La notizia è di questi giorni, anche se il tema è antico. Parliamo di abilitazione dei docenti che svolgono il loro servizio presso le scuole paritarie. Da anni se ne parla, da anni il problema è stato sollevato e posto all’attenzione dei vari Governi che si sono succeduti e del Parlamento. Cerco di sintetizzare la quaestio: uno dei requisiti per il mantenimento della parità scolastica, secondo il dettame della legge 62/2000, è proprio quello di avere in forza personale docente in possesso del titolo di abilitazione per la classe di concorso nella quale insegna. Conseguentemente il contratto AGIDAE, ossia il contratto di cui si avvalgono la quasi totalità delle scuole paritarie cattoliche afferenti alle Congregazioni, prevede la trasformazione del contratto di lavoro del personale docente a tempo indeterminato solo in caso di possesso di abilitazione.
In mancanza di esso, al termine di tutte le possibilità di proroga del contratto a tempo determinato, il docente doveva essere sostituito. Il tutto, come è logico e prevedibile, con grave danno per la dignità del docente che, ad esempio, in una condizione di eterna precarietà lavorativa, non poteva neanche accendere un mutuo per la mancanza di un contratto di lavoro stabile, per la dignità degli studenti ai quali era negata la continuità didattica, per la dignità dei Gestori che erano succubi di una situazione all’interno della quale non si vedevano alternative all’ingiustizia. A onor del vero, per dirla tutta, alcuni Gestori, nel pieno esercizio della potestà delle loro funzioni, avevano stabilito, a determinate condizioni, che il rapporto di lavoro fosse comunque trasformato a tempo indeterminato, non volendo essere correi di una iniquità non dipendente, peraltro, dalla loro volontà.
Ora, invece, e ne siamo entusiasti, su questo come su altri fronti, l’aria è cambiata. I docenti in forza alle scuole paritarie, con almeno 36 mesi di servizio, anche senza essere continuativi, nei cinque anni precedenti, potranno ottenere l’abilitazione tramite il conseguimento di 30 crediti formativi universitari. Questo provvedimento farà sì che i docenti delle paritarie non dovranno più partecipare ai concorsi previsti per il personale della scuola statale, cosa che fino ad oggi ha sempre determinato l’esodo, a malincuore, verso le scuole statali. Il docente, infatti, non sempre può scegliere di rimanere nella scuola paritaria, accontentandosi di uno stipendio inferiore, nonostante la parità dei titoli. Ripeto, pertanto, a malincuore, la maggior parte dei docenti decideva di abbandonare un ambiente di lavoro conosciuto, all’interno del quale si erano consolidati rapporti di stima professionale e di amicizia, per andare verso una realtà sconosciuta dove, molto spesso, non sempre, per fortuna, ma molto spesso l’aumento dello stipendio era garantito ma non altrettanto si poteva dire per la serenità del lavoro.
La possibilità che i docenti in servizio presso le scuole paritarie hanno ottenuto di poter conseguire l’abilitazione segna realmente un passo epocale per la scuola pubblica italiana tutta, statale e paritaria. Abilitazione significa contratto a tempo indeterminato per i docenti, significa dignità, significa continuità didattica, significa stabilità. Significati, ad oggi, per nulla scontati. Il fronte delle abilitazioni è uno fra i più caldi di sempre. Sono, pertanto, grata al Governo e al Parlamento per la soluzione che è stata individuata e che sarà attuata. Soprattutto, sono davvero entusiasta per la premessa giuridica del provvedimento: la scuola paritaria fa parte del sistema nazionale dell’istruzione, così come è previsto dalla legge 62/2000 che, infatti, viene direttamente richiamata. Su questa linea occorre insistere e non demordere. L’obiettivo cardine rimane sempre lo stesso: garantire, anche ai genitori italiani, la libertà di scelta educativa. Pertanto, mentre sono davvero grata al Governo, nella persona del Ministro, prof. Giuseppe Valditara, per il provvedimento appena attuato, auspico che la legge di Bilancio preveda lo stanziamento dei fondi da assegnare alle famiglie che hanno scelto per i loro figli una scuola pubblica paritaria.
L’importante risultato ottenuto non può nascondere quello ancora da ottenere, non può essere un palliativo. Si tratta di difendere un diritto e di garantire un aiuto a beneficio di tante famiglie, anche le più economicamente svantaggiate. A monte, si tratta di garantire un diritto previsto dalla Costituzione che, in fin dei conti, è il documento sul quale si basa la nostra democrazia. E non possiamo più accettare che ci siano diritti non ancora garantiti: ricordiamo che la Costituzione non è il menù di un ristorante all’interno del quale si può scegliere cosa consumare e cosa no. Il paragone non sembri irrispettoso. La situazione, sul fronte istruzione, è questa. Sono, dunque, davvero grata per il coraggio dimostrato dal Ministro, dal Governo e dal Parlamento in merito al tema delle abilitazioni: è un coraggio per nulla scontato e che onora chi lo ha avuto. Dall’altra, chiedo di andare avanti e di compiere, finalmente, la riforma tanto attesa dalla scuola italiana: attraverso la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa, liberare la scuola tutta dai diversi poteri più o meno occulti che la dominano. Solo così la scuola statale sarà realmente autonoma, la scuola paritaria sarà realmente libera. Finalmente!
Fonte: Anna Monia ALFIERI | IlTimone.org