La Commissione europea sembra aver capito che mandare in pensione il motore endotermico nel 2035 è una pessima idea e sta cercando un compromesso sugli e-fuel
L’Unione Europea si sta rendendo conto che le auto elettriche non sono la panacea di tutti i mali ambientali e che mettere al bando la vendita di veicoli nuovi a motori endotermico nel 2035, regalando alla Cina un intero mercato in cui l’Ue è leader, non è in fondo un’idea così geniale. Per questo sta cercando un compromesso che salvi la faccia green della direttiva e l’industria dell’automotive.
Il compromesso sugli e-fuel
In base ai regolamenti adottati a inizio anno, dal 2035 potranno essere vendute solo auto a combustione interna che utilizzano carburante al 100% neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2 (i cosiddetti e-fuel). La concessione era stata fatta dopo la protesta di molti paesi, tra cui l’Italia, capeggiata dalla Germania.
Secondo quanto riportato da Euractiv, i responsabili del mercato interno della Commissione europea si stanno scontrando con quelli che portano avanti il piano ambientale alla ricerca di un compromesso e tutto ruota attorno alla definizione di “carburante neutrale dal punto di vista della CO2”.
Il trucco sulle auto elettriche “green”
I primi hanno proposto di indicare i carburanti “neutrali” come quelli “rinnovabili di origine biologica”, che secondo la Direttiva sulle energie rinnovabili comportano un taglio della CO2 emessa del 70% rispetto ai carburanti tradizionali. I secondi insistono invece che il risparmio dovrebbe essere del 100% come inizialmente previsto e dovrebbe includere anche tutto il processo a monte per la produzione dei carburanti, compreso il trasporto e i componenti utilizzati nel processo produttivo.
Gli esperti del settore ritengono però che quest’ultima posizione sia assurda e soprattutto che pretenda dagli e-fuel ciò che non chiede alle auto elettriche, considerate green al 100% perché vengono calcolate soltanto le emissioni allo scarico e non quelle prodotte nell’intero ciclo di vita del veicolo.
Non si può regalare l’automotive alla Cina
La diatriba non è stata ancora risolta, anche se i membri dell’Alleanza e-fuel, tra cui l’Eni, spingono perché la Commissione europea faccia professione di realismo. Un gruppo di lavoro sul tema con i rappresentanti di tutti i ventisette Stati europei potrebbe tenersi a ottobre.
Gli ambientalisti duri e puri hanno ragione a protestare, gridando al greenwashing e denunciando un trucco che potrebbe far rientrare dalla finestra il motore endotermico così stupidamente cacciato dalla porta. Ma devono anche considerare gli enormi danni che la direttiva sulle auto elettriche provoca all’industria europea, all’indotto, al mercato del lavoro e soprattutto ai rischi di regalare il settore dell’automotive alla Cina: il paese più avanzato al mondo nella produzione di auto elettriche e soprattutto il paese più inquinante al mondo.
Fonte: Leone GROTTI | Tempi.it