Al netto degli errori organizzativi, la festa è stata comunque tale ed ha coinvolto non solo i cinomlanesi, ma anche i lombardi che ostentavano orecchie da coniglio in omaggio al simbolo del nuovo anno (molto kitsch, ma era una festa e non una sfilata di moda). E non mancavano gli slamici con donne rigorosamente velate.
Probabilmente mancavano le coraggiose e geniali insegnanti che vietano ai bambini italiani di festeggiare il Natale per non offendere chi professa altre religioni. Ecco, la festa cinese è la dimostrazione che le feste non dividono bensì avvicinano, uniscono. Si può festeggiare insieme un capodanno lunare ed uno solare, la festa di Gesù e quella di Buddha, la festa zoroastriana e quella di Manitù, la festa degli islamici o quelle degli induisti. Esiste un unico discrimine: l’intelligenza. L’intelligenza di chi crede al proprio Dio ma è lieto di condividere con altri la festa per una divinità diversa. Non la cerimonia religiosa, ma la festa. E l’intelligenza di chi celebra il proprio Dio ma è felice che altri partecipino ad un momento di gioia. Senza bisogno di rinnegare, di abiurare, di aderire, di adeguarsi.
E poi ci sono gli adepti della religione del politicamente corretto. Ed in quanto tali poco dotati intellettualmente. Quando Dio, un Dio qualunque, ha distribuito l’intelligenza, loro erano in bagno a fumare. Ed ora scaricano sul mondo intero la propria frustrazione. Impedendo ai bambini di festeggiare e non riuscendo a capire che più feste si organizzano e meno guerre si scatenano.
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