Il 14 per cento degli italiani scrive poesie. «Mi ha ispirato una lettera inviatami da papa Francesco. L’arte di scrivere versi fa bene»
«Io ho ricevuto due anni fa una lettera del Papa autografa e non l’ho detto a nessuno. Una lettera molto bella che parlava dell’aforisma che gli avevo mandato tramite padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, insieme al mio libro di aforismi Le ciliegie e le amarene. L’aforisma era il seguente: “Come due bambini disegnano la stessa mamma in modo diverso così gli uomini Dio”. Sa cosa mi ha risposto? “Un compendio di saggezza, tutto questo sa di fede, mi fa bene”».
Giulio Rapetti-Mogol è un fiume in piena di entusiasmo nel raccontarci questo scambio epistolare col Santo Padre che lo ha fatto riflettere e lo ha spinto, all’età di 86 anni, a lanciarsi in un nuovo progetto dedicato alla poesia. Quindi Mogol, che delle sue canzoni ha fatto autentiche espressioni poetiche, al fine di incoraggiare la diffusione della cultura di qualità ha deciso di far partire dei nuovi corsi di scrittura poetica presso il Cet, il Centro Europeo Tuscolano (un ente no profit), in provincia di Terni in Umbria, dedicato alla musica e alla canzone d’autore. In collaborazione con una giuria qualificata (composta da Mogol, suo figlio Alfredo Rapetti, in arte Cheope, Giuseppe Anastasi ed Eugenia Martino), il grande autore selezionerà e premierà le poesie più meritevoli, che faranno parte di una collana di libri dal titolo Gran Premio della Poesia.
Senta Mogol, ma cosa le ha scritto esattamente papa Francesco nella lettera?
Ora gliela leggo: «Caro fratello, grazie tante per il suo saluto e il libro Le ciliegie e le amarene, compendio di saggezza. Grazie per il ritratto disegnato dei due fratellini, mi fa bene. Prego per lei, per favore lei lo faccia per me. E Dio la benedica. Fraternamente Francesco». Ecco la poesia “fa bene”, lo pensa anche il Papa, così ho pensato che occorra insegnare di nuovo a scriverla. Il Papa l’ho incontrato, anche con mia moglie, ed è un vero seguace di Gesù. Io mi interesso di medicina e di prevenzione primaria, ovvero quella che fa in modo che agendo su determinate leve non ci ammaliamo. Noi scopriamo ogni giorno di più in medicina l’influenza delle emozioni sulla salute. Scaricare le endorfine con le risate o il cantare insieme è salute potente.
Ma gli italiani come scrivono secondo lei?
Secondo le statistiche il 14% degli italiani, ovvero 5 milioni di persone, scrive poesie, è incredibile. Però non sai che poesie, le mandano anche a me: robe da chiodi, roba lunga, barbosa, uno ha scritto “orbene” all’inizio del primo verso. Compongono alla Dante Alighieri, insistono con poesie lunghe sei pagine. Ma chi se le legge?
Qual è la ricetta “poetica” di Mogol?
Una poesia la devo scrivere quando ho trovato l’essenza del discorso, qualcosa che mi esce dal cuore. La parte tecnica deve essere breve, perché il pensiero è breve e semplice. Il poeta deve parlare della bellezza della vita e di quello che ha scoperto, e far provare una piccola emozione. Il linguaggio deve essere contemporaneo.
Come si svolgeranno i corsi di poesia al Cet?
Sinora abbiamo fatto dei corsi di scrittura creativa per la musica. Ora ci si dedicherà alla poesia pura, ma noi non insegniamo a scrivere versi. I corsi sono aperti a persone di tutte le età, e a partire da gennaio si terranno una volta al mese, di sabato e domenica soggiornando al Cet ad un costo molto contenuto. Ogni autore leggerà due sue composizioni che vengono commentate e corrette dai docenti in modo che capisca come sviluppare il suo stile. Ogni incontro donerà una borsa di studio al vincitore del corso e le migliori poesie verranno pubblicate in un volume. Chi vuole iscriversi può farlo inviando una email a segreteria@ cetmusic.it o telefonando allo 0744/93431.
Quale risultato si aspetta dai nuovi poeti?
Dovrebbero capire dai corsi che la poesia non è elucubrazione, sfoggio di cultura, ma semplicemente scoprire la bellezza della vita e riproporla con parole semplici. Le faccio un esempio scritto da me, l’aforisma L’offerta silenziosa dell’albero: «Se mi fai compagnia ti regalo la mia ombra». C’è tutto, l’intelligenza degli alberi, la connessione fra l’uomo e la natura. E con qualcosa di superiore. Ricordiamoci, noi da questo mondo ci portiamo via solo la nostra spiritualità.
Per lei la fede è molto importante?
Prego tutte le mattine 15/20 minuti per tutti quelli che conosco e per quelli che non conosco, specie per gli ammalati, e mi sento bene. E poi occorre accettare il nostro destino qualunque esso sia: questa è una prova di grande fede.
La poesia italiana a che punto sta?
La poesia è morta, lo sa che quasi tutti i libri di poesia sono pubblicati a spese degli stessi autori? E’ morta perché il livello delle composizioni è tremendamente basso. Ma nella vita si può imparare tutto. E bisogna studiare, capire e conoscere, senza conoscenza non c’è talento. Vuoi che il Signore abbia fatto una cosa così ingiusta da premiare solo chi ha talento? Il talento è un fatto latente, se lo coltivi esce, se tu ti applichi tutta la vita riuscirai. Einstein diceva: « L’ispirazione è l’1 per cento, il 99 per cento è lavoro».
Ma Mogol quali poeti ama?
I poeti che io stimo non sono quelli storici. Senta, io i Sepolcri li recito ancora a memoria (e attacca «All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?» ndr), ma Foscolo come Alfieri è un poeta storico. Leopardi invece sopravvive perché è poesia, come Dante e Shakespeare, la poesia deve darti una emozione, se no non è poesia.
Lei di emozioni ne ha date tante attraverso le sue canzoni.
Io sono un uomo “protetto”, non è possibile che tutto quello che tocco e faccio funzioni. La riprova l’ho avuta quando scrissi L’arcobaleno cantata da Celentano e musicata da Gianni Bella. Nel ’98, dopo la scomparsa di Battisti, mi sono arrivati ben due messaggi da Lucio da due persone diverse, una medium e il direttore di una rivista, che parlavano della sua volontà di scrivere una canzone sull’arcobaleno. L’ho composta in un quarto d’ora mentre ero in auto e quando sono arrivato da Gianni e Adriano gli ho detto: « Battisti ha scritto una lettera per me». Sono onesto, credo che quella canzone mi sia stata dettata.
Sta scrivendo nuove canzoni?
Ho scritto sette canzoni con Mario Lavezzi e non sappiamo a chi darle.
Come non sapete a chi darle? Neanche a un interprete che le porti a Sanremo?
Ma ha visto cosa conta a Sanremo? Contano solo i follower, ma si rende conto del livello delle canzoni? Una canzone a Sanremo non viene valutata per il suo valore e da lì non escono più brani che durano.
Vede qualche rimedio per salvaguardare la canzone italiana?
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano mi ha ufficialmente proposto di diventare consigliere del Ministero. Sono onorato e mi impegnerò al massimo per la nostra cultura.
Fonte: Angela CALVINI | Avvenire.it