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Ondata di polmonite tra i bambini: la Cina spaventa (di nuovo) il mondo

Gli ospedali del nord-est del Paese sono travolti dall’aumento dei casi di malattie respiratorie tra i più piccoli, debilitati dai passati lockdown. Per Pechino la causa è un batterio noto e l’Oms conferma. Ma restano dei dubbi

Gli ospedali di Pechino, e di tutto il nord-est della Cina, sono al collasso a causa di un’ondata di polmonite e malattie respiratorie che ha colpito soprattutto i bambini. Immagini e video di reparti strapieni, con sale d’aspetto prese d’assalto da genitori allarmati con i loro figli tra le braccia, rigorosamente muniti di mascherina, costretti ad accomodarsi nei corridoi o a sedersi sulle scale, riempiono i social media cinesi da giorni. Su sollecitazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il governo comunista cinese ha sottolineato che non c’è niente di cui preoccuparsi perché a causare l’ultima emergenza sanitaria non sarebbe un virus sconosciuto, ma un batterio noto. Ma la preoccupazione rimane, dal momento che Pechino ha già coperto due epidemie nelle sue fasi iniziali negli ultimi vent’anni: la Sars e appunto il Covid-19.

«Settemila casi al giorno: siamo al collasso»

L’Ospedale pediatrico di Pechino ha dichiarato ai media statali cinesi di ricevere in media 7.000 pazienti al giorno, «molto oltre la nostra capacità di cura». Il più grande ospedale pediatrico di Tianjin ha toccato punte di 13 mila pazienti al giorno. All’Ospedale dell’amicizia di Pechino servono circa 24 ore di attesa per essere visitati da un pediatra, in altri “soltanto” 13 ore.

La causa principale dell’ondata di ricoveri in Cina, che ora si sta estendendo anche alle città meridionali del paese, sarebbe un batterio noto come Mycoplasma pneumoniae, che provoca infezioni del tratto respiratorio, soprattutto nei bambini. Il batterio, resistente ad alcuni tipi di antibiotico, non è mai stato considerato un pericolo dal momento che ha un basso tasso di mortalità.

Ora la Cina dà la colpa al lockdown

Nonostante i sintomi della polmonite provocata da questo batterio siano solitamente lievi, in Cina si sta verificando uno scenario molto diverso, con infezioni anche gravi che hanno gettato nel panico le famiglie.

La ragione per cui i bambini si stanno ammalando a ritmi sconosciuti in precedenza, secondo gli esperti cinesi, è la diffusione del batterio durante il primo inverno negli ultimi tre anni senza lockdown per la pandemia di Covid-19. Il Mycoplasma pneumoniae, infatti, avrebbe aggredito soprattutto bambini con un sistema immunitario insufficientemente sviluppato a causa delle chiusure decise dal governo, che hanno impedito ai più giovani di entrare a contatto con i germi e i batteri più comuni.

L’allarme si estende agli anziani

Pur ribadendo che non c’è niente di cui preoccuparsi, la città di Pechino si sta preparando al peggio, allertando le scuole di tenersi pronte a riesumare le lezioni online per impedire contatti tra i bambini. Molte scuole nella provincia del Guangdong hanno già chiuso per una settimana per precauzione.

Mentre il fantasma delle mascherine e del distanziamento tornano in Cina, si teme anche per gli anziani: secondo il Global Times, l’imminenza delle vacanze per il Capodanno e più avanti per il Capodanno cinese, con la consueta riunione delle famiglie, potrebbero estendere l’ondata di polmoniti dai bambini ai più anziani.

Nonostante per questi ultimi, a causa della lunga esposizione al batterio, il pericolo sia minore, la combinazione tra il Mycoplasma pneumoniae e il Covid-19 potrebbe costituire un serio pericolo a aumentare il tasso di mortalità.

Gli esperti invitano a mantenere la calma

Nonostante l’emergenza in Cina, e malgrado l’aumento dei casi anche in Francia, Vietnam e Olanda (per ora in Italia non c’è «nessun allarme»), gli esperti in tutto il mondo invitano a mantenere la calma. «In base a quello che si sa, non penso che l’aumento di malattie respiratorie dovrebbe provocare una preoccupazione globale», dichiara alla Cnn la dottoressa Leana Wen, che è anche docente alla George Washington University.

«Al momento non sono stati riscontrati nuovi patogeni né sintomi diversi da quelli già conosciuti», continua. «È cruciale ovviamente verificare in modo indipendente queste affermazioni da parte della Cina, ma quello che sta accadendo è simile a quanto accaduto negli Stati Uniti e in molti altri paesi l’anno scorso. È comprensibile un aumento della malattie respiratorie durante il primo inverno dalla fine delle restrizioni» (terminate in Cina nel novembre 2022).

C’è anche però chi fa notare che l’allarme non è ingiustificato. Secondo Foreign Policy, infatti, il Centro per il controllo delle malattie e la prevenzione di Pechino ha riportato che la polmonite causata dal Mycoplasma pneumoniae sta registrando un tasso altissimo di resistenza agli antibiotici macrolidi, i più adeguati per i bambini sotto gli otto anni di età. Un dettaglio «colpevolmente ignorato dall’Oms»

La Cina accusa gli Usa: «Ci avvelenate»

Mentre il mondo concede ancora credito e attenuanti alla Cina, il Partito comunista prosegue con il suo solito copione, “suggerendo” ai giornali locali di parlare il meno possibile dell’ondata di malattie respiratorie (ma i social media sono un fiume in piena) e addossando ad altri le proprie colpe.

Sui social media cinesi, infatti, girano centinaia di video che con parole molto simili accusano gli Stati Uniti «di averci avvelenato di nuovo», portando in Cina batteri che causano infezioni respiratorie. Accuse strampalate, soprattutto se è vero che l’attuale ondata di polmonite è causata da batteri noti e dunque presenti in tutto il mondo.

Il governo comunista farebbe bene invece a incolpare se stesso, dal momento che ha prolungato per oltre un anno, senza ragioni sanitarie, assurde restrizioni per contenere la diffusione del Covid-19 per poi cancellarle di colpo riuscendo così nell’impresa di esasperare la popolazione e aggravare la situazione sanitaria del paese presente e futura.

L’Oms ha perso credibilità

Non si può poi sorvolare sull’atteggiamento dell’Oms, che è ancora diretta dall’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, le cui simpatie per la Cina non sono affatto nascoste. L’Organizzazione mondiale della sanità ha ribadito due volte in pochi giorni che non c’è niente da temere, pur non avendo ancora condotto alcuna indagine indipendente. In sostanza, sta prendendo per buone le informazioni che gli passa Pechino.

L’ultima volta che lo ha fatto era il 14 gennaio 2020 e l’Oms twittava che il Covid-19 «non si diffonde tra esseri umani». Pochi giorni dopo, il 30 gennaio, Tedros in persona affermava che la Cina «sta definendo nuovi standard per la lotta alle epidemie» e l’Oms elogiava «la dedizione delle autorità e la trasparenza dimostrata» da Pechino. L’11 marzo dichiarava ufficialmente iniziata la pandemia.

Questa volta ci si aspetterebbe più serietà e meno piaggeria da parte di Tedros e compagni.

Fonte: Leone Grotti |  Tempi.it

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