Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Andrea Migliavacca, 55 anni, racconta il suo legame con l’evento: dal primo raduno nel 1985 a quello di Lisbona. «I ragazzi? In ricerca e carichi di umanità»

La Gmg è una sorta di tappa “costante” nella vita di Andrea Migliavacca. Una pietra miliare incrociata da adolescente, da diacono, da prete. E adesso da vescovo. «Il mio rapporto con la Giornata mondiale inizia nel 1985 quando Giovanni Paolo II convocò i giovani a Roma. Ero alle superiori e sono andato con gli amici dell’oratorio. Ricordo ancora l’incontro in piazza San Pietro e l’ospitalità nelle parrocchie della Capitale», racconta il pastore di 55 anni che dallo scorso autunno guida la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Sta accompagnando più di trecento giovani con cui ha viaggiato in bus dalla Toscana, fermandosi a Lourdes prima di arrivare in Portogallo. «Per me questa Gmg è un’opportunità – spiega Migliavacca -. Avendo cominciato da poco il mio ministero episcopale in diocesi, la considero un momento propizio per conoscere i ragazzi e iniziare a camminare insieme con loro».

 

Il vescovo Andrea Migliavacca con i giovani della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che partecipano alla Gmg di Lisbona

Il vescovo Andrea Migliavacca con i giovani della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che partecipano alla Gmg di Lisbona – Facebook

Eccellenza, torniamo alle sue Gmg da giovane.

A Czestochowa, nel 1991, ero diacono e sono andato con una delegazione della mia diocesi d’origine, Pavia, al volante di alcuni pulmini. Una partecipazione che definirei artigianale rispetto a quelle successive.

Poi è diventato prete.

Quando si è svolta la Gmg di Roma, durante il Giubileo del 2000, ero già incaricato diocesano di pastorale. Abbiamo allestito l’accoglienza degli ospiti stranieri in diocesi con una bellissima partecipazione di giovani volontari; poi il pellegrinaggio a Roma che resta ben scolpito nella mente.

Dal 2015 è vescovo. Come cambia la prospettiva?

Diciamo che c’è un po’ meno di prossimità ai ragazzi. Hai i momenti ufficiali e gli appuntamenti fra i vescovi che richiedono i loro tempi. Però ci sono le catechesi che un vescovo tiene: le ritengo un’occasione di dialogo e di arricchimento. Del resto nella Gmg non soltanto si parla ai giovani ma si deve ascoltarli. E il Papa che chiama i ragazzi e li incontra viene visto come un testimone di vita che tocca il cuore.

 

Il vescovo Andrea Migliavacca con i giovani della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che partecipano alla Gmg di Lisbona

Il vescovo Andrea Migliavacca con i giovani della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che partecipano alla Gmg di Lisbona – Facebook

Come descrive i giovani di oggi?

Li reputo la parte sana della società perché genuini. Sono in ricerca e aperti. E sono carichi di umanità. A metà luglio ad Arezzo un ragazzo di 16 anni ha soccorso un uomo colpito da infarto: è andato a prendere il defibrillatore e così gli ha salvato la vita. Un caso singolo? Dire più che altro lo specchio di una generazione che sa cosa sono i valori autentici.

Come accorciare le distanze fra i giovani e la Chiesa?

Standoci insieme e dando loro spazio. Compito che spetta prima di tutto a preti ed educatori. Per essere testimoni del Vangelo dobbiamo fare esperienze di condivisione.

Lo insegna la Gmg.

Per i giovani è anzitutto un volano di fraternità universale. A volte si vive l’amicizia in modo ristretto, all’interno del proprio gruppo; invece la Giornata mondiale regala la possibilità di abbracciare giovani dei diversi continenti, di stringere rapporti, di allargare gli orizzonti e di sperimentare che esiste un comune denominatore capace di unire al di là delle appartenenze geografiche e culturali. E poi penso che la Gmg sia una chiamata, potrei dire un’avventura vocazionale. Qui si fa un’esperienza forte di Chiesa che più difficilmente si vive nel quotidiano. Una dimensione comune a tutte le Giornate che si sono succedute.

Fonte: Giacomo Gambassi | Avvenire.it