La notizia ci coglie di sorpresa. Il nostro Luigi, 17 anni, è morto. Una vita, la sua, all’insegna della sofferenza, causata da un orribile cancro al cervello. Ha fatto per anni la spola tra Napoli e Genova, Luigi, al “Gaslini” era di casa. Anche questo ulteriore disagio devono affrontare i nostri piccoli malati. Ero riuscito a portarlo dal Papa. Francesco lo accarezzò, lo abbracciò, gli diede due baci e tanta forza. Martedì eravamo in migliaia ad avere il cuore a lutto…
Il freddo di questi giorni punge più degli aghi. Per quanto i nostri cari volontari si diano da fare, non riescono a far fronte all’emergenza. I senzatetto sono tanti, hanno fame, tremano, chiedono aiuto; a volte, spaventosamente, tacciono. Vederli accasciati lungo i marciapiedi mentre tentano di ripararsi dagli spifferi assassini è una pugnalata al cuore. Corriamo. Portiamo loro coperte, cibo, abiti pesanti. Ci becchiamo i rimbrotti e le risatine ironiche dei soliti benpensanti. Fa niente. L’importante è che anche questa notte siamo riusciti a mettere in fuga la morte dal ghigno di ghiaccio. La guerra in Ucraina ci logora, il terremoto insieme in Turchia e Siria ci devasta gli animi… Matteo Messina Denaro, spietato mafioso, continua a tenere banco. Chiediamo, sommessamente, ai professionisti dell’informazione, di risparmiarci i pettegolezzi sui suoi umori, le sue camicie, la sua antica virilità compromessa dalla malattia. Occorre dare voce, invece, al piccolo martire della mafia, Giuseppe Di Matteo; occorre metterci in ascolto di quei terribili 779 giorni e notti di agonia. Solo. Spaventosamente solo. Disumanamente solo. Martedì sera non ho acceso la televisione. Il volto paffuto e bello di Luigi, la sua carrozzina, la sua voglia di vivere, la sua morte mi hanno annichilito.
Notte insonne. Leggo. A Sanremo un “artista” incappa in un problema tecnico. Perde la pazienza, si arrabbia, dà in escandescenze, prende a calci i fiori. Un bullo? Un bullo. Niente di nuovo sotto il sole, quello di Sanremo, intendo. Il giovanotto, al di là dei meriti personali, ha ottenuto ciò che voleva. E mi ritrovo a farfugliar Trilussa: «La lumachella de la vanagloria ch’era strisciata sopra un obelisco, guardò la bava e disse: già capisco che lascerò un’impronta ne la storia». Confondere la bava con l’obelisco è cosa grave, la prima si scioglie al primo sole, il secondo rimane nei secoli. Poverini quelli che verranno dopo. Non oso immaginare cosa dovranno inventarsi per rimanere a galla.
Mercoledì mattina. Vado in una scuola di Pignataro, in provincia di Caserta, a dialogare, come quasi ogni giorno, con gli studenti. Per aiutarli a non essere irrispettosi, violenti, bulli. Nei giorni scorsi siamo stati a Torre del Greco, Venafro, Oria, Pozzallo, Castel Volturno. La settimana prossima saremo a Salerno, Caserta, Napoli, Milano. Il dovere ci chiama. I ragazzi hanno bisogno di noi, della nostra testimonianza, del nostro esempio. Si parla di mafia, di camorra, di bullismo. Di droga, di sopraffazione, d’imprudenza. Di volontariato, di amicizia, di condivisione. Di vita. Una vera e bella missione. Sono felice. Loro capiscono, fanno domande, trovano risposte. Poi arriva la prima serata di Sanremo. E sono costretti a sorbirsi un tizio che tenta di gettare alle ortiche tutto il lavoro degli educatori, dei genitori, della scuola, e, davanti a milioni di telespettatori, si fa stupidamente – e furbescamente – violento senza essere nemmeno redarguito.
Lo spettacolo continua. Con i soldi nostri, naturalmente, e contro la nostra volontà. Qualcuno ha detto che la televisione fotografa la realtà. Mah! Diciamo che un po’ la fotografa, un po’ la crea. Un miscuglio di verità e finzione che non sempre è facile districare. Per questo occorre fare attenzione.
Mercoledì pomeriggio. Funerali di Luigi. Un popolo intero ha pianto il ragazzo consumato dal cancro. L’ultimo, in ordine di tempo, che va ad allungare la triste lista nera di bambini, ragazzi, giovanotti, signorine, giovani genitori ai quali il cancro, dovuto anche alla pessima situazione ambientale e alla discutibile Sanità pubblica campana, ha rubato la vita. Ma di Luigi, oltre noi, nessuno sa. Sanremo, provincia di Imperia. Crispano, provincia di Napoli. Italia unita di cui tutti abbiamo applaudito la Costituzione. Italia unita che, a dire il vero, ancora tanto unita non riesce a essere.