«A 5 anni mi dice, così, a bruciapelo: “Mamma, ma tu sei felice?”. A voce rispondo sì. Ma dentro di me, quella domanda risuona: non è vero, non sempre. Non ho realizzato i miei sogni…»
Ieri mio figlio di 5 anni mi ha chiesto, così, a bruciapelo: “Mamma, ma tu sei felice?”. Ho risposto subito sì. Ma dentro di me, quella domanda continua a risuonare. Perché non è vero che io sono felice. O meglio, non riesco ad esserlo sempre. Spesso mi sento stanca e inadeguata.
A volte, le discussioni con mio marito mi lasciano un senso di disagio e svuotamento. Non sono riuscita a realizzare tutti i miei sogni professionali. E mi chiedo se questo significa essere infelici oppure fa parte della vita reale. In effetti, che cosa è la felicità?
Cara Pia, la felicità non è essere sempre sorridenti, vivere sempre al “top”. Questa è una visione della felicità oggi molto diffusa. Lo stile di vita imperante è quello in cui al centro del mondo deve esserci il nostro “Io” e l’autorealizzazione, declinata come successo personale sul piano economico e professionale e vista – da molti – come il vero e unico obiettivo del nostro esistere, quello verso cui tendere.
Robert Waldinger e Marc Schulz, ricercatori di Harvard, hanno diffuso i risultati di uno studio longitudinale, cominciato nel 1938, al quale hanno partecipato duemila persone appartenenti a tre diverse generazioni. Usando rilevazioni elettroencefalografiche, analisi di parametri clinici e abitudini di vita, stili relazionali e famigliari, hanno dimostrato che ciò che ci rende felici è essere al centro di relazioni umane, vivere una vita ricca in senso di legami.
Il segreto per vivere una vita felice è rappresentato dalle persone che amiamo, dalla cura, dal tempo e dalle energie che dedichiamo a chi ci vive accanto (e da ciò che chi ci vive accanto fa con e per noi).
È tutto raccontato nel libro Lezioni sulla felicità (Mondadori) che mette profondamente in crisi il modello consumistico di felicità, basato sulla nostra capacità di guadagno e di soddisfazione dei bisogni personali. Come spiegano bene gli autori, sono le relazioni a proteggerci dalle difficoltà, a permetterci di superare i momenti più bui, a dare senso e prospettiva alle nostre giornate. Ma le relazioni sono anche molto impegnative. Spostano costantemente il nostro baricentro dall’Io al Noi.
Essere felici vuol dire allora sperimentare anche la fatica e la stanchezza di dover essere non solo per e con sé stessi, ma anche per e con gli altri. Non si sorride sempre, all’interno delle relazioni. A volte si soffre, si piange, non si dorme di notte. Ma nel medio e lungo termine sono i legami per cui abbiamo gioito e sofferto a dare senso profondo al nostro esistere.
Fonte: Antonio PELLAI | FamigliaCristiana.it