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Caso Claps. Cara Mamma Filomena, ti amiamo. Ma da Potenza arrivi una carezza di pace

Mamma Filomena, noi ti amiamo. Ti amano gli italiani, credenti e non credenti, i preti, tra cui chi scrive, i tuoi concittadini. Ti ama la chiesa di Dio che è in Potenza. Abbiamo seguito con indicibile ansia e sofferenza il tuo calvario. La tragedia che, come un uragano, si è abbattuta su di te e sulla tua famiglia, ha coinvolto la chiesa italiana e tutti coloro che ancora sanno commuoversi e piangere. Questi giorni appena trascorsi sono stati – ancora una volta – per me e i miei cari, intrisi di dolore e di rabbia. Il cancro maledetto – che in Terra dei Fuochi colpisce più che altrove – sta sterminando tra le altre anche la mia famiglia. Giovedì ci ha lasciato mio nipote, dopo aver accompagnato al cimitero, solo un anno fa, la sua adorata mamma. Puoi immaginare con quale spirito e con quanta attenzione vado leggendo gli ultimi sviluppi sul caso Claps. Soffriamo tutti, credimi.

Che cosa sia davvero accaduto alla cara Elisa, possiamo saperlo solo attraverso le sentenze. Ma si tratta pur sempre di verità processuali. Le offese gridate durante la manifestazione degli ultimi giorni non hanno fatto onore alla memoria della cara Elisa e nemmeno al tuo dolore. Non possiamo permettere che l’amore per Elisa venga sporcata dall’odio dei facinorosi. Noi abbiamo potuto solo pregare. Il vescovo di Potenza afferma delle cose che Gildo, tuo figlio, smentisce. A me – povero prete, amante della giustizia e della verità – viene difficile credere che il pastore della tua città stia dicendo il falso. A maggior ragione mai mi permetterei di immaginare che il falso lo stia dicendo Gildo. Troppo grande è lo strazio per la perdita di sua sorella per abbassarsi a tali meschinerie. Che succede allora, a Potenza, dopo tanti anni?

Leggendo le varie dichiarazioni, sono giunto alla conclusione che tra la tua famiglia e la curia di Potenza ci siano stati – e si rischia di perpetuare – seri problemi comunicazione. Non penso di sbagliare – ho seguito il caso, ripeto, con attenzione e dolore – non penso di sbagliare, dicevo, nel credere che la riconciliazione sia non solo necessaria ma possibile. Senza nulla sacrificare alla sete di verità. Occorre, però, come sempre in questi casi, mettere da parte eventuali e coscienziosi mediatori e avere il coraggio di guardarsi negli occhi, sforzandosi di credere che l’altro sia in buona fede come lo siamo noi. Faccio un solo esempio. Il vescovo ha fatto riferimento a un risarcimento economico richiesto dalla tua famiglia. Parlare dei soldi è sempre increscioso. Gildo, offeso e risentito, ha risposto che si trattò solo di una sorta provocazione. Ora, permettimi, mamma Filomena, noi poveri esseri umani possiamo giudicare – e non sempre ci riusciamo – le parole dette, i fatti acclarati, ma non le vere intenzioni. Queste, grazie a Dio, le può conoscere solo colui che le alberga nel cuore. Deduco, quindi, che entrambi hanno ragione: il vescovo ad affermare che la richiesta fu fatta, Gildo a dire che si trattò di una provocazione.

Fermiamoci. Elisa deve riposare in pace. E tu, mamma cara, hai il diritto, dopo tanti anni di pugnalate al cuore, di piangere le tue lacrime abbracciata e sostenuta dalla tua chiesa. lo non temo la verità. E come me credo che non la temano il vescovo e il clero di Potenza. Credimi, però, se ti dico che mi sento come dilaniato tra due amori, quello alla mia chiesa e a te e alla tua famiglia. L’assassino di Elisa è in carcere. Vi furono complici? La verità va accertata, fino in fondo. Per farlo occorre spogliarsi di ogni pregiudizio e non permettere a chi, per motivi ideologici o altro, soffia sul fuoco dell’incomprensione.

In questi giorni la nostra attenzione, la nostra preghiera, le nostre angosce sono quasi tutte rivolte verso la “Terra Santa” e l’Ucraina. Guerre disumane. Uomini che hanno perduto il ben dell’intelletto. Bambini gettati al macello. Strage di persone innocenti. Abbiamo il cuore a pezzi, mamma Filomena. Come sarebbe bello, se in mezzo a tanta illogica, stupida, disumana ferocia potessimo godere la gioia di una carezza che ci viene da Potenza. Mamma Filomena, Gildo e il vescovo della diocesi che si incontrano, si parlano, si abbracciano. La contesa che rientra. Nulla togliendo alla ricerca della verità, ma facendoci modelli di cristiani che amano e lottano per la pace.

Ti prometto, mamma Filomena, che con la mia parrocchia verremo in pellegrinaggio sulla tomba di Elisa a deporre un mazzo di rose bianche. E passeremo ad abbracciare te.

Fonte: Maurizio Patriciello | Avvenire.it

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