero e nella tradizione. Una delle tradizioni più antiche vuole che l’evangelista Luca, abbia dipinto l’affresco durante il suo soggiorno a Malta, con San Paolo, nel 60 d.C.. Un’altra tradizione racconta che, nel 409, alcuni vescovi cattolici visitarono la grotta e la consacrarono come chiesa. Tuttavia, l’icona attuale è di origine tardo siculo-bizantina, probabilmente risalente al XIII secolo. Nei secoli successivi la devozione per l’icona aumentò notevolmente. Qui i pellegrini hanno da sempre chiesto grazie alla Vergine Maria, che come testimoniato dai numerosi “ex voto” custoditi in sacrestia, non ha tardato a concederle.
L’iconografia del dipinto riflette la definizione del Concilio di Efeso (431) di Maria come Theotokos (portatrice di Dio). La Madonna porta Gesù tra le braccia. I lavori di restauro hanno messo in luce alcuni “segreti” dell’icona sacra: l’iscrizione “MAT DEI”, abbreviazione di “Madre di Dio”; un fiore o una stella sulla fronte della Madonna che rappresenta la sua eterna verginità. I dettagli delle due aureole – della Madonna e di Gesù -, come le perle, rappresentano la luce e la luminosità, e le tracce di colore scuro sull’aureola del Bambino, collegate, formano una croce al suo interno. Il colore originale del velo della Vergine Maria era una forte tonalità rossastra, il colore imperiale, simbolo di regalità. Il santuario di Mellieħa fa parte della Rete mariana europea, 20 santuari mariani di 20 diverse nazioni
Attraversata la strada, poco sotto il santuario (circa 50 gradini), si trova la cripta sotterranea della Madonna tal-Għar, una cappella del XVII secolo scavata nella roccia, per il grande amore di un commerciante siciliano, Mario de Vasi, un assiduo frequentatore del Santuario di Nostra Signora di Mellieħa. Per suo desiderio, nella grotta si trova anche una statua bianca della Madonna con in braccio Gesù Bambino. Una leggenda dice che la statua fu portata da questa cappella al santuario in tre diverse occasioni e ogni volta la ritrovarono al suo posto originale nella cappella sotterranea. Da allora è rimasta qui.
Alcuni eventi miracolosi si sono registrati nel 1887, nel 1888 e nel 1948, tutti riportati nei documenti custoditi nell’archivio del santuario: vari gruppi di persone, in giorni e orari diversi, riunite in preghiera, videro la statua della Vergine Maria che muoveva la mano destra in senso verticale e perpendicolare, facendo il segno della croce. Nel corso degli anni migliaia di pellegrini hanno visitato questo santuario sotterraneo e pregato la Madonna tal-Għar, attribuendole molti interventi miracolosi e guarigioni, sia spirituali che temporali. La guarigione e la nascita di un figlio sono tra le grazie più richieste. Le pareti della cappella sono ricoperte di testimonianze scritte di persone che hanno ricevuto la grazia richiesta.
Le tre Ave Maria, Nostra Signora di Ta’ Pinu
Gli inizi della devozione alla Beata Vergine di Ta’ Pinu sono così antichi da perdersi nel tempo. Prima di prendere il nome di Ta’ Pinu, la chiesa locale era una piccola cappella dedicata all’Assunzione. Nel 1575, il visitatore apostolico Pietro Duzina, delegato da Papa Gregorio XIII, la trovò in pessimo stato e ne ordinò la demolizione. Quando iniziò la demolizione, un operaio si ruppe un braccio al primo colpo: questo episodio fu considerato un segno divino e la cappella non fu demolita. La proprietà della cappella cambiò molte volte, finché Pinu Gauci – da cui poi il nome Ta’ Pinu – ne pagò il restauro e commissionò anche il dipinto dell’Assunzione della Beata Vergine Maria per l’altare principale
Nel 1883, questa modesta cappella di campagna, pressoché sconosciuta, divenne teatro di fatti miracolosi. Il 22 giugno di quell’anno, mentre passa davanti alla vecchia cappella, una contadina di nome Carmela Grima sentì una voce di donna che la invita a entrare. La stessa voce le chiese di recitare per tre volte l’Ave Maria. Più tardi confesserà l’accaduto a un amico, Pietro Portelli, scoprendo che anche lui, nei pressi della cappella, aveva sentito la voce misteriosa. Successivamente la madre di Portelli, affetta da grave malattia, era miracolosamente guarita. La notizia si diffuse rapidamente e i fedeli cominciarono ad accorrere.
Nel 1920 iniziarono i lavori dell’odierno santuario, che fu aperto nel 1931. La chiesa neo-romanica sorge intorno alla vecchia cappella – rimasta intatta dietro l’altare – che ospita ancora il miracoloso dipinto dell’Assunzione di Nostra Signora. Oggi il santuario nazionale di Ta’ Pinu è il più importante santuario dell’arcipelago, meta di pellegrini locali e stranieri. Molti di loro tornano a Ta’ Pinu per ringraziare per una grazia ricevuta: gli ex-voto ricoprono letteralmente le pareti di due stanze vicino alla sacrestia. Tra questi anche quello di Giovanni Paolo II: mentre viaggiava diretto in Tanzania, il suo aereo, per un guasto tecnico, dovette effettuare un atterraggio d’emergenza a Malta. Ancora una volta il papa polacco, vide in tutto ciò la mano protettrice della Vergine Maria.
I Papi del XX secolo hanno venerato in modo speciale la Madonna di Ta’ Pinu. Pio XI nel 1935 inviò un suo delegato, il cardinale Alessio Lepicier, a incoronare l’immagine della vergine. Giovanni Paolo II, nel maggio 1990, fu il primo Papa a visitare questa cappella, dove si raccolse in preghiera silenziosa davanti a questa immagine. Dopo la Messa, celebrata davanti al santuario, il dipinto fu portato fuori e furono applicate 5 stelle dorate intorno al capo della Vergine Maria. Benedetto XVI visitò Malta nel 2010. In quell’occasione, l’immagine della Vergine fu portata dal santuario di Gozo a Malta. Il Papa donò una rosa d’oro alla Vergine ed esortò i maltesi a pregare Nostra Signora di Ta’ Pinu e la chiamò “Regina della famiglia”. Papa Francesco ha visitato l’isola nell’aprile 2022 e ha sostato davanti all’immagine della Vergine nel santuario nazionale di Ta’ Pinu.
Nostra Signora della Grotta e i domenicani
Si dice che intorno al 1400 la Vergine sia apparsa a un cacciatore, che si era rifugiato in una cavità rocciosa a causa di una tempesta. In seguito a questo evento nacque il culto alla Madonna della Grotta, nell’odierna Rabat, all’epoca sobborgo di Mdina. I fedeli iniziarono presto a visitare la grotta e a pregare davanti all’immagine della Madonna. Il primo legato papale che conferma questa nuova devozione tra i maltesi è quello di Federico di Bordino, che nel suo testamento (1414) lasciò dell’olio per le lampade da accendere davanti all’immagine della Vergine Maria. La tradizione è sempre stata tramandata oralmente, finché, nel 1670, fu documentata dallo storico domenicano, P. Francesco Maria Azzopardo.
Le origini della chiesa risalgono all’arrivo dei frati domenicani nel 1450. L’ordine è molto legato alla Madonna ed è tradizione intitolare alla Vergine le chiese domenicane. Uno dei tre frati inviati a fondare il priorato era il maltese Pietro Zurchi, che sicuramente conosceva la devozione alla Madonna della Grotta. A questo si deve probabilmente la richiesta di questo luogo per fondare il priorato e la chiesa, che sorge sopra la grotta dell’apparizione ed è intitolata a Nostra Signora della Grotta. Il complesso fu completamente restaurato nel XVI secolo a causa dei gravi danni subiti durante il “Grande Assedio”. Si dice che sia uno dei conventi più belli delle isole maltesi. Lo storico Gian Franġisk Abela, nel 1647, scrisse: “La cripta della Madonna della Grotta è stata sempre curata con grande devozione e amore dai nostri antenati, così si fa anche ai nostri giorni e così sarà anche nel futuro”.
Non si sa quasi nulla della prima immagine di Nostra Signora della Grotta. È possibile che sia stata dipinta su legno oppure dipinta direttamente sulla parete della cripta, una pratica allora molto diffusa. L’immagine attuale, in alabastro, è dell’inizio del XVII secolo. I domenicani la commissionarono per sostituire il dipinto originario, danneggiato dall’umidità. Nel 1957, l’arcivescovo di Malta incoronò l’effigie della Vergine Maria per conto di papa Pio XII. Nel 1980, i domenicani commissionarono una replica in marmo dall’Italia, in modo da salvare l’originale, che subiva una forte usura soprattutto in occasione di festività e pellegrinaggi. In occasione della festa del 1999, la replica rimase esposta per alcuni giorni in chiesa. Una donna notò delle lacrime rossastre scendere dagli occhi della Vergine. L’inchiesta e ripetute analisi hanno stabilito che si trattava di sangue umano.
Nel corso dei secoli la Madonna della Grotta non ha fatto mancare i suoi favori. Lo testimoniano i vari ex voto conservati nella chiesa. In particolare, nel 1887 un’epidemia di colera colpì l’isola: molti fedeli invocarono la Madonna della Grotta e ottennero la guarigione. Dodici anni dopo un’epidemia di vaiolo colpì Malta . I documenti raccontano che dalla città di Msida – la più colpita – il parroco guidò la sua comunità a pregare la Madonna della Grotta. Msida fu liberata dall’epidemia nel momento stesso in cui fu fatto il voto.
La Madonna e la bomba – La Rotonda di Mosta
Quello di “Assunta” è un titolo della Madonna molto importante nell’arcipelago maltese. Tutte le parrocchie esistenti fino all’inizio del XVII secolo, avevano almeno una chiesa o un altare dedicato all’Assunzione della Vergine Maria. Inoltre, tre delle più antiche parrocchie sono dedicate all’Assunta: quella di Birkirkara, che esisteva già nel 1402 (oggi Basilica di Sant’Elena); la chiesa matrice all’interno della Cittadella di Gozo, menzionata nel 1435, e la parrocchia di Birmiftuħ, oggi Gudja, che è menzionata nel Rollo de Mello del 1436. Oggi, nove chiese a Malta e due a Gozo sono dedicate alla Madonna Assunta, che è anche una speciale patrona dell’arcipelago.
La Rotonda di Mosta è sicuramente la più famosa chiesa di Malta dedicata all’Assunta, sia per la sua architettura particolare che la rende un unicum nell’arcipelago, sia per un episodio “miracoloso”. Il 9 aprile 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’aviazione tedesca ha sganciato sulla chiesa quattro bombe. Una di queste pesava 500 chili e penetrò nella chiesa attraverso la cupola. Tutte le 300 persone che pregavano nella chiesa rimasero illese e la bomba non esplose. Anche la cupola non crollò, contribuendo a confermare l’eccezionalità di questa struttura. Pochi mesi dopo, il 15 agosto, giorno dell’Assunta, il convoglio, poi ribattezzato “di Santa Marija”, raggiunse il Porto Grande di Malta, portando rifornimenti cruciali. Ciò non solo scongiurò la resa di Malta, ma permise una delle più grandi vittorie navali. La popolazione attribuì la propria liberazione all’intercessione della Vergine Maria.
La Rotonda di Mosta, nel suo aspetto attuale, fu progettata dall’architetto maltese di origine francese George Grognet de Vassé, che si ispirò al Pantheon di Roma. La chiesa fu costruita tra il 1833 e il 1860. È forse la chiesa più monumentale di Malta. La sua massiccia cupola non sorretta, con i suoi 37 metri di diametro interno, è la terza più grande d’Europa e la nona più grande del mondo. La chiesa è un’opera d’arte vera e propria. In essa le linee neoclassiche ispirate al Pantheon si integrano in modo armonioso a elementi della mentalità maltese. Esternamente, l’edificio è realizzato con pietra locale. All’interno, è decorata in stile neoclassico e illuminata da grandi finestre.
Fonte: Malta Tourism | Aleteia.org