La rottura delle acque, la corsa in ospedale, il travaglio, il parto… il viaggio che si conclude con il più felice degli eventi, la nascita di un figlio, diventa l’occasione per Paolo, il futuro neopapà, di ripensare alla sua vicenda personale. Un passato faticoso non gli ha impedito di diventare un manager affermato e di incontrare l’amore vero con Chiara. Ma la gioia di diventare genitore è il punto di svolta per fare i conti con la sua esistenza difficile e con il dolore che due dei suoi tre padri gli hanno inflitto. Tre papà? Sì, perché è questo che la vita gli ha dato. Tre padri, tre fatiche, tre ingombri.
C’è Bruno, il padre biologico, di cui sente di essere un “non figlio”: non si è mai curato di lui e quando lo incontra ormai adulto è incapace di dire la cosa giusta. Piangendo, ascolta senza neanche il coraggio di guardarlo negli occhi le parole di Paolo: «Hai segnato il mio destino come fa l’aratro con il campo. Ma tu non sei stato l’aratro che prepara il raccolto. Sei stato la falce che ha portato dolore e morte nella mia vita». E poi c’è Giancarlo, il padre affidatario, agli occhi del mondo è colui che lo ha salvato e ha dato una direzione alla sua vita. Lo ha accolto, inorgogliendosi per ogni suo successo e accontentandosi del poco che il figlio, così ferito dalla tragedia, poteva dargli: «Era cresciuto nella loro casa, però si era sempre sentito al loro fianco, estraneo al copione che avrebbe dovuto recitare». E poi c’è Oreste, il padre di fatto che lo ha riconosciuto sposando sua madre Lucia, incinta, e salvandole la reputazione. Ma Oreste è colui che gli ha rovinato irrimediabilmente la vita. «Non azzardarti mai più a cercare di contattarmi. Perché se lo fai non ne esci vivo. Le persone come te non dovrebbero esistere… Spero che muori», sono le rabbiose parole con cui risponde al suo tentativo di chiedere perdono.
Insomma, Paolo per essere felice crede di dover dimenticare il passato. Sappiamo bene che non è così. Solo rimettendo insieme i pezzi di un complicato puzzle sarà in grado di andare oltre. E solo la venuta al mondo del piccolo Tommaso, le lacrime e poi il senso di pace e gratitudine che l’accompagnano, sono davvero l’inizio di una nuova vita. E l’autore di questo romanzo, lo psicoterapeuta Alberto Pellai, che abbiamo imparato a conoscere dalle pagine del nostro giornale, sa raccontarlo con la stessa semplicità con cui risponde alle lettere dei lettori.