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L’uomo “colpevole” di distruggere il clima e il paradosso cristiano

Il cristianesimo, da tutti considerato pessimista perché afferma l’esistenza del “peccato originale” che alberga in ogni uomo e in ogni donna, finisce con l’essere l’unica presenza che dà speranza a tutti

Caro direttore, stiamo assistendo ad uno strano (ma non troppo) paradosso, che incide sul clima culturale nel quale stiamo vivendo in questo drammatico periodo. E il paradosso è questo: il cristianesimo, da tutti considerato pessimista perché inizia la sua avventura umana partendo dall’affermazione del “peccato originale” che alberga in ogni uomo e in ogni donna (proprio in tutti e in tutte), finisce con l’essere l’unica presenza che dà speranza a tutti; il razionalismo illuminista, nato ottimisticamente per affermare orgogliosamente la grandezza dell’uomo in quanto capace di creare un mondo nuovo lontano da ogni bigottismo, finisce con il condannare irrimediabilmente questo stesso uomo, in
 quanto “colpevole” (lo scrive persino il Corriere della Sera) di ogni male che sta affliggendo il mondo intero.

Questo razionalismo è diventato spietato, proprio senza alcuna pietà verso gli inevitabili errori di ogni uomo e di ogni donna: arriva a distruggere tutto. Abbatte i monumenti di tutti coloro che non hanno avuto la ventura di condividere gli orientamenti del razionalista di turno; imbratta ogni cosa bella, perché, comunque, è stata fatta da uomini brutti e cattivi; vuole mandare in galera tutti coloro che partecipano, in qualche modo, alla rovina di Santa Madre Terra; preferisce la vita di un orso a quella di un qualsiasi essere umano. Insomma, i pronipoti di coloro che condannavano la Chiesa perché era troppo pessimista e bigotta ora sono diventati superpessimisti e, soprattutto, superbigotti. Anzi, finiscono con l’odiare senza possibilità di ripensamenti tutto il genere umano, di cui pure fanno parte.

La comunità cristiana, che inizia ogni suo gesto liturgico con la confessione del “peccato” (parola diventata impronunciabile) di ognuno, invece, proclama contemporaneamente il possibile destino buono per ogni creatura umana. Proclama che l’uomo è destinato, per natura, a cadere, ma ha anche la possibilità di essere aiutato a rialzarsi ogni volta, a correggersi, a riprendere il cammino virtuoso, a cambiare rotta. Il cristianesimo proclama, scandalosamente, che il cambiamento dell’uomo è
 possibile, perché una realtà più forte e intelligente di lui è entrata per sempre nel mondo, al solo scopo di non lasciare l’uomo solo nel suo errore. In altre parole, una voce apparentemente “pessimista” infonde ogni giorno nuova energia positiva alla evidente debolezza di ogni uomo e di ogni donna.

Questo è il paradosso: chi nega l’esistenza del peccato originale sta diventando il vero nemico dell’uomo; chi afferma per dogma l’esistenza drammatica di questa originale “caduta” ama infinitamente l’uomo e lo spinge sempre più “in altum”, verso mete incredibili. I pronipoti dell’ottimismo illuminista producono mostri da eliminare; la compagnia “peccatrice” dei cristiani produce “Santi”.

Ma come può accadere tutto ciò? Parlando in questi giorni con un caro amico, Carlo, ci siamo detti che il paradosso cristiano è positivo perché solo il cristianesimo ammette, anzi proclama, che la redenzione è possibile, che l’uomo può essere tirato fuori dal baratro in cui si troverebbe se fosse stato lasciato solo. I razionalisti di turno, invece, pensano che il miracolo del cambiamento non sia possibile e si rassegnano ad affidarsi a un meschino “moralismo” che, guarda caso, salva solo una piccola élite, sempre più ristretta, che è poi quella che dovrebbe governare tutti gli irredimibili uomini, ridotti a semplici schiavi. A ben guardare, sotto questo profilo, la vittoria del paradosso
 cristiano sarebbe anche l’unica vera garanzia per la permanenza della democrazia nelle nostre società. Il triste pessimismo vetero illuminista, infatti, ha un vero e tacito ideale: quello della dittatura dell’élite, costituita, naturalmente, da quei pochi senza peccato originale. Mi pare che questa sia una tragica eresia sempre più presente e sempre più pericolosa.

Fonte: Peppino ZOLA | Tempi.it

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