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Il marito della prof di Prato incinta dell’alunno: «Lo crescerò come fosse mio…»

Dopo la condanna definitiva in Cassazione della ex prof, la donna è in carcere. Il marito si prenderà cura di entrambi i bambini.

«Nonostante nessuno lo sappia, anche io, in passato, avevo sbagliato. Dopo la tormenta molti pensavano che avrei lasciato mia moglie, ma il nostro rapporto, invece, si è rafforzato». È una notte senza sonno quella passata dal marito della donna pratese condannata per aver avuto rapporti sessuali – e un bambino – da un quattordicenne a cui dava lezioni private di inglese. La prima notte senza di lei, che da ieri è in carcere a Firenze per scontare la pena (la Cassazione ha rigettato tre giorni fa l’ultimo ricorso).

La donna ha 36 anni, lui 35. Dovrà badare da solo a due bambini, il quindicenne di cui è padre biologico e il bambino di 5 anni  di cui ha rivendicato la paternità. «Ma per me non esiste differenza, sono i miei figli», precisa immediatamente.

Come si sente adesso che è arrivato il carcere per sua moglie?

«Onestamente la nottata passata è stata tosta, era la prima senza di lei. Pensavamo di esserci preparati, ma viverlo è diverso. Ieri il piccolo è rimasto con me, ma il grande è voluto stare dai nonni: ha voluto tenersi impegnato in qualche modo con la mente».

Immaginiamo che per lui la situazione sia piuttosto complicata, come le sembra stia vivendo questi giorni?

«Lui è parecchio chiuso, difficile tirargli fuori quel che pensa davvero. Mi piace pensare che sia un po’ come me me e per questo di conoscere le sue reazioni riservate. Aveva cominciato un percorso dallo psicologo ma ultimamente è difficile trascinarlo lì… è un adolescente».

Ha 15 anni, le voci corrono: ha mai paura che lo prendano in giro?

«Quando è partita questa cosa aveva 11 anni, faceva le medie, eravamo terrorizzati, abbiamo fatto di tutto, anche con presidi e professori, per proteggerlo. E devo dire che ha avuto la fortuna di frequentare persone intelligenti. Ora fa le superiori, non so che dire, spero che questo pericolo cali con il tempo che passa».

Il padre biologico del più piccolo dei suoi figli è mai più venuto a far visita al bambino?

«No  mai, sinceramente dal giudizio della corte d’Appello non abbiamo avuto contatti. Ma l’altro ieri sera erano davanti a casa alcuni dei suoi famigliari…»

Perché?

«Era il giorno della condanna definitiva. Dall’altra parte della strada c’era il padre del ragazzo: voleva vedere mia moglie andare in carcere».

Da cosa lo evince?

«In base all’esperienza dei giudizi di primo e secondo grado: ogni volta in quelle sere arrivava davanti a casa qualcuno per vedere se la portavano via».

Vi sentite soli?

«No. Oltre alla nostra famiglia c’è una cerchia di persone vicine che ci sostiene».

Anche suo figlio più piccolo sta seguendo un percorso psicologico?

«Con lui si è fatto un corso di preparazione, ci siamo affidati ad uno specialista. Speriamo possa dargli una base forte per capire, in futuro».

Cosa vi siete detti con sua moglie, prima che entrasse in carcere?

«Tante cose ce le siamo detti la notte prima, lì per lì ci siamo salutati con un arrivederci (si commuove, ndr). Ho già chiamato ieri per fissare per un colloquio con lei, ma non era ancora registrata. Riproverò oggi».

Molti pensavano che dopo lo scandalo vi sareste lasciati. Invece sembrate molto legati.

«Non mi piace passare per quello che non ha colpe, in passato avevo commesso errori anche io. Abbiamo parlato dopo lo scandalo, come si fa fra persone civili. Tutto si può salvare se si analizza. Stiamo insieme sin da giovani, ne abbiamo passate tante».

Fonte: Giorgio Bernardini | Corriere.it

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