Gabriele Trovato, ingegnere livornese trasferitosi in Giappone, ha inventato una macchina che risponde alle domande sulla fede: “Può recitare il Rosario e attinge alle Scritture”
Quando Filippo II di Spagna si fece costruire un monaco meccanico non aveva molte pretese: l’automa accennava un movimento di preghiera e baciava il Rosario. Correva il XVI secolo, tanto bastava al sovrano per sentirsi un pioniere del dialogo tra scienza e religione. Quasi 500 anni dopo, l’asticella delle aspettative si è alzata parecchio. L’intelligenza artificiale bussa con una certa insistenza alle porte dell’umanità e qualcuno sta pensando di lasciarla entrare anche nella dimensione spirituale. Una sfida non facile, né sul piano religioso né su quello scientifico.
Gabriele Trovato, ingegnere informatico livornese di 42 anni trapiantato in Giappone, ha provato a raccoglierla creando SanTO (dove “To” sta per theomorphic operator), il primo robot prestato alla fede cattolica. Il progetto nasce cinque anni fa in Perù: l’Università Pontificia gli dà fiducia e fondi per sviluppare il primo prototipo. «Ma l’idea mi è venuta in Giappone – spiega Trovato, professore associato all’Innovative global program del Shibaura Institute of technology di Tokyo – mentre approfondivo lo studio del design dei robot, per meglio adattarli alle diverse culture. Da lì alla religione il passo è stato breve. Stavo preparando un volto artificiale che sembrasse il più giapponese possibile, così sono partito da una bambola tradizionale, la Daruma: secondo un’antica credenza se qualcuno le dipinge un occhio lei lo tiene fisso sul suo desiderio, affinché si realizzi. Un robot non solo antropomorfo, insomma, ma dotato anche di un elemento soprannaturale. Ebbene mi sono chiesto: come si potrebbe traslare il concetto sul cristianesimo? Ho risposto progettando un robot fatto a immagine e somiglianza di un santo, che fosse capace di rispondere alle domande sulla fede e di pregare insieme al suo utente. Ho pensato a mia nonna e alla sua abitudine di tenere immagini sacre in casa: devo costruire qualcosa in grado di interagire, mi sono detto, potrebbe fare la felicità di molti fedeli costretti a restare spesso tra quattro mura».
Un santino “4.0” che ha superato il suo battesimo del fuoco in un ospizio di Siegen, vicino a Colonia, pregando in tedesco assieme agli ospiti della struttura. «Il risultato è stato incoraggiante. Dopo 5 anni continuano a chiedere: quando lo riportate?» racconta Trovato. Difficile rispondere, anche perché per ora di “cyber-santi” ne esistono solo due. Uno, più piccolo, è nelle mani del suo creatore. L’altro è collocato nel Museo della scienza di Varsavia: parla polacco e si ispira non solo a papa Wojtyla ma anche ad altre figure care ai credenti locali.
Ma come funziona il robot religioso? «Per attivarlo basta sfiorargli la mano – spiega l’ingegnere – poi registra la domanda dell’utente e quindi cerca nel database le parole più adatte per rispondere. Non è ChatGpt (l’innovativo programma di conversazione uomo-AI, ndr), ma se gli si chiede di Dio troverà comunque un passo della Bibbia pertinente. Può recitare il Rosario e le altre preghiere insieme a chi lo utilizza, correggendo gli errori per aiutare a memorizzarle. E può anche crearne di nuove attingendo dalle Scritture. In più, racconta la storia del santo del giorno». Ma è solo l’inizio. Presto il SanTO sarà affiancato da CelesTE (TE sta per theomorphic device). «Rappresenta il passo successivo – dice Trovato -. Ce ne sono 15 esemplari in fase di realizzazione nell’ambito di un progetto di ricerca europeo e giapponese che si propone di sviluppare alcuni tipi di “coach” elettronici per anziani e persone sole. Saranno tenuti in casa da volontari over 70 per sei mesi. CelesTE ha le sembianze di un angelo posato in cima a una colonna: le ali cambiano colore a seconda del tema trattato e nasconde un sensore di distanza nella croce. Inizia lodando il Signore e anche lui risponde a domande sul tema della fede». I teologi tedeschi lo hanno messo alla prova durante un incontro a Bochum. Gli hanno chiesto come comportarsi di fronte a un parente malato, oppure gli hanno chiesto consigli sul matrimonio. L’angelo artificiale è programmato per non cadere nei tranelli, ma anche e soprattutto per non cedere alla tentazione di sostituirsi al sacerdote. «In questi casi CelesTE risponde che non si deve chiedere a lui se andare a trovare la vecchia zia in fin di vita o se è venuto il momento di sposare la fidanzata. Però, pescando tra e Scritture, dirà qualcosa sulla malattia e sul matrimonio. Allo stesso modo dirà no alla richiesta di confessione, invitando a rivolgersi a un prete».
Insomma, si può star tranquilli. SanTO e CelesTE non ambiscono a ricoprire improvvidi ruoli di divinità on demand. Sono supporti e non certo oracoli: l’onniscienza non figura nel libretto di istruzioni. «Si tratta semplicemente di nuovi strumenti, utili per affiancare chi prega – sottolinea il loro artefice – Così come la tv consente di seguire la Messa a distanza. Utilizzandoli, accedi a contenuti che altrimenti faresti fatica a trovare, dovendoli cercare in chissà quale libro sacro».
Precisazioni che tuttavia, per ora, non sembrano superare la (comprensibile) cautela della Chiesa. «Ho avuto diversi incontri con personalità ecclesiastiche importanti, ma per il momento ho ottenuto solo dei “vedremo”. Spero di avere presto una maggior considerazione. Sono credente e questo ha avuto la sua importanza nella messa a punto del progetto».
Visionario sì, ma con lo sguardo ben saldo sulle radici cattoliche. E sui santini della nonna.
Fonte: Marco BIROLINI | Avvenire.it