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«Ho scritto un libro sulla scuola, perché da essa dipende il futuro»

Andare a scuola e uscire imparati, Ed. Il Timone, 2023, vuole essere un testo agile, rivolto a studenti, genitori, docenti, ma anche a tutte le persone che sono interessate al bene della società, di oggi e di domani. Parlare di scuola significa, infatti, pensare al domani della nostra umanità. Ciò che mi ha spinto a raccogliere, in un unico testo, le mie riflessioni che, negli anni, ho maturato, è stato il solo desiderio di offrire qualche suggerimento ai miei venticinque lettori, così che questo volumetto diventi occasione dalla quale possa scaturire una ulteriore riflessione condivisa sul mondo della scuola. Le pagine parlano di scuola e parlano della società, in un reciproco scambio e in una continua interazione.

Ho volutamente alternato temi più strettamente riguardanti la scuola italiana con altri di analisi di alcune caratteristiche della nostra epoca. Scuola e società, istituzione e contesto sono due facce della stessa medaglia e, in quanto tali, vanno analizzate, a respiro alternato, nel loro rapporto e nel loro mutuo scambio. Da anni impegnata nello sforzo del riconoscimento della libertà educativa dei genitori e di insegnamento dei docenti, non posso non desiderare che anche questo semplice volumetto contribuisca a che la scuola del futuro sia pienamente pubblica statale e pubblica paritaria. L’introduzione della quota capitaria sulla base del costo standard per alunno (già oggi definito dal Ministero) consentirà un atto di giustizia fondamentale e imprescindibile: i genitori saranno liberi di scegliere la scuola per i figli, i docenti quella presso la quale insegnare.

Abituata a esprimere ciò che penso, perché così formata dalla mia famiglia, dalla mia scuola, dalla mia Congregazione, ho raccolto le mie considerazioni perché desidero che la scuola educhi i giovani al vero senso della libertà che non è mai separata dal senso della responsabilità. Desidero che chi vive nella scuola sia in grado di cogliere i fermenti e i fenomeni della società, indirizzando gli studenti a cogliere la positività dei fermenti buoni ma anche la pericolosità di quelli cattivi, agendo di conseguenza nei confronti degli uni e degli altri. Una scuola così non è poi così irrealizzabile. Serve solo che i buoni uniscano gli sforzi, andando oltre ogni divisione politica o ideologica.

Occorre un rinnovamento spirituale, nel senso più lato del termine, a questa nostra società e tale rinnovamento passa giocoforza dalla scuola, in una unione di cielo e di terra, di finito e infinito.

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