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Suor Elena Tuccitto: «Caro Fedez, rispetto la tua esperienza ma il karate ha forgiato in me la virtù della pazienza»

Sette titoli italiani, una lunga militanza di successo nella Nazionale di karate, da vent’anni è una religiosa nella Fraternità francescana di Betania. Ecco come ha risposto alla provocazione di Fedez

Prima di consacrarsi alla vita religiosa nella Fraternità Francescana di Betania, Suor Elena Tuccitto, 56 anni, ha frequentato i tatami del mondo, portando i colori azzurri a vincere in Coppa del mondo nel Karate. Si è laureata in Scienze motorie con la Magistrale Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate poi ha completato il suo percorso con diploma in Teologia spirituale. Le abbiamo chiesto quali pensieri le abbia suscitato la frase di Fedez che ha detto di aver sciupato anni di vita nel karate definendolo «un’arte marziale inutile».

Ci ha risposto con passione, dimostrando che l’amore per lo sport è rimasto sotto il suo saio azzurro, portando un’esperienza – fatta anche di sette titoli italiani – molto diversa da quella del celebre rapper: «Rispetto ogni opinione, se Fedez l’ha vissuta così la sua esperienza va rispettata, ma mi sento di dire che per come l’ho conosciuto io, il karate è una disciplina, un’arte, che ha grande valenza educativa. Letteralmente significa mano vuota: è nata per la necessità per difendersi senza armi. Il suo fascino oltreché nella sua estetica risiede nel fatto che la pratica prevede una serie ordinata: il saluto che mostra il rispetto per il maestro e per l’avversario, le posizioni che ti permettono di testimoniare la prontezza e la bellezza armonica del corpo, sia nelle forme che sono i katà sia nel combattimento che è il kumité. Per arrivare a essere padrone dei gesti tecnici ci vuole è vero un allenamento faticoso e duro: per poter allenare certe dinamiche serve tanto tempo sulle tecniche singole, a coppia, sui fondamentali, è normale che questo modo di essere metta un in crisi il “tutto e subito” che caratterizza la filosofia del nostro tempo: per vincere nel karate bisogna essere forgiati nella virtù della pazienza, nella virtù della fatica e nella virtù del nascondimento, perché per tanto tempo magari fatichi senza vedere risultati. La perfezione del gesto non è ricerca fine a sé stessa, punta al controllo della tecnica, se il gesto è imperfetto non arrivi a disegnare un gesto preciso sul volto dell’avversario senza fargli male».

Con Padre Pancrazio, scomparso nel 2016. fondatore della Fraternità francescana di Betania di Terlizzi.

Con Padre Pancrazio, scomparso nel 2016. fondatore della Fraternità francescana di Betania di Terlizzi.

Una lezione di vita che Suor Elena ne è certa va oltre il quadrato, la gara da vincere o da perdere: «Il karate ha un orientamento valoriale notevole. Nell’Ottocento ha portato nella cultura sportiva europea un elemento antropologico nuovo: il fatto che l’uomo è unità tra psiche, corpo e anima. Chi pratica il karate conosce nel tempo sé stesso attraverso il proprio corpo, ripetendo il gesto, perseguendo una perfezione si migliora senza che ci sia un punto d’arrivo: la crescita non finisce mai». Il karate non è stato il suo primo sport: «Ho iniziato da bambina con l’atletica, sono cresciuta in parrocchia, sono nata e cresciuta a La Verna e ai piedi di Camaldoli, avevo uno zio monaco, la spiritualità faceva già parte di me e nel karate ho trovato anche questa dimensione che mi ha aperto la vita nello spirito, perché è una disciplina che ti aiuta scoprire un mondo interiore che è fatto di Dio, cosa che ho capito sempre di più e sempre meglio nel mio percorso nella fede cristiana: ma è vero che il karate ti insegna che il fine non è battere l’avversario ma che vincere sé stessi risplendendo di luce, riconoscendo e superando le intenzioni non positive dentro di sé: vinca il migliore, dove il migliore è chi riesce a riconoscere le proprie debolezze e ad accoglierle attraverso l’autocontrollo e la conoscenza di sé. La cosa bella di questa pratica è che prima di conoscere il tuo avversario devi conoscere te stesso perché le tue paure non ti blocchino nella sfida a due. Lo spirito viene prima della tecnica: tu puoi essere allenatissimo, ma se dentro di te non ci sono quella saggezza, quel rispetto, quella prudenza, non vinci. L’atteggiamento mentale e morale che ti porta a non essere geloso, a non invidiare, a concentrarti su di te prima di misurarti con l’altro, è qualcosa che chiede tempo per essere acquisito. L’esperienza di Fedez è rispettabilissima, è la sua esperienza, ma non coincide con l’esperienza di tanti atleti di karate che danno il loro sudore nei quadrati di tutto il mondo e vogliono crescere nella pratica di una disciplina che ti porta a migliorare te stesso e di conseguenza le persone che ti sono intorno. Santa Teresina ci insegnava l’importanza delle piccole cose e le piccole cose sono anche il pugno messo bene perché è lì che si forgia lo spirito dell’atleta e atleti si resta tutta la vita: un vero atleta rispetta sé stesso come creatura e come avversario. Ho vent’anni di vita consacrata: è fatta anche di fedeltà, di perseveranza, di fatiche, di piccole cose, se non avessi avuto l’esperienza del karate, chissà, forse la mia storia sarebbe stata diversa. Certo c’è la grazia che opera, ma passa attraverso un’umanità che è stata forgiata da oltre vent’anni di esercizio della virtù della pazienza sul quadrato».

Fonte: FamigliaCristiana.com

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