La violenza delle transfemministe, un modello per gli uomini, una riflessione sul diavolo di C. S. Lewis, quando la Francia andava d’accordo con Gheddafi e quando smise di andarci.
– Appiccare un incendio è facile, spegnerlo molto meno. Uno degli slogan di questi giorni è stato «bruciate tutto». Alla manifestazione romana contro la violenza sulle donne di sabato scorso c’è stato chi, passando alle vie di fatto, ha assaltato, tentando di darla alle fiamme, la sede di Pro Vita & Famiglia Onlus al grido di «Le sedi di pro vita si chiudono con il fuoco, ma con i pro vita dentro, sennò è troppo poco». Attenzione a sottovalutare determinati fatti. Gli incendi, una volta appiccati, non sono facili da governare e chissà fin dove possono continuare a bruciare.
– A quanti – soprattutto tra i cattolici che a volte sembrano senza argomenti di fronte alle urla del mondo, in questi giorni in cui si parla, spesso a sproposito, di “patriarcato” – volessero dei punti di riferimento per un percorso positivo da cui ripartire, può tornare utile la lettura della lettera apostolica Patris corde dell’otto dicembre 2020, scritta da Papa Francesco in occasione del centocinquantesimo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della chiesa universale. Ci troveranno un modello di uomo, di marito e di padre da seguire e da proporre.
– Il 22 novembre di sessant’anni fa moriva lo scrittore irlandese Clive Staples Lewis, divenuto celebre soprattutto per le opere Le Cronache di Narnia e Le lettere di Berlicche. Proprio a premessa di questo secondo libro, nel 1941, l’autore scriveva una riflessione oggi probabilmente ancora più attuale che allora: «Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago».
– Nel contesto della cosiddetta crisi energetica del 1973, il 24 novembre di cinquant’anni fa il leader libico Muammar Gheddafi e il presidente Francese Georges Pompidou strinsero un accordo in forza del quale la Libia avrebbe fornito petrolio alla Francia ricevendo come contropartita armi e aerei. Fu sempre la Francia, qualche decennio dopo, a decretare la fine della leadership di Gheddafi, forzando per l’intervento militare della NATO in Libia nel marzo del 2011. Operazione militare che finì per determinare una maggiore instabilità in quell’area dell’Africa e nel Mediterraneo, con un danno diretto agli interessi economici ed energetici dell’Italia e con ripercussioni non secondarie sull’incremento dei flussi migratori. La ricorrenza dell’accordo e il ricordo di come finirono i “buoni rapporti” di qualche decennio prima sono dunque occasione per riflettere e comprendere quanto profonde e risalenti nel tempo siano le cause delle attuali “emergenze” che interessano l’Africa, il Mediterraneo, l’Italia e l’Europa.
Fonte: Luca Bucca | AlleanzaCattolica.it