Cinque miracoli eucaristici, dall’VIII secolo al 2013, studiati con le più sofisticate tecnologie odierne. La presenza costante di «tessuto muscolare miocardico umano – e talvolta sangue – che presenta segni di sofferenza; e sempre si trova il medesimo gruppo sanguigno». La Bussola intervista il cardiologo Franco Serafini.
I più importanti teli della Passione di Cristo, a partire dalla Sacra Sindone, e cinque miracoli eucaristici, tra quelli riconosciuti dalla Chiesa negli ultimi 13 secoli, hanno in comune un sorprendente filo conduttore fatto di tracce ematiche dello stesso gruppo sanguigno e analoghi residui di tessuto muscolare miocardico sul quale si riconoscono segni clinici di intenso stress e di violenza riscontrabili nelle vittime di aggressione, di incidenti stradali o nelle esecuzioni capitali. È questa la sintesi delle conclusioni a cui è arrivato Franco Serafini. Il dottore che, dopo la pubblicazione del libro Un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici alla prova della scienza (Edizioni Studio Domenicano), è diventato, per i più, “il cardiologo di Gesù”.
Dagli studi emerge una diagnosi clinica precisa, puntuale e dettagliata che non confligge, ma combacia perfettamente, con quanto leggiamo nei Vangeli e la Tradizione cattolica annuncia. Si tratta di ostie consacrate dalle quali è fuoriuscito sangue e tessuto cardiaco, in luoghi ed epoche diverse, vale a dire a Lanciano (VIII secolo), Buenos Aires in Argentina (1992-1994-1996), Tixtla in Messico (2006) e in Polonia a Sokółka (2008) e Legnica (2013).
Dottor Serafini, da dove nasce il desiderio di lavorare ad un libro così?
Qualche anno fa ero venuto a conoscenza dell’esistenza di indagini di medicina forense su tessuti miracolosamente affiorati su ostie consacrate. Mi sembrava un argomento molto forte: se i miracoli erano autentici significava disporre di vere e proprie biopsie del corpo di Gesù di Nazaret. Chissà che dati, certamente interessanti, forse sconvolgenti, erano stati trovati! Ma ciò che trovavo in libreria o in rete, intorno al 2015-2017, era deludente: dati incerti, contraddittori, riportati da divulgatori più sensibili all’aspetto devozionale che non a quello medico-scientifico. Così ho deciso di interessarmene in prima persona, ricercando i dossier originali e recandomi, quando possibile, sul posto a conoscere i testimoni oculari dei fatti e gli studiosi coinvolti nelle ricerche. È stata un’avventura intellettuale e spirituale meravigliosa, che certamente mi ha cambiato la vita e che è confluita in questo libro.
Si può dire, o è un azzardo, che per la prima volta un cardiologo visita Gesù in cinque posti del mondo diversi e con la stessa diagnosi?
Sebbene il titolo del mio libro, scelto dall’editore, mi dia un po’ di imbarazzo, sì, si può dire. I cinque miracoli di cui mi sono interessato, cinque eventi riconosciuti dalla Chiesa Cattolica, ma anche sottoposti a indagini scientifiche di qualità, mostrano un pattern che si ripete.
Quale?
È sempre presente tessuto muscolare miocardico umano – e talvolta sangue – che presenta segni di sofferenza; e sempre si trova il medesimo gruppo sanguigno. Trovo molto confortante questo riproporsi degli stessi tessuti nei diversi miracoli, a grande distanza di tempo e di spazio l’uno dall’altro: è un ulteriore segno di autenticità. Come avrebbero potuto accordarsi così bene tra di loro degli eventuali falsari?
Ma torniamo alla diagnosi: i vetrini istologici in cui si riconosce tessuto cardiaco convergono con elevata probabilità sulla diagnosi di un tipo particolare di infarto miocardico.
E cioè, che tipo di infarto ha colpito Dio?
Si tratta di una cardiopatia da stress intenso e acuto dovuto al rilascio eccessivo di catecolamine come adrenalina e noradrenalina, che si rivelano tossiche per le cellule miocardiche. È una situazione abbastanza comune nelle nostre Unità Coronariche quando ricoveriamo pazienti con un vero e proprio infarto, ma che non presentano lesioni coronariche, quanto piuttosto un evento fortemente stressante nelle ore immediatamente precedenti, come, per esempio, la notizia della perdita di una persona cara o il coinvolgimento in un incidente stradale. È un tipo di infarto più benigno nel lungo termine, ma che non va sottovalutato nei primi giorni, quando può complicarsi anche con la morte del paziente, per esempio per un’aritmia o per la rottura del cuore. A un credente questi reperti istologici dimostrano che l’Eucarestia si comporta come una incredibile “macchina del tempo” che attualizza le torture e la morte di quell’Uomo vissuto duemila anni fa…
Nel miracolo eucaristico di Legnica (Polonia, 2013) non c’era sangue, come si immaginava inizialmente. Cosa c’era invece?
Gli studi delle università di Breslavia e di Stettino documentano la presenza del solo tessuto muscolare miocardico con segni di frammentazione e segmentazione delle fibre, cioè un frammento di cuore sofferente. Questo è un valore aggiunto con cui la scienza può integrare il dato della fede. In un’altra epoca il miracolo di Legnica, forse, sarebbe stato tramandato come sangue affiorato dalla particola sciolta in acqua.
Il professor Frederick Zugibe, nel 2004, analizzò dei vetrini del miracolo di Buenos Aires avvenuto il 15 agosto del 1996, senza conoscerne l’origine: quale precisa diagnosi ne diede?
Il professor Zugibe riconobbe la presenza di tessuto muscolare cardiaco con segni di necrosi e infiammato perché infiltrato da globuli bianchi. Disse – e sono parole registrate – che poteva trattarsi di un infarto miocardico, oppure di un cuore sofferente come in chi è stato picchiato severamente al torace o è stato sottoposto a manovre di rianimazione cardiopolmonare.
Qual è l’aspetto che sfugge sempre in tutti gli eventi esaminati?
A volte le immagini sono di non facile interpretazione, a volte alcuni test non funzionano… insomma è come se i miracoli eucaristici non volessero imporsi con un eccesso di evidenza scientifica. L’Autore di questi eventi gioca in parte a nascondersi per non rendere superflua, o se vogliamo per non “umiliare” la nostra fede, che evidentemente è un tesoro prezioso da salvaguardare. In altre parole: questi dossier scientifici consentono di mantenere un delicato, ma essenziale equilibrio tra il supporto alla fede (per questo i miracoli eucaristici continuano a ripetersi anche ai nostri giorni) e il rispetto della nostra libertà. E in questo aspetto io credo di poter leggere un’ulteriore cifra dell’autenticità di questi miracoli.
Infatti, lei sostiene che quando in un miracolo eucaristico il DNA c’è, ma sfugge ai comuni marcatori, è sintomo che il miracolo è autentico. Ci può spiegare meglio?
Oggi come oggi, l’indagine genetica è imprescindibile per un laboratorio di medicina forense che deve fare chiarezza su un reperto biologico. In questi miracoli più recenti sono presenti cellule nucleate e ovviamente più volte si è cercato di sequenziare quei marcatori del DNA che consentirebbero di ricostruire un profilo personale con un livello di certezza elevatissimo nell’identificare un uomo rispetto a tutti gli altri che hanno vissuto o che vivranno sulla terra. Sarebbe la prova scientifica della Presenza Reale nell’Eucarestia: un dato sconvolgente, a prima vista meraviglioso e auspicabile per i cattolici!
E invece?
In realtà sarebbe un disastro per la fede che diverrebbe superflua di fronte ad un dato di conoscenza oggettivo e indiscutibile. E infatti non succede, anzi avviene un miracolo nel miracolo: c’è DNA, il tessuto si rivela umano utilizzando altre tecniche, ma i comuni kit che dovrebbero mappare i marcatori non funzionano e danno un risultato nullo.
Secondo lei cosa significa?
Si possono fare diverse ipotesi: dalla scarsa qualità o conservazione del materiale, a fantasie su di un super DNA non più veramente umano. Io mi atterrei all’ipotesi della protezione del bene della nostra fede.
Oltre tutto, questo aspetto ci mette ulteriormente al riparo dalla possibilità di un falso: una contraffazione rivelerebbe inevitabilmente il DNA di chi la confeziona.
Perché questo suo libro e le sue conclusioni uomettono a disagio i più, finanche gli uomini di scienza?
Questo libro mette un po’ tutti a disagio: il mondo laicista che vede con imbarazzo la scienza usare i propri strumenti per descrivere realtà ritenute “impossibili” come la Presenza del Signore nell’Eucarestia, ma anche il mondo della fede cattolica. A tanti credenti della nostra epoca piace, come dire, una fede molto “spiritualizzata”, una fede che considera eventuali reliquie fatte di carne e sangue un reperto ingombrante del passato da nascondere in qualche armadio della sagrestia.
Fonte: Lorenza FORMICOLA | LaNuovaBQ.it