Viviamo tempi difficili, in cui accadono troppe cose e troppo in fretta. La gente è confusa. Adam Tooze, storico dell’economia della Columbia University, ha reso popolare un termine che per lui ben descrive questa situazione: “policrisi”.
La policrisi ha molteplici origini. A mio avviso, la fonte principale della policrisi che affligge il mondo è l’intelligenza artificiale. Al secondo posto vi sono i cambiamenti climatici, al terzo l’invasione russa dell’Ucraina. La lista sarebbe molto più lunga, ma in questa sede mi concentrerò su questi tre elementi, sperando di aiutare a ridurre la confusione.
Intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale (Ia) ha sconvolto il mondo quando Microsoft ha messo ChatGpt gratuitamente a disposizione del pubblico attraverso una società partner chiamata OpenAi. Questo succedeva nel novembre del 2022. ChatGpt è diventata una minaccia esistenziale per il modello di business di Google, che pertanto ha iniziato a intensificare la propria attività per lanciare un prodotto competitivo nel più breve tempo possibile.
Poco tempo dopo, Geoffrey Hinton, da sempre considerato il padrino dell’Ia, si è dimesso da Google avendo così la possibilità di esprimersi liberamente sui rischi connessi alla nuova tecnologia. Ribaltando la sua posizione precedente, ha commentato negativamente lo sviluppo sfrenato dell’Ia affermando che potrebbe arrivare a distruggere la nostra civiltà.
Hinton aveva aperto la strada allo sviluppo delle rete neurali che sono in grado di comprendere e generare il linguaggio, così come di acquisire competenze, analizzando dati. Man mano che il volume dei dati aumentava, cresceva anche la capacità dei cosiddetti modelli linguistici di grandi dimensioni dell’Ia.
Questo fatto lo ho segnato profondamente. «Forse quello che accade in questi sistemi è molto meglio di quello che accade nel cervello», ha dichiarato, aggiungendo però che, con l’aumentare della loro potenza, aumenta anche la loro pericolosità. In particolare, ha voluto mettere in guardia contro i sistemi di armamento totalmente automatizzati, che lui definisce robot assassini. «Ci siamo addentrati in un territorio del tutto sconosciuto. Siamo in grado di costruire macchine più forti di noi, ma che al momento ancora controlliamo. Cosa succederebbe, però, se sviluppassimo macchine più intelligenti di noi? … Ci vorranno dai cinque ai vent’anni perché l’intelligenza artificiale superi l’intelligenza umana», ed essa «presto si renderà conto che diventando più potente raggiungerà meglio i propri obiettivi».
Le parole di Hinton mi hanno molto colpito. In effetti, l’Ia mi ricorda la ballata di Goethe intitolata L’apprendista stregone. L’apprendista va a lezione di magia, ma non comprende del tutto gli insegnamenti del maestro. Quando quest’ultimo gli ordina di pulire il pavimento, l’apprendista pronuncia una formula magica per dare vita a una scopa. La scopa gli obbedisce e comincia a rovesciare secchi d’acqua per terra, ma poi lui non sa più come fermarla e la casa si allaga.
Sono cresciuto prima che l’Ia venisse scoperta, e questo ha fatto di me un grande sostenitore della realtà. Sin da giovanissimo, mi sono reso conto di quanto fosse difficile capire il mondo in cui ero nato, e per questo ho sempre cercato nella realtà una guida morale.
Noi esseri umani siamo al tempo stesso partecipi e osservatori del mondo in cui viviamo. Nel primo caso desideriamo cambiarlo a nostro vantaggio; nel secondo, vogliamo comprendere la realtà così com’è. Questi due obiettivi interferiscono tra loro. Tale percezione, per me importante, mi permette di distinguere tra giusto e sbagliato.
L’intelligenza artificiale demolisce questo semplice schema perché non ha assolutamente nulla a che vedere con la realtà. Essa crea una propria realtà artificiale e quando questa non corrisponde al mondo reale – cosa che accade piuttosto spesso – viene scartata come un’allucinazione.
Ciò mi ha reso quasi istintivamente contrario all’Ia e pienamente concorde con gli esperti che sostengono la necessità di regolamentarla. Ma una normativa in materia dovrebbe essere applicabile a livello mondiale perché l’incentivo a barare è troppo grande – quelli che aggirano le regole ottengono un vantaggio ingiusto.
Purtroppo, stabilire norme a livello globale è impossibile perché il mondo è dominato da un conflitto tra due sistemi di governance diametralmente opposti, che hanno una visione radicalmente diversa su cosa vada regolamentato e perché. I due sistemi di governance cui mi riferisco sono le società aperte e chiuse. La differenza, secondo la mia definizione, sta nel fatto che in una società aperta il ruolo dello stato è quello di difendere la libertà del singolo, mentre in una società chiusa il ruolo del singolo è quello di assecondare gli interessi di chi governa.
L’intelligenza artificiale si sta sviluppando a un ritmo incredibilmente rapido, ed è impossibile per l’intelligenza umana comprenderla in toto. Nessuno è in grado di prevedere dove ci porterà. Di una cosa, però, possiamo essere certi: l’Ia favorisce le società chiuse e rappresenta una minaccia mortale per quelle aperte. Questo perché l’Ia è particolarmente efficace nel produrre strumenti di controllo che aiutano le società chiuse a sorvegliare i propri sudditi.
Ciò spiega perché sono istintivamente contrario all’IA, anche se non so come si potrebbe fermare. Al momento, nessun altro lo sa, ma la maggior parte degli sviluppatori di Ia riconosce la necessità di regolamentarla. La stessa necessità la riconoscono anche il Congresso americano e l’amministrazione del presidente Joe Biden, ma l’Ia si muove molto più rapidamente dei governi. L’amministrazione Biden ha adottato alcuni provvedimenti in merito, ma il Congresso avrà difficoltà a emanare qualcosa di simile a una “Carta dei diritti in materia di intelligenza artificiale”.
Esiste, tuttavia, un problema che non può aspettare. Nel 2024 si terranno le elezioni generali negli Stati Uniti – e molto probabilmente anche nel Regno Unito – e senza dubbio l’Ia avrà un ruolo importante, che è improbabile che sia tutt’altro che pericoloso. L’intelligenza artificiale è ottima per produrre disinformazione e deepfake, e molti dei soggetti coinvolti avranno cattive intenzioni. Cosa si può fare in proposito? Personalmente, non ho una risposta, ma spero che la questione riceverà l’attenzione che merita.
Cambiamenti climatici
Il secondo fattore della policrisi sono i cambiamenti climatici. Il sistema climatico mondiale è stato sconvolto da un aumento dell’attività umana, in particolare l’impiego su vasta scala di gas a effetto serra, CO2 e metano. L’accordo di Parigi del 2015 aveva fissato il tetto per l’innalzamento delle temperature a 1,5° Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Tale soglia è ora destinata a essere superata; malgrado tutti gli sforzi per combattere i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale sta di fatto accelerando.
Due autorevoli scienziati del clima, David King, ex consigliere scientifico del governo britannico, e Johan Rockström, del Potsdam Institute, avvertono che ciò potrebbe innescare dei punti di non ritorno, i cosiddetti tipping point, e avere un impatto critico sugli esseri viventi del pianeta.
Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha dichiarato che le attuali politiche sul clima si tradurranno in un aumento delle temperature globali compreso tra 2,5°C e 2,7°C entro il 2100. Per gli scienziati ciò sarebbe un disastro. Tale aumento farebbe superare il livello di temperatura più alto registrato negli ultimi quattro milioni di anni sul pianeta, e causerebbe lo scioglimento completo dei ghiacci della Groenlandia, dell’Himalaya e dell’Antartide occidentale, così come l’innalzamento dei mari di dieci metri.
Secondo Rockström, «si verificherebbe un collasso di tutti i grandi biomi terrestri – le foreste pluviali, molte delle foreste temperate – e uno scioglimento improvviso del permafrost. Assisteremmo al crollo degli ecosistemi marini e a un’ampia trasformazione in termini di abitabilità del pianeta. Oltre un terzo del pianeta intorno all’equatore diventerà inabitabile perché verrà superata la soglia di temperatura per la salute umana, che si aggira intorno ai 30°C».
Purtroppo, quando la lotta ai cambiamenti climatici interferisce con il sostentamento delle persone, queste scelgono di proteggere il proprio sostentamento. Alcuni agricoltori in Germania e nei Paesi Bassi hanno protestato contro la regolamentazione delle emissioni di azoto perché tali norme impediscono loro di mantenere gli allevamenti di mucche. Si sono mobilitati e hanno finito per vincere le elezioni provinciali, lanciando un forte segnale all’Unione europea.
Va menzionata, inoltre, la volontà delle società petrolifere di continuare a fare profitti.
Siamo in forte ritardo nella lotta ai cambiamenti climatici. Bisognerebbe fare ciò che gli scienziati del clima ritengono necessario, dal ridurre le emissioni in modo netto e rapido al rimuovere i gas serra in eccesso dall’atmosfera, fino a “ricongelare” l’Artico. Per questo, dobbiamo ottenere l’approvazione delle comunità indigene. Ma il tutto va fatto il prima possibile.
La guerra russa contro l’Ucraina
Arriviamo al terzo fattore della policrisi. L’invasione russa dell’Ucraina ha provocato uno shock negativo a livello mondiale, interrompendo le forniture alimentari e determinando importanti riallineamenti sul piano geopolitico. Detto questo, il risultato effettivo è molto migliore di quanto ci si potesse aspettare. L’esercito ucraino ha opposto un’eroica resistenza e, con il pieno sostegno degli Stati Uniti e dell’Europa, ha ribaltato la situazione. L’esercito russo si è rivelato una tigre di carta, con una pessima leadership e grande corruzione al suo interno. Il Gruppo Wagner, un esercito mercenario privato, ha sostenuto l’invasione per un po’, ma alla fine nemmeno i suoi soldati sono riusciti a sconfiggere l’Ucraina.
(…) Molte parti della Federazione russa stanno già mostrando segni d’insofferenza verso il regime dispotico del presidente Vladimir Putin, e questo sviluppo potrebbe portarle a un rifiuto totale. Il sogno di Putin, la rinascita dell’Impero russo, potrebbe infrangersi una volta per tutte e non rappresentare più una minaccia per l’Europa e il resto del mondo.
La fine della guerra in Ucraina giungerà come uno shock positivo per il sistema mondiale. Essa potrebbe offrire a Biden l’opportunità di allentare le tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina, la quale sta attraversando un declino economico che potrebbe indurre il presidente Xi Jinping a mostrarsi più aperto verso un accordo con gli Usa. Biden non mira a un cambio di regime in Cina, vuole solo ristabilire lo status quo a Taiwan.
Una sconfitta russa in Ucraina e un’attenuazione delle tensioni sino-americane potrebbe fornire ai leader mondiali lo spazio necessario per concentrarsi sulla lotta ai cambiamenti climatici, che minacciano di distruggere la nostra civiltà. Ma esiste un unico sentiero stretto e tortuoso che conduce a questo. Pertanto, nel valutare se la democrazia possa sopravvivere alla policrisi, è opportuno usare il punto interrogativo.
Fonte: George SOROS | IlSole24ore.com