Oms. L’emergenza mondiale Covid è finita, col virus si può convivere. Restano i vaccini
— 5 Maggio 2023 — pubblicato da Redazione. —L’emergenza Covid è finita. Il Comitato tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) “ha raccomandato la fine dello stato di emergenza internazionale, dichiarato il 30 gennaio 2020, ed io ho accettato l’indicazione”, ha detto ha detto il direttore generale Tedros Ghrebreyesus.
Ma i vaccini non scompariranno
Comunque “non cambierà molto: nella percezione della popolazione la pandemia era già finita. Quello che dovremo rendere chiaro, però, è che non è finita la circolazione del virus, non è finito il danno che può fare il virus”. Lo spiega Paolo Bonanni, Professore di Igiene presso l’Università di Firenze e coordinatore scientifico dell’alleanza “Il Calendario per la Vita”, a margine della tavola rotonda “The Future of Covid Vaccination” organizzata nell’ambito della 17a edizione del World Congress on Public Health in corso a Roma.
“Oggi è stato sottolineato – prosegue Bonanni – che una malattia endemica come la malaria fa centinaia di migliaia di vittime ogni anno. Quello che dobbiamo fare è prepararci per una possibile circolazione endemica di questo virus che potrebbe fare ancora molti danni. Come ogni anno ci proteggiamo contro l’influenza, è probabile che ogni anno ci dovremo proteggere contro il coronavirus. Dobbiamo far capire, specie alla popolazione più’ anziana e più fragile, che dovrà continuare a fare i richiami per il coronavirus. E questo potremmo farlo unendo le due occasioni: vaccinando in simultanea contro il coronavirus e contro l’influenza, nella speranza, magari nell’autunno successivo, di poter avere anche un vaccino che contenga nella stessa fiala antigeni del Covid e dell’influenza”.
Cosa succede in Italia
In quanto all’Italia sono ancora in diminuzione, nell’ultima settimana, i nuovi casi di Covid-19, mentre crescono i decessi. Lo rileva il bollettino del ministero della Salute in merito all’andamento della situazione epidemiologica nella settimana 28 aprile – 4 maggio 2023. In particolare si registrano 20.822 nuovi casi positivi con una variazione di -10,0% rispetto alla settimana precedente (23.132). I deceduti sono invece 166 con una variazione di +6,4% rispetto alla settimana precedente (156). Sono 324.660 i tamponi effettuati, con una variazione di -2,5% rispetto alla settimana precedente (333.138) ed il tasso di positività è del 6,4% con una variazione di -0,5% rispetto alla settimana precedente.
In ogni caso, in Italia, cambiano i criteri e gli indicatori del monitoraggio per l’andamento del Covid. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del ministero della Salute in cui si istituisce il nuovo sistema connesso alla fase 3 dell’epidemia da Sars-CoV-2 in cui viene anche abrogato il decreto 30 aprile 2020 con i 21 indicatori. Un sistema più snello i cui criteri e indicatori saranno individuati con una circolare ad hoc congiunta delle direzioni generali della prevenzione sanitaria e della programmazione sanitaria attesa nelle prossime ore. Inoltre il ministero della Salute, tramite la Cabina di regia, analizza con cadenza settimanale le informazioni relative al monitoraggio e potrà ridefinirne la cadenza su indicazione degli esperti.
La storia di un incubo durato 3 anni
Era il 31 dicembre 2019 quando le autorità cinesi diffusero la comunicazione di un focolaio di polmonite di origini sconosciute a Wuhan. Dopo circa un mese, il 29 gennaio 2020, in Italia vengono ricoverati all’ospedale Spallanzani di Roma due turisti cinesi positivi al SarsCoV2 e già in gravi condizioni.
L’inizio dell’incubo nel nostro Paese. Il giorno dopo, il 30 gennaio, l’Oms dichiara lo stato di emergenza di sanità pubblica internazionale – una procedura che permette di far scattare un’allerta internazionale per una risposta comune – ed il 31 gennaio l’Italia dichiara lo stato di emergenza.
La pandemia ha causato circa 7 milioni di morti a livello globale ed è costata al nostro Paese 189.738 morti e quasi 26 milioni di contagi. In tre anni però le condizioni sono cambiate, così come il virus con il quale, affermano epidemiologici e medici, è ora possibile convivere. Ciò grazie alle armi che oggi abbiamo a disposizione: farmaci ad hoc e vaccini, che hanno portato ad un costante miglioramento delle situazione epidemiologica.
Ora il quadro è profondamente mutato, anche se le criticità non sono scomparse: “Il trend attuale della pandemia ha permesso il ritorno alla normalità nella maggioranza dei Paesi, ma allo stesso tempo persistono alcune criticità in merito all’evoluzione del virus che rendono difficile il poter prevedere le dinamiche future di trasmissione del virus o la sua stagionalità”, ha detto il direttore generale Oms aprendo la riunione del Comitato per l’emergenza Covid. Da un lato, infatti, nelle ultime 10 settimane il numero di morti settimanali segnalati è stato il più basso da marzo 2020.
Dall’altro però la sorveglianza e il sequenziamento genetico, ha avvertito, “sono diminuiti in modo significativo in tutto il mondo, rendendo più difficile rintracciare varianti note e rilevarne di nuove”. Insomma, sono tante le variabili da considerare. Secondo vari esperti, i tempi sono comunque maturi per la fine dell’emergenza: “Con il virus – afferma l’infettivologo Matteo Bassetti – si può ora convivere”.
Anche per il presidente Aifa, Giorgio Palù, “è giusto rimuovere lo stato di emergenza, poichè il virus è ormai endemico. D’altronde sappiamo che tutte le pandemie hanno una vita limitata nel tempo ed è nella loro natura avere un termine, anche se il virus resterà”. “I tempi sono diventati maturi per la fine dell’emergenza – dice dal canto suo Valter Ricciardi – ma non possiamo tornare ad una normalità pre pandemica”.
Il futuro
I Paesi dovranno ora prepararsi ad una nuova fase di transizione, ovvero al passaggio da una fase emergenziale ad una di gestione del Covid sul lungo periodo. E proprio in vista di questa svolta, l’Oms ha aggiornato il Piano strategico globale di preparazione per il 2023-2025. Cinque i pilastri della nuova strategia: sorveglianza collaborativa, protezione della comunità, cure sicure e flessibili, accesso alle contromisure e coordinamento in caso di emergenza. È necessario “sostenere i Paesi durante la transizione da una risposta di emergenza ad una fase di controllo, gestione e prevenzione del Covid-19 sul lungo termine. Questo – ha avvertito Ghebreyesus – è un passaggio fondamentale”.
Fonte: Avvenire.it