L’ultimo, in ordine di tempo, coro di consensi celebrato sulle testate nostrane vede protagonista Francesca Guacci, ventottenne Padovana di professione – così scrivono pressoché tutti – fitness influencer, ossia influencer del fitness. Lei sul suo profilo Instagram, da 45 mila followers, si presenta come “Body + mind + Spirit Builder” ovvero “costruttrice di corpo, mente e spirito”.
Il motivo per cui oggi si è guadagnata le pagine di moltissimi giornali è che la Guacci, originaria di Massanzago nel Padovano, in un’intervista al Gazzettino ha raccontato di essersi sottoposta cinque anni fa, quando era soltanto ventitreenne, ad un intervento di salpingectomia bilaterale ovvero la rimozione delle tube di Falloppio e quindi di essersi privata della possibilità di rimanere incinta naturalmente.
Interessante andare ad analizzare come i giornali presentano la vicenda. Open, la testata on line di Enrico Mentana, titola così «La storia di Francesca Guacci, che a 22 anni si è sottoposta ad un intervento per non avere più figli», sommario «La fitness influencer: “sono consapevole dei miei gusti e del mio egoismo, ma credo che ogni donna debba esser libera di prender la scelta che più ritiene opportuna», sempre Open precisa che la giovane ha scoperto dell’esistenza di questa possibilità quando era adolescente e che ha trovato gran parte delle informazioni attraverso la rete. Poi precisa che «per lei “i figli non sono semplicemente un accessorio: meritano amore, tempo attenzioni. Per la vita che voglio io, non c’è posto».
Scrive invece Repubblica: «Ginnastica, meditazione e un fisico perfetto sono le cose che occupano la vita di Guacci, di professione influencer specializzata nel fitness. A 23 anni ha deciso di sottoporsi a un intervento per rimuovere le tube di Falloppio, detto salpingectomia, rendendo così definitivo e irrevocabile il suo rifiuto per una maternità naturale. Pillole o preservativi, racconta, non bastavano a darle tranquillità». Il Corriere del Veneto le chiede se non era il caso di aspettare qualche anno e lei risponde: «La pillola mi causava diversi problemi. Inoltre sono una persona molto salutista e mi sentivo dopata».
Anche Vanity Fair le ha dedicato ampio spazio con un’intervista che si apre così: «Nella vita ci vuole una profonda conoscenza di se stessi per poter compiere scelte coraggiose. Sapere chi siamo, cosa vogliamo, dove stiamo andando. Soltanto in questo modo, si può essere in grado di tracciare il proprio cammino su un terreno solido e ben livellato. Francesca ha raggiunto molto presto questa consapevolezza in fatto di maternità».
Ad operarla, riporta il Corriere del Veneto, è Marco Torrazzina, specialista di Ostetricia e Ginecologia, oggi direttore Uoc Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Villafranca, nel veronese, il quale spiega che per l’intervento in questione non ci sono limiti di età : «Basta essere maggiorenni – chiarisce – e basta essere in grado di intendere e di volere. Tra l’altro è pure un’operazione che passa il sistema sanitario. Perché qualche ospedale rifiuta di farlo?».
Di diverso parere, unica voce in controtendenza sulla vicenda, il ginecologo Gianfranco Jorizzo, Dottore di Ricerca in Medicina Prenatale Perinatale e dello Sviluppo al Poliambulatorio San Gaetano di Padova secondo cui «i criteri di accesso condivisi per la salpingectomia a scopo contraccettivo sono l’età, che in genere va dai 35 anni in su, la situazione di salute generale, il numero dei tagli cesarei già eseguiti e il numero dei figli». A Vanity Fair, che le chiede conto dell’irreversibilità dell’intervento, Francesca Guacci risponde: «Sì, ma non è sterilizzante, questa è una cosa che viene spesso fraintesa. Le tube vengono asportate, per cui non si può più restare incinta con un rapporto sessuale, però le ovaie e l’utero restano, il ciclo mestruale continua e pertanto si è potenzialmente fertili. Se una donna dovesse disgraziatamente pentirsi o cambiare idea ci sarebbe la possibilità di tentare una fecondazione in vitro». Il cerchio si chiude.
Non scandalizza l’idea che una ragazza possa arrivare a desiderare addirittura di farsi asportare degli organi completamente sani – praticamente una mutilazione – per evitare di procreare, l’animo umano è insondabile nei suoi meandri più profondi. Ci si chiede piuttosto come sia possibile che uomini di scienza possano trovare lecita una pratica solo in virtù del fatto che la stessa sia tecnicamente possibile e formalmente legale, e ancora di più sorprende – o forse in fondo no – che i giornali la presentino come una scelta di “libertà”, di “profonda consapevolezza”, di “emancipazione”, “di autodeterminazione”.
Forse, potremmo rispondere citando Paolo VI, ossia abbiamo perso «la luce di una visione integrale dell’uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna». Forse abbiamo dimenticato Humanae Vitae, forse dobbiamo ripartire dalle basi. La vita è sacra e non è nelle mani dell’uomo. Anche se nessuno lo dice più.
Fonte: Raffaella FRULLONE | IlTimone.org